Che cos’è il disegno oggi, in un’epoca di saturazione di immagini veloci e immateriali? Come può la rappresentazione grafica preservare la propria autonomia linguistica in un contesto visivo dominato dalla spettacolarizzazione digitale? Questi interrogativi emergono percorrendo le sale di Palazzo Paltroni, sede della Fondazione del Monte di Bologna, dove è in corso la mostra “Wallbook” di Paul Cox (Parigi, 1959), artista autodidatta nato da genitori musicisti di origine belga e olandese. Parallelamente a una pittura sconfinante nel disegno, che costituisce la sua attività principale, si è distinto nella realizzazione di libri per ragazzi e manifesti per teatro e opera, scenografie e installazioni ludiche, campagne pubblicitarie e giochi.

Paul Cox, “Wallbook”, installation view at Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ph. Un Cinquantesimo | Fabio Celot / @fabio.celot, courtesy Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
L’allestimento a Palazzo Paltroni abolisce i confini architettonici delle sale espositive: le pareti spariscono dietro un dipinto continuo in scala ambientale, lungo 75 metri, concepito come giustapposizione di unità modulari di un unico grande apparato visivo. L’abolizione della distinzione tra le singole opere a favore della loro continuità offre al visitatore un’esperienza ulteriore rispetto alla fruizione pittorica tradizionale, proiettandolo in una sorta di caleidoscopica vertigine visiva. Le tele, dipinte per quattro mesi nell’atelier dell’artista in Borgogna, si dispiegano formando un continuum grafico a sviluppo panoramico caratterizzato da una cromia vivace ed essenziale. L’effetto avvolgente di questo dispositivo richiama, in un’accezione più giocosa, le strategie di coinvolgimento ambientale elaborate da artisti come Daniel Buren o Sol LeWitt, pur imboccando un sentiero più narrativo e apertamente figurativo. La cifra stilistica di Cox si articola attraverso un vocabolario visivo ostentatamente elementare: disegni stilizzati, dalle linee semplificate ma incisive, popolano il piano pittorico (qui coincidente per estensione con la parete), organizzandosi su una griglia rettangolare rossa che funge da struttura portante dell’impianto figurativo. Questa impalcatura modulare diventa il terreno di gioco dei prodotti di un immaginario oscillante tra reminiscenze infantili e cifrati rimandi alla storia dell’arte. I personaggi e gli oggetti raffigurati rivelano un attento studio delle proporzioni e dei bilanciamenti cromatici, con una prevalenza di colori saturi e sgargianti tipici della palette dell’artista, che amplifica il carattere ludico dell’insieme.

Paul Cox, “Wallbook”, installation view at Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ph. Un Cinquantesimo | Fabio Celot / @fabio.celot, courtesy Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Le pennellate si intersecano ripetendo in una versione ispessita e ravvicinate la struttura reticolare della griglia di fondo, creando un ulteriore livello geometrico sapientemente contraddetto dal carattere ingenuo delle figure ritratte, che si muovono con leggerezza nello spazio pittorico conferendo un ritmo quasi musicale all’insieme. Ciascuna delle elementari presenze dipinte, perlopiù figure umane, animali domestici e oggetti quotidiani, è circondata da uno specifico alone cromatico che ne costituisce lo sfondo e l’ambientazione, evocativo di ingenui paesaggi rurali o interni domestici. La semplificazione formale operata dall’artista ricorda alcuni esempi di arte popolare, con omaggi ai maestri a lui più cari, come Töpffer, Hokusai, Brueghel e Chardin. Interessante nella grammatica visiva di Cox è l’assenza di volti riconoscibili nei personaggi, elemento che introduce una sottile inquietudine in un universo apparentemente armonico. Questa obliterazione dell’identità conferisce alle figure una dimensione archetipica, trasformandole in silhouette generiche che popolano un mondo di primo acchito perfetto ma intrappolato in sé stesso. L’effetto è quello di un’utopia ambigua tra innocenza e distopia, tra nostalgia per un Eden primordiale e la coazione a ripetere.

Paul Cox, “Wallbook”, installation view at Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ph. Un Cinquantesimo | Fabio Celot / @fabio.celot, courtesy Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
L’immersione generata dalla disposizione delle tele, inoltre, produce la sensazione di trovarsi all’interno di un libro illustrato tridimensionale e di abitarne il disegno. Siamo noi a esserci rimpiccioliti o le illustrazioni della fiaba a ingigantirsi fino a sovrastarci? Per Paul Cox le figure e le narrazioni che popolano la letteratura costituiscono un mondo che esce dai libri e può diventare reale. Questo aspetto performativo rappresenta uno dei punti di forza dell’artista, che rischia proprio per la sua efficacia immediata di sbilanciarsi verso una dimensione in prevalenza scenografica, che appiattisce le possibilità di una riflessione più articolata sullo specifico pittorico. In tale dimensione liminale tra rappresentazione e ambiente, Cox trasforma lo spettatore da osservatore passivo a partecipante attivo della narrazione visiva. “Wallbook” si configura così come un’operazione metacritica che interroga lo statuto dell’immagine contemporanea riaffermando la centralità dell’esperienza corporea nell’atto del vedere. La mostra rappresenta anche un momento di riflessione sulla possibilità di preservare un territorio di autonomia espressiva per il disegno in un’epoca dominata dalla digitalizzazione dell’immagine. La risposta di Cox passa attraverso la rivendicazione della materialità del segno, della sua presenza fisica nello spazio, della sua capacità di generare un’esperienza irriducibile alla fruizione mediata dagli schermi. Il suo dispositivo visivo, nella sua apparente semplicità, riesce a sollevare interrogativi complessi sul futuro della rappresentazione grafica e sulle sue possibilità di resistenza all’omologazione digitale. “Wallbook” diventa così un manifesto poetico sulla persistenza del disegno come linguaggio primario dell’espressione umana, capace di creare mondi alternativi proprio mentre ne mette in discussione i confini.
Info:
Paul Cox. Wallbook
2/04/2025 – 11/05/2025
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Via delle Donzelle, 2 –Bologna
https://fondazionedelmonte.it/

Attore e performer, ama le arti visive in tutte le loro manifestazioni.
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