Atelier Pozzati

Come annunciato qualche mese fa in occasione di SetUp, gli spazi in disuso al piano superiore dell’Autostazione di Bologna tornano ad aprirsi all’arte per una nuova mostra che nasce dalla volontà di Simona Gavioli e Alice Zannoni di omaggiare gli 80 anni del Maestro Concetto Pozzati con una collettiva che ripercorre la sua carriera di docente all’Accademia di Belle Arti attraverso le opere dei suoi studenti. La sua esperienza di docente rappresenta un unicum in Italia perché dalla sua aula sono usciti artisti capaci di dialogare con la più prestigiosa scena internazionale e che oggi collaborano con gallerie e istituzioni di primo piano. Ognuno di loro ha forgiato nel corso del tempo una poetica personale, i loro linguaggi spaziano dalla pittura, al video, alla performance, al disegno, alla scultura e gli esiti delle loro ricerche sono molto differenti tra loro e rispetto al lavoro del Maestro. L’arte per Pozzati è produzione di differenza, è cercare la soluzione più disagevole per riportare a galla le piaghe del mondo, è deflagrazione di conflitto e amplificazione del dubbio. Questi capisaldi della sua etica creativa sono stati anche le linee guida del suo insegnamento, vissuto come intensa maieutica nell’obiettivo di spronare i suoi studenti a essere curiosi del proprio lavoro, a modificarlo quotidianamente approfondendo la conoscenza di se stessi per raggiungere l’indipendenza intellettuale e la consapevolezza delle proprie possibilità.

Per questa mostra il curatore Antonio Grulli ha scelto 16 artisti tra le centinaia che si sono avvicendate nella classe di pittura di Pozzati dal 1976 al 2004: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Bertozzi & Casoni, Pierpaolo Campanini, Paolo Chiasera, Cristian Chironi, Cuoghi Corsello, Marco Di Giovanni, Maurizio Finotto, Lino Frongia, Omar Galliani, Eva Marisaldi, Andrea Nacciarriti, Alessandro Pessoli, Leonardo Pivi, Sissi. La selezione, rappresentativa ma forzatamente non esaustiva proprio a causa della straordinaria attitudine generativa del Maestro, ricompone il polifonico scenario della ricerca artistica nata a Bologna attraverso gli approdi più recenti dei suoi protagonisti. La vocazione onnivora e sperimentatrice di Pozzati ha infuso nei suoi allievi l’amore per una complessità conflittuale che genera opere articolate e impossibili da cogliere in breve tempo con uno sguardo superficiale e la prassi di lavorare con materiali non artistici che nell’opera funzionano come elementi destabilizzanti e detonatori poetici. La matrice Pop è evidente ad esempio nei rifiuti di ceramica di Bertozzi & Casoni che accolgono l’orrendo in iperrealistiche composizioni in cui monumentalizzano con raffinatissima perizia tecnica i repellenti scarti della quotidianità consumistica. Nell’opera in mostra si appropriano irriverentemente delle celebri scatolette di Piero Manzoni riproducendole e reinterpretandole come materiale da costruzione di un nuovo assemblaggio che ne celebra l’ironico status di icona del contemporaneo.

Per Eva Marisaldi invece oggetti e situazioni banali possono suscitare imprevedibili slittamenti di senso e istigazioni al dubbio: i suoi lavori, realizzati con interventi minimi che innescano lo straniamento, sembrano amplificare i sussurri e le deviazioni della realtà dominante invitando lo spettatore ad interagire con lo spazio espositivo assaporandone gli aspetti più sfuggenti ma altrettanto realisticamente esperibili. La poetica di Cuoghi Corsello si gioca invece sulla personificazione di spazi urbani periferici o abbandonati attraverso un intricato universo di simboli, scritte e creature immaginarie che si sovrappongono ai luoghi reali. Umorismo e poesia si incontrano in una continua sperimentazione che si nutre del vissuto personale degli artisti e di prelievi da un mondo animato in cui anche gli oggetti hanno emozioni e pensieri. In Marco Di Giovanni oggetti usurati e ingombranti come segmenti di acquedotto e tubature arrugginite diventano performativi e ospitano lenti ottiche ingrandenti o deformanti come il bidone presente in mostra all’interno del quale una zolla di terra permette di osservare il moto terrestre. Anche pittura è rappresentata da una variegata gamma di declinazioni concettuali e tecniche: si passa ad esempio dai virtuosismi esoterici di Lino Frongia, raffinato realista dell’inconscio, alle composizioni ibride di Pierpaolo Campanini che assemblano oggetti ordinari e onirici in precario equilibrio, all’eleganza dei disegni di Omar Galliani che riformulano iconografie e soggetti classici ammantando d’antico i miti della contemporaneità, all’anatomia narrativa di Sissi che investiga il corpo e i sentimenti organici che lo attraversano.

La collettiva si conclude con il Presepe di Valdonica, un grande dipinto di Concetto Pozzati esposto per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1982: i cinque pannelli accostati che compongono l’opera ospitano l’eterogeneo repertorio di citazioni storiche e artistiche che affollavano il suo immaginario di quegli anni in una vertiginosa iperbole narrativa che assorbe ogni modello per possederlo con un amore ironico e disincantato.

Atelier Pozzati.
a cura di Antonio Grulli
11 marzo – 30 aprile 2016
Autostazione di Bologna, Piazza XX Settembre 6
dal venerdì alla domenica 15.30 – 19.30 e su appuntamento

Bertozzi & Casoni, Per Manzoni, 2012, ceramica policroma, h. 41 x 46 x 46 cm

Marco di Giovanni, Senza titolo, 2014, ferro, lenti d’ingrandimento, terra, 100x70x60 cm,  Copyright © Rosy Dennetta

Eva Marisaldi, Democratic Psychedelia, 2007
lego, lampada, software, computer, servomotori, corde da chitarra, cm 50x50x60, Copyright © Rosy Dennetta

Sissi, Poetica linguale, 2016 (partic.), Copyright © Rosy Dennetta

Concetto Pozzati, Il Presepe di Valdonica, 1982


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