Oreste Zevola è uno di quegli artisti che riesce a farci vivere il presente con nostalgia. Giovedì 13 marzo è stata inaugurata una sua mostra, a dieci anni dalla scomparsa, negli spazi di “Al blu di Prussia” di Napoli, e la partecipazione è stata tale da far risplendere ancora di più il suo mondo sulle pareti. Zevola è un artista unico nel suo genere, figlio di quell’arte generata per intima necessità e non per vetrina o profitto.

Oreste Zevola, ritratto
Nonostante i numerosi presenti e il vociare delle grandi occasioni, non è stato difficile riuscire a percepire la magia delle sue rappresentazioni. Settanta, per l’appunto, tutte tempera su tela, tutte realizzate tra il 2000 ed il 2014, più un lavoro di videoarte, dal titolo Inanimés, realizzato a Parigi nel 2004, con testo di Jan-Marc Dimanche, la voce narrante di Anny Romande e l’animazione di Francis Lachance.

Oreste Zevola, “Il resto di niente”, 2004, tempera su tela, 29 x 23 cm. Ph courtesy Archivio Oreste Zevola
Zevola ha questa enorme capacità di fermare il tempo, risvegliare il nostro bambino interiore, farci vivere ogni singolo (di)segno nella maniera più genuina. Non è difficile riuscire a immaginarlo nei suoi studi situati tra Napoli, Bomarzo e Parigi, a giocare seriamente con l’arte e con quello che significhi: il modo migliore per raccontarsi nel profondo. E poi il vivere in maniera trasversale le emozioni, le contaminazioni e gli incontri con il mondo del cinema e del teatro, che arricchiscono ancora di più un messaggio artistico fatto di collettività, quella che tanto spaventa la contemporaneità egoriferita.

Oreste Zevola, “Il resto di niente”, 2004, tempera su tela, 22,5 x 41 cm. Ph courtesy Archivio Oreste Zevola
Il modus operandi di Oreste è scandito dalla ritualità dei gesti, dai colori non accesi ma netti, che delineano una sottile e invisibile linea di demarcazione tra la realtà e i sogni; un po’ come quando da piccoli ci venivano raccontate le fiabe e quel “c’era una volta” non ci sembrava così lontano dall’immediato. Non c’è distinzione tra l’immaginifico e il reale: il suo mondo è del tutto sospeso, all’interno del quale interagiscono vari universi e identità: favolistiche, filosofiche, umane, vegetali, animali. Tutti partecipano alla narrazione con marcato temperamento, senza però mai sovrastare l’altro. Nelle sue opere c’è poesia ed eleganza, senso dell’equilibrio e sublime fantasia, molto di quello che manca nel disincanto delle nostre sempre più difficili esistenze.

Oreste Zevola, “Anomalien”, 2007, tempera su tela, 23 x 12 cm. Ph courtesy Archivio Oreste Zevola
È triste riconoscere che la sua città natale, scelta fino alla fine tra le tante in cui ha vissuto, abbia dimenticato, nel tempo, l’importanza e lo spessore di questo immenso artista, i cui lavori faticano a trovare una definitiva collocazione fisica ed emotiva. Poter beneficiare dell’arte di Zevola significherebbe nutrire certe brutture, colmare vuoti atavici e provinciali, riuscire ancora a immaginare un mondo migliore.

Oreste Zevola, “Il resto di niente”, 2004, tempera su tela, 16×10 cm. Ph courtesy Archivio Oreste Zevola
Un plauso dunque agli organizzatori di questa mostra celebrativa, che hanno avuto la capacità di ricordarcelo, nella maniera più autentica, attraverso l’incontro di amici, curiosi, artisti, esperti e meno esperti. Sembrava di stare a una festa, affettuosa ed emozionante. La sensazione era quella di avere Oreste tra di noi, magari sorridente, con il suo cane, e la voglia di ritornare presto a casa per disegnare, alla sua maniera, quanto stesse accadendo. A casa, in un certo senso, ci è ritornato: Napoli (forse) capirà quanto abbiamo ancora bisogno di lui.
Rita Alessandra Fusco
Info:
Oreste Zevola
a cura di Maria Savarese
in collaborazione con Archivio Oreste Zevola
13.03.2025 – 09.05.2025
“Al Blu di Prussia”
via Gaetano Filangieri, 42 – Napoli
www.albludiprussia.com

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