L’esplorazione delle tensioni latenti nelle relazioni umane, delle sotterranee correnti psicologiche che alimentano i comportamenti sociali in apparenza più ordinari, costituisce uno dei territori più fertili della drammaturgia, che nel teatro dell’assurdo e nella tradizione del grottesco ha trovato la sua espressione più emblematicamente novecentesca. In un’epoca come la nostra, segnata da una crescente medicalizzazione del disagio emotivo e da una paradossale normalizzazione dell’ansia sociale, risulta illuminante riavvicinarsi alle prime manifestazioni artistiche di quella che potremmo definire una moderna anatomia dell’isteria, che nella Russia pre-rivoluzionaria trova nel giovane Anton Čechov uno dei suoi più lucidi e impietosi osservatori. Il maestro tedesco Peter Stein, figura seminale della regia contemporanea che ha profondamente segnato il teatro europeo a partire dagli anni Settanta, ha portato in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna “Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, spettacolo premiato con Le Maschere 2024 per la regia, confermando la sua vocazione a scandagliare con straordinaria sensibilità i capolavori della drammaturgia mondiale.

Sampaoli, Fogacci, Crippa, Stein, Averone, Basile, Scatigno in “Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
La cifra distintiva della regia di Stein emerge nella sua capacità di equilibrare fedeltà filologica e visione contemporanea: la sua impronta autoriale si manifesta anzitutto nella costruzione di un impianto scenico rigoroso, dove ogni gesto e movimento degli attori appare frutto di un lungo processo di elaborazione e ogni scena viene ritmata con precisione quasi musicale. Lo spazio scenico si presenta come un dispositivo al tempo stesso essenziale e duttile: pochi e selezionati elementi d’arredo trasformano il palcoscenico in un ambiente che sembra la materializzazione vivente di una fotografia d’epoca, come se un dagherrotipo si animasse all’improvviso davanti agli occhi degli spettatori, restituendo l’atmosfera di quel mondo in bilico tra tradizione e modernità. A questo effetto contribuiscono in maniera determinante i costumi, curati nei minimi dettagli, che non si limitano a riprodurre l’abbigliamento del periodo ma diventano parte integrante della caratterizzazione psicologica dei personaggi, simboli tangibili della loro condizione sociale e dei loro ruoli.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
Come lo stesso Stein sottolinea nell’introdurre questi scritti giovanili di Čechov, si tratta di opere drammaturgiche nate tra il 1884 e il 1891 dopo che l’autore, deluso dall’insuccesso dei suoi primi drammi, aveva giurato di non scrivere più per il teatro serio, per dedicarsi invece al genere “leggero” del vaudeville. Questa circostanza biografica ci ha regalato una serie di atti unici che, sotto la superficie di una comicità caricaturale e di una stravagante assurdità, nascondono una feroce analisi delle contraddizioni umane, rivelando già in nuce quei temi che troveranno piena maturazione nei grandi capolavori della fase successiva. Ciò che rende immediatamente riconoscibile la direzione di Stein è proprio la sua capacità di lavorare sulla tensione dialettica tra forma e contenuto, tra comicità di superficie e dramma sotterraneo. Emblematica in questo senso è la direzione degli attori, chiamati a un delicato equilibrio interpretativo: da un lato devono incarnare tipologie umane semplificate, con gestualità enfatiche e toni che sfiorano l’esagerazione tipica del vaudeville; dall’altro sono guidati a lasciare trapelare, proprio attraverso questa apparente tipizzazione, la profondità, tutt’altro che comica, del loro vissuto e del loro universo interiore. Più il ruolo richiede di andare “sopra le righe”, più emergono con tagliente evidenza i drammi interiori dei personaggi, in un continuo gioco di maschere (anche sociali) che si incrinano per rivelare la smorfia della sofferenza o l’irrazionalità di un’emozione.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
Ne “L’orso”, primo dei tre atti in scena, Maddalena Crippa offre una convincente interpretazione della vedova Elena Ivanovna Popova, oscillante tra un lutto ostentato e una vitalità repressa che esplode nel confronto con l’ex ufficiale Smirnov, interpretato con coinvolgente irruenza da Alessandro Sampaoli, che piomba nel suo salotto per riscuotere le cambiali non pagate dal suo defunto marito. L’attrice riesce a restituire al personaggio quel retroterra di esperienze da cui scaturisce la follia delle sue fissazioni: la vedova è una donna intrappolata in un ruolo sociale, le cui difese crollano non appena si trova di fronte a una presenza maschile altrettanto vulnerabile dietro la facciata di brutale determinazione. Le schermaglie verbali tra i due protagonisti, punteggiate dagli interventi del servo Luka (un ineccepibile Sergio Basile), si traducono in una coreografia di avvicinamenti e allontanamenti, dove Stein dimostra la sua maestria nell’uso dello spazio scenico come cassa di risonanza di forze emotive contrastanti.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
