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Primo Centennale di arte contemporanea internazion...

Primo Centennale di arte contemporanea internazionale a Vittorio Veneto

È il primo Centennale nella storia dell’arte contemporanea quello che inaugura il 4 novembre a Vittorio Veneto, un evento che vuole diffondere la bellezza artistica laddove si siano vissute le brutture della guerra, dopo cento anni dal “cessate il fuoco”. Si celebra così la purezza della pace attraverso l’estetica, in un evento a lungo termine che ha l’aria di certe biennali ricche di passato. Qui invece il passato è soltanto memoria storica ed il presente ha un titolo: “1918. Quando scoppia la pace”, una manifestazione di portata internazionale, volta a commemorare i luoghi della guerra attraverso l’arte contemporanea. «Una città piccola come Vittorio Veneto è in verità un luogo di forte tensione, concentrato ma esteso tra passato e futuro» commenta il curatore del progetto Dimitri Ozerkov del dipartimento di arte contemporanea del Museo Ermitage di San Pietroburgo «ed è importante che ogni città pensi sempre al passato e al futuro». E non è un caso che questa “chiamata alle arti” arrivi proprio da Vittorio Veneto, piccolo paese in provincia di Treviso, segnato dall’ultimo momento della Prima Guerra Mondiale. È qui, nella piccola e suggestiva Vittorio Veneto che nel 1918 vi fu la resa austriaca e quindi la fine della guerra. Quest’anno, a cent’anni da quella data, 13 artisti di fama internazionale, provenienti dai paesi che hanno combattuto durante la Grande Guerra, voltano pagina per scriverne una nuova, ardente e intensa, con le sole armi della mente. Questi 13 artisti hanno realizzato un’opera permanente pensata per la città di Vittorio Veneto, o come si dice: site-specific. Gli artisti, alla presenza di Ozerkov, presenteranno al pubblico le opere nella giornata di domenica 4 novembre, scandendo un vero e proprio percorso d’arte pubblica e urbana lungo tutto il centro storico della città, segnando così Vittorio Veneto almeno per i prossimi cent’anni, quando nuovi artisti saranno chiamati a rappresentare un nuovo Centennale. Le installazioni, attraenti e concettuali com’è proprio dell’arte contemporanea, rimandano continuamente agli eterni temi di guerra e pace. «Attraverso un ambizioso progetto artistico, abbiamo cercato di celebrare la pace per tutti, in un modo che è proprio dell’arte contemporanea ossia attraverso una lingua che pur apparentemente criptica, altro non è che la lingua del presente e la via di comunicazione verso il futuro. Una volta conquistata la pace si può finalmente fare arte» sottolinea Ozerkov e continua «con questo progetto si è installato subito un nuovo punto di riferimento artistico per l’Europa».

Le opere:

Limbo di Dario Agrimi (Italia)
Installazione su pavimento interno, 100×200 cm
Scompare, in una sottile pozza nera che realmente non potrebbe contenerla, imprigionata dal consumismo contemporaneo, quell’insignificante creatura annaspante che nella Storia vede solo il susseguirsi dei giorni: l’uomo. E sembra la punizione di chi non vede la pace, quella di cadere in questo Limbo di petrolio.

Apertures di Bill Balaskas (Grecia)
Installazione neon, 150×200 cm
Le luci al neon di Apertures “danno la vista” ossia rappresentano e moltiplicano quei fiochi bagliori che filtravano esattamente in quella forma, dalle sottili aperture delle maschere alpine usate per combattere sulle montagne. L’opera, scissa, vive in due luoghi: “un occhio” a Vittorio Veneto, l’altro in un museo austriaco: sguardo sull’uno e sull’altro versante.

Rain of Ashes di Anaïs Chabeur (Francia)
Video, 9’20” in loop
Non c’è spazio e non c’è tempo in Rain of Ashes, che rappresenta in video un ricordo perpetuo capace di attraversare monti e secoli; una pioggia di ceneri copre incessante tutto ciò che le sta sotto e si assiste ad apparizione e scomparsa proprio come l’infinito alternarsi di guerra e pace.

We can move mountains di Alice Cunningham (Regno Unito)
Installazione su terreno in ferro e cemento
Il monte Ortigara, ridotto di otto metri ai bombardamenti, ritrova la sua grandezza per chiunque lo osservi da sotto l’imponente profilo di We can move mountains, ponte di pace fra passato e presente. Un’imponente struttura in ferro ridà a quel monte, reduce di guerra, una cima solida, almeno in apparenza. Lo spazio intorno all’opera si estende piano verso le pendici del monte sfregiato, ricordando un passato cui ora è stata donata una nuova veste.

Untitled di Andrey Kuzkin (Russia)
Installazione sospesa in ferro, 200×300 cm
Gli appelli di pace non sono ancora abbastanza efficaci, la guerra fa parte della natura umana e trasforma i luoghi continuando a esistere e a stravolgere il mondo. Untitled, un cartello segnaletico appeso, mostra un messaggio che è l’opera stessa, rappresentando il tragico dualismo insito nell’uomo: invocare la pace passando attraverso l’orgoglio dei conflitti e degli eroi.

Unstill di Johanna Jaeger
video, 20’
Riuscire a osservare lo scorrere del tempo è il senso del video Unstill, che registra il lento disperdersi nell’acqua, formando un disegno liquido nel liquido, scandito dalle severe lancette dei due grandi orologi posti accanto a Palazzo Todesco. L’opera è una riflessione sulla percezione visiva del tempo. Attraverso le gocce, il movimento veloce si trasforma in un movimento lento, fino a quando quasi nessun movimento è visibile perché le gocce sono ormai depositate.

For disappeared memories di Zsolt Asztalos
installazione di marmo a parete, 15 pezzi 30×42 cm, 1 pezzo 15×42 cm
Pace, o lunga vita ai ricordi scomparsi con For disappeared memories, memoriale vuoto di parole e di incisioni, ma ricco della coscienza storica di tutte le guerre, di ciò che non si può ricordare e delle innumerevoli storie dimenticate o dei sopravvissuti che non possono parlare: storie destinate a scomparire.

Memento mori di Sarah Smolders
Dipinto con spray e pittura su pavimento esterno 2230×3450 cm
La spazio vuoto della piazza, in cui un tempo sorgevano alcune abitazioni, ha una nuova cornice che vuole contenere il ricordo della nostra storia collettiva, un ricordo, a volte, di perdita. Memento mori crea sulla pavimentazione quei vecchi confini, dando forma a un luogo perduto e agli stessi ricordi. La piazza costituisce il foglio bianco dove disegnare il profilo per nuove fondamenta.

Landscapes di Nina Ivanovic
Scultura su parete in filo di ferro, 180×180 cm
Cinque disegni disvelano un unico grande paesaggio, Landscapes, testimone della guerra e della pace che viene così rappresentato in un unicum dove il filo d’acciaio ricompone lo scenario di Vittorio Veneto, tra le e acque e le montagne, la terra e il cielo. Un nuovo paesaggio fatto solo di bellezza e semplicità, senza il lato delle cose orribili e devastanti come la guerra.

Mapping I di Philip Topolovac
Installazione su pavimento interno, 420x415x34 cm
16 stampi compongono una grande mappa muta che descrive l’identità di un luogo qualsiasi, modellando così il mondo ed il rapporto tra l’uomo e il suo pianeta, in quella che risulta una riproduzione meccanica della realtà. Mapping I, infatti, pur rappresentando un luogo non ne parla ed è forse così che il mondo visibile mai parlerà del mondo, un guscio vuoto, che mantiene però una forma superficiale.

Today is the tomorrow of yesterday / Today is the yesterday of tomorrow di Doplgenger
Installazione neon, lettere di 10 cm
Nella luminescenza della scritta Today si the tomorrow of yesterday / Today is the yesterday of tomorrow è racchiusa una lezione che porta dritti alla pace: le azioni sono il passato delle conseguenze. Il cambiamento, il tempo, la responsabilità, sono solo alcuni dei concetti che questa limpida scritta suggerisce.

Sleeping laborers di Anna Hulacová
Sculture in alluminio, 130x70x15 cm
Gli Sleeping laborers sono la combinazione del vecchio e del nuovo mondo. Potrebbero rappresentare contadini di oggi o contadini morti in guerra, mummie che dormono pacificamente. Queste sculture, che rimandano all’arte popolare, vogliono essere il collegamento con una vecchia tecnica di produzione di stampi per il burro, con cui gli stessi “lavoratori dormienti” sono stati realizzati.

Surface study di Christiane Peschek
Installazione fotografica su tela, 200×300 cm
L’installazione Surface Study indaga la vulnerabilità ed il recupero di superfici umane attraverso il materiale fotografico. Un modo per smontare le convenzioni e focalizzarsi invece sull’aspetto umano della guerra, nel senso più materiale del termine (ma forse sarebbe meglio dire epidermico). Una correzione digitale sulle ferite e sulle violazioni della pelle umana, come una cura  a posteriori. L’abilità della pelle di rigenerarsi viene così prolungata dalla possibilità, data dal digitale, di guarire le vecchie ferite.

Info:

1918. Quando scoppia la pace
centro storico di Vittorio Veneto (TV)
inaugurazione 4/11/2018 ore 15:00
organizzazione generale Villaggio Globale International
a cura di Dimitri Ozerkov – Museo Statale Ermitage

Christiane Peschek, Surface study, installazione fotografica su tela, 200×300 cm

Anna Hulacová, Sleeping laborers, sculture in alluminio, 130 x 70 x 15 cm

Dario Agrimi, Limbo, installazione su pavimento interno, 100×200 cm

Bill Balaskas, Apertures, installazione neon, 150×200 cm

Anaïs Chabeur, Rain of Ashes, Video, 9’20” in loop

Alice Cunningham, We can move mountains, installazione su terreno in ferro e cemento

Andrey Kuzkin, Untitled, installazione sospesa in ferro, 200×300 cm

Johanna Jaeger, Unstill, video, 20’

Zsolt Asztalos, For disappeared memories, installazione di marmo a parete, 15 pezzi 30×42 cm, 1 pezzo 15×42 cm

Sarah Smolders, Memento mori, dipinto con spray e pittura su pavimento esterno 2230 x 3450 cm

Nina Ivanovic, Landscapes, