Antony Gormley in Cina

Antony Gormley è uno dei nomi di spicco inconfutabili della scultura inglese. È ampiamente acclamato per le sue sculture, installazioni e opere pubbliche che indagano il rapporto del corpo umano con lo spazio. Il suo lavoro ha sviluppato il potenziale aperto dalla scultura a partire dagli anni ‘60.

Antony Gormley, “Resting Place II”, 2024, terracotta,132 figure, dimensioni variabili. Foto di Huang Shaoli, courtesy l’Artista e GALLERIA CONTINUA, © l’Artista

Il lavoro di Gormley negli anni ha assunto una portata monumentale e si è concentrato sulla figura umana, da intendersi sì secondo un’ottica vitruviana, ma allo stesso tempo senza tralasciare i segni linguistici che le avanguardie storiche ci hanno inoculato nella nostra percezione del mondo: in primis la frammentazione, in secundis la geometrizzazione. Lungo questo percorso ha peraltro disseminato la sua carriera di opere pubbliche di grandissimo rilievo e forza espressiva. Ne ricordiamo qualcuna: “Another Place” (Crosby Beach, Inghilterra, 1997), “Angel of the North” (Gateshead, Inghilterra, 1998), “Inside Australia” (Lake Ballard, Australia Occidentale, 2002-03), “Exposure” (Lelystad, Paesi Bassi, 2010), “Chord” (MIT – Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA, Stati Uniti, 2015) e “Alert” (Imperial College London, Inghilterra, 2022).

Antony Gormley, “Resting Place II”, 2024, terracotta,132 figure, dimensioni variabili, dettaglio. Foto di Huang Shaoli, courtesy l’Artista e GALLERIA CONTINUA, © l’Artista

Ora, Gormley, dopo aver intrapreso un percorso così articolato e approfondito, sia nella conoscenza dei materiali e sia dello spazio con cui relazionarsi, approda per la terza volta all’Art District 798 di Pechino, grazie alla complessa organizzazione logistica fornita dallo staff della Galleria Continua. La prima tappa risale al 2009 con la mostra “Another Singularity”, la seconda si riferisce al 2016 con “Host”, mentre oggi, con “Body Buildings” l’autore va a indagare la relazione che si instaura tra la specie umana e l’ambiente edificato, ovvero con tutti quegli spazi creati dall’uomo, come edifici, strade e altre infrastrutture. “Resting Place II” è l’opera centrale di questo progetto ed è costruita in forma di labirinto all’interno del quale i visitatori possono muoversi in piena libertà.

Antony Gormley, “Buttress”, 2023, ghisa, 176.8 x 54.5 x 67.2 cm. Foto di Huang Shaoli, courtesy l’Artista e GALLERIA CONTINUA, © l’Artista

L’ambiente è disseminato da centotrentadue corpi umani a grandezza naturale, e ciascuno di questi è realizzato con mattoni di terracotta impilati. I corpi sono disposti in posizioni ortogonali e riproducono varie posture: dal rilassamento scomposto alla posizione fetale, ma è ovvio che la percezione dell’insieme si modifica a seconda del punto di vista: dall’interno, dall’esterno, dall’alto o dal basso. E la posizione privilegiata non è contemplata. Qui il Bernini è stato superato nella moltiplicazione dei segni e dei punti di vista. Ci viene da pensare anche a un immenso domino o a un incastro di tessere sovradimensionate, ma risalgono dalla memoria anche i reperti archeologici che in genere si ritrovano scomposti e frammentati. D’altronde Gormley nel suo percorso di studio ha affrontato anche l’archeologia e, come si dice, tout se tient. La terracotta è materiale importante per la cultura visiva sia in Occidente e sia in Oriente, e l’uso di questo materiale per una installazione così invasiva vuole essere anche una sorta di omaggio a quella cultura millenaria. Viene in mente il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang e al corteo di terracotta che lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio.

Antony Gormley, “Circuit”, 2022, ghisa, 29.3 x 201.3 x 122.4 cm. Foto di Huang Shaoli, courtesy l’Artista e GALLERIA CONTINUA, © l’Artista

La mostra si completa con due sculture in ferro: “Circuit” e “Ally”, opere che esplorano le analogie tra infrastrutture urbane e relazioni urbane. “Circuit” trasforma queste reti in un apparato circolatorio condiviso da due corpi, mentre “Ally” usa enormi blocchi di ghisa per testare il modo in cui due corpi possono trovare stabilità reciproca attraverso un comune punto di gravità. In qualche modo si vanno a toccare i temi della vicinanza e dell’intimità, interrogandosi su quanto l’ambiente che ci circonda plasmi le relazioni umane. In contrasto con queste due opere troviamo “Short” e “Shame”, dove il corpo diviene campo energetico indipendente e che devia dal suo centro di gravità, rifuggendo in maniera intenzionale la gravità posturale delle statue che vengono elevate quale manifestazione del potere.

Antony Gormley, sequenza di disegni esposti per la mostra “Body Buildings”, Galleria Continua / Pechino, 14/11/2024 – 14/04/2025. Foto di Huang Shaoli, courtesy l’Artista e GALLERIA CONTINUA, © l’Artista

All’ultimo piano della galleria, con “Rule III” e “Buttress”, l’autore trasforma la struttura corporea in un’impalcatura reticolata che ricorda gli scheletri dei grattacieli costruiti con travi di ferro. Questi due corpi sono ricoperti dalla ruggine e poggiano sulle pareti, quasi alla ricerca di una loro ambientazione. Infine, tutte queste sculture sono accompagnate da una serie di disegni, realizzati con gli inchiostri più insoliti: fungo, carbone, caseina. Le opere di Gormley sono state esposte in tutto il mondo e non ha davvero senso fare una sintesi di questo percorso, pertanto, questa mostra a Pechino, organizzata dalla Galleria Continua, va considerata come l’ennesimo riconoscimento dell’importanza del suo lavoro.

Fabio Fabris

Info:

Antony Gormley, Body Buildings
14/11/2024 – 14/04/2025
Galleria Continua Beijing Art Dst. 798, 2 Jiuxianqiao Rd. Chaoyang Dst, Pechino
beijing@galleriacontinua.cn
https://www.galleriacontinua.com


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