“Stavo cercando il tuo Cuore lì dentro ma ho trovato solo latte”, personale di Cecilia De Nisco a cura di Marta Papini, e “Chiara Enzo. Fragments of Reality”, a cura di Chiara Nuzzi, si susseguono negli spazi del Complesso dell’ex Chiesa delle Dimesse a Thiene fino al primo marzo. Due mostre concepite in modo indipendente ma fruibili in assoluta continuità: palla al centro e piena libertà di scoperta dell’arte contemporanea. Ciò che caratterizza il progetto espositivo di Fondazione Bonollo è l’accostamento di due mostre concepite singolarmente in un percorso di visita senza soluzione di continuità. Tale approccio è dettato da necessità sia pratiche sia identitarie: da un lato persegue gli intenti di una coppia di collezionisti che da più di trent’anni si dedica all’arte contemporanea, e dall’altro tiene conto della particolarità degli spazi espositivi, fortemente caratterizzati. È in questi termini che, da giugno 2024, il panorama culturale di Thiene è ravvivato da un palinsesto composito e dal respiro internazionale che propone la fruizione pubblica e la valorizzazione delle opere facenti parte della collezione privata dei coniugi Bonollo, affidata alla curatela di Chiara Nuzzi, parallelamente alla promozione di talenti artistici emergenti, a cura di Marta Papini.

Cecilia De Nisco, “Slacciami la vita”, 2024, ph. courtesy the Artist e Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo
La mostra dedicata a Cecilia de Nisco si compone di sette oli su tela ideati specificatamente per questo spazio espositivo. In essi l’artista mantiene una cifra formale costante, basata sul contrasto appannato tra un vibrante sfondo blu e figure baluginanti, come illuminate da un focolare, che emergono dall’ombra. L’indefinito e l’ambiguo sono caratteristiche costanti nella produzione di De Nisco e a Thiene si ritrovano sia nello spazio-tempo dell’ambientazione sia nel senso delle opere. Infatti, se il tratto morbido e le composizioni dinamiche colloca la loro interpretazione in un mondo fanciullesco di curiosità e di girotondo attorno a un falò, la nudità dei personaggi, le pose equivoche, l’atmosfera notturna e le espressioni ghignanti traslano tutto su un terreno incerto e pervaso da un senso di inquietudine, come nella grande tela che dà il titolo alla mostra “Stavo cercando il tuo cuore lì dentro ma ho trovato solo latte” (2024). La forza delle opere di De Nisco risiede nella capacità di estroflettere, nella percezione dello spettatore, la sensazione di disagio espressa dai personaggi delle opere. Lo fa mettendo in questione, con sottile ironia, gli automatismi interpretativi sedimentati nella cultura occidentale e tale intento è dichiarato sin dall’inizio della visita al complesso delle Dimesse con l’opera “Marameo” (2024), che apre la mostra. La tela centinata calza perfettamente lo spazio che un tempo ospitava la pala d’altare della chiesa e presenta una composizione che ricorda una Deposizione dalla Croce e una gestualità che richiama San Tommaso ma non intende essere un’opera d’arte sacra: è un marameo. «Sarebbe menzogna non ammettere che entrando in uno spazio così fortemente connotato come la chiesa – vuota e spoglia – il primo pensiero corra a restituirle la sua pala d’altare. Un gesto che vuole sottolineare, con un tocco d’ironia e una lieve provocazione, queste formule di culto. Kyrie, Kyrie eleison!», ha spiegato l’artista.

Cecilia De Nisco, “Stavo cercando il tuo cuore lì dentro ma ho trovato solo latte”, installation view at Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, courtesy the Artist e Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo
Il dinamismo e la dimensione avvolgente che caratterizzano le due sale in cui troviamo le tele di De Nisco vengono a mancare non appena ci si approccia alle undici opere di Chiara Enzo presentate nella mostra “Fragments of Reality”. Sparpagliate in uno spazio reso asettico dalla loro presenza frammentaria, queste piccole immagini impongono un’osservazione prossimale che fa sì che «la necessità primaria di stabilire un contatto prolungato, esasperante e sfiancante con l’oggetto scandagliato…», che guida la loro creazione da parte dell’artista, diventi anche quella dello spettatore mentre si sforza di comprendere e ridare forma compiuta a queste copie assolutamente realistiche, ma parziali, del reale. Ciò che si riconosce nelle inquadrature frammentarie di Enzo incuriosisce da un punto di vista narrativo. Nella mente di chi guarda sorgono domande come “chi sono questi soggetti? Come è stato possibile per l’artista stabilire una vicinanza tale con essi? Con che espressione dobbiamo immaginare il viso di J. (2021) mentre allunga il suo esile collo verso sinistra?”. Il risultato di questa indagine a distanza ravvicinata è che la superficie colorata a pastello, delicatissima e allo stesso tempo vibrante, finisce per ipnotizzare chi, con lo sguardo, segue le linee compositive di questi stralci di mondi. La particolare texture data dalla sovrapposizione di diverse sfumature di colore sulla grana del foglio trasmette una sensazione talmente realistica di questi frammenti epiteliali da far risuonare, nelle orecchie dello spettatore, il battito del cuore che ha spinto il sangue in quelle vene che si intravedono sotto la cute algida raffigurata. Così, pur non conoscendo i soggetti rappresentati, si finisce per sentire la loro presenza in modo preciso, per associazione con sensazioni che si sono provate in prima persona.

Chiara Enzo , “J.”, 2021, courtesy the Artist, ZERO…, Milan and Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo
La particolarità del percorso espositivo della Fondazione Bonollo fa sì che, durante la visita, l’approccio all’opera d’arte si rovesci completamente passando da una mostra all’altra: prima ci viene proposto di unirci ai riti che hanno luogo nelle atmosfere brumose emanate dalle grandi tele di De Nisco e poi ci troviamo esclusi, come dei guardoni, dai mondi familiari che spiamo attraverso i buchi di serratura forniti da Enzo. Questo modo di esperire l’arte contemporanea in modo performativo va tutto a favore dello spettatore, che ha assoluta libertà di fruizione e godimento delle opere in un’esperienza totalizzante che lascia spalancate le porte a innumerevoli dialoghi non programmati tra opere e artisti, accrescendone il valore comunicativo per tutti i livelli di pubblico. Se siete alla ricerca di un luogo d’eccezione per scoprire e riscoprire l’arte contemporanea non mancate di visitare la Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo a Thiene e di seguirne la programmazione.
Miriam Schirato
Info:
Chiara Enzo. Fragments of Reality
a cura di Chiara Nuzzi
Cecilia De Nisco. Stavo cercando il tuo cuore lì dentro ma ho trovato solo latte
a cura di Marta Papini
15/12/2025 – 01/03/2025
Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea
Via dell’Eva 1, Thiene, 36016 (VI) Vicenza
fondazionebonollo.com

Sono una storica dell’arte cresciuta tra i colli asolani e da sempre immersa nell’arte contemporanea grazie all’attività di famiglia, di cui attualmente curo lo spazio espositivo Itaca Gallery. Considero l’arte una chiave di lettura polifonica per la realtà che mi circonda e questo suo valore conoscitivo, unito all’appagamento che traggo dalla sua fruizione, è ciò che guida i miei progetti.
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