Centrale nella trilogia è “I danni del tabacco”, monologo affidato a Gianluigi Fogacci nei panni di Ivan Ivanovič Njuchin, conferenziere improvvisato e marito sottomesso della direttrice di una scuola di musica e di un collegio femminile. Qui la regia di Stein si fa sentire nel lavoro minuzioso sul corpo dell’attore, trasformato in un campo di battaglia dove si combatte la guerra tra costrizioni sociali e desiderio di ribellione. Fogacci restituisce con precisione il crescendo emotivo di un uomo che, costretto dalla moglie a tenere una conferenza sui danni del tabacco (proprio lui, fumatore incallito), approfitta dell’occasione per confessare al pubblico le frustrazioni derivanti da un matrimonio infelice. La fisicità dell’attore – con i suoi starnuti, i tremori, gli attacchi d’asma – rivela l’acuta attenzione di Stein per gli specifici tic comportamentali dei personaggi, una vera e propria mappatura fisica del disagio che trasforma semplici gesti quotidiani in segni teatrali carichi di significato.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
“La domanda di matrimonio”, che chiude la trilogia, vede in scena Alessandro Averone nel ruolo di Ivan Vasil’evic Lomov, pretendente ipocondriaco incapace di formulare la sua proposta alla giovane Natal’ja (un’energica Emilia Scatigno) per via di una timidezza patologica che si trasforma in litigiosità compulsiva. I tre personaggi (oltre alla coppia, il padre della ragazza, interpretato ancora da Sergio Basile) sembrano posseduti da forze irrazionali che li portano a scontrarsi come in una danza grottesca su questioni marginali – la proprietà di un appezzamento di terra o le qualità di un cane da caccia – mentre la vera posta in gioco, il matrimonio, resta sullo sfondo come una convenzione da rispettare più che come autentico desiderio di unione. Il momento culminante è rappresentato dall’attacco isterico della figlia, trasformato da Stein e dalla notevole interpretazione di Emilia Scatigno in una performance di danza contemporanea con il divano, in cui l’arredo domestico diventa partner di una coreografia del delirio che porta all’estremo quella fisicizzazione dell’isteria che costituisce il filo conduttore dell’intera trilogia.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
È degna di nota la coesione dell’ensemble attoriale riunito da Stein, che evidenzia quella “continuità creativa collettiva” citata nelle note di regia come elemento fondante del progetto. Gli interpreti sembrano muoversi all’interno di una partitura gestuale e vocale molto precisa, dove ogni movimento, ogni inflessione, ogni sguardo è calibrato per restituire la complessità delle sfumature psicologiche del testo originale. Particolarmente efficace risulta in questo senso la direzione degli attori nei momenti di crisi emotiva, resi con una fisicità espressiva che evita sia il realismo convenzionale sia l’eccessiva stilizzazione, trovando invece una via intermedia in cui il corpo diventa segno teatrale di un’interiorità frammentata. La regia di Stein, pur rispettosa del testo originale, non insiste su una ricostruzione filologica dell’atmosfera russa di fine Ottocento, ma interviene con sottili accenti contemporanei, soprattutto nella gestione ritmica delle scene e nella valorizzazione di quegli elementi meta-teatrali (come la conferenza sul tabacco rivolta direttamente al pubblico) che creano una relazione dinamica tra palcoscenico e platea. In quest’ottica, potremmo dire che il lavoro del regista tedesco si inserisce in quella linea interpretativa che vede in Čechov non solo il grande narratore della società russa, ma anche un precursore del teatro dell’assurdo, capace di cogliere le contraddizioni dell’esistenza umana con uno sguardo al tempo stesso compassionevole e spietatamente lucido.

“Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov”, regia di Peter Stein, ph. Tommaso Le Pera, courtesy ERT – Emilia Romagna Teatri
“Crisi di nervi” si configura così come un’operazione di grande intelligenza teatrale, capace di restituire freschezza e urgenza contemporanea a testi che, pur nella loro apparente leggerezza, contengono già tutti i semi della grande drammaturgia cechoviana: l’attenzione ai dettagli rivelatori, l’ironia che sconfina nel tragico, la capacità di cogliere nelle situazioni più banali il riflesso di dinamiche universali. Peter Stein, con la sapienza scenica che lo ha reso uno dei maestri indiscussi del teatro contemporaneo, trasforma questi tre episodi in un’unica, coinvolgente riflessione sulla fragilità umana, sul sottile confine tra compostezza sociale e caos emotivo, offrendo al pubblico un’occasione preziosa per riscoprire l’attualità di un classico sotto la guida di uno dei suoi più profondi conoscitori.
Info:
Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov
regia di Peter Stein
Teatro Arena del Sole di Bologna
www.bologna.emiliaromagnateatro.com
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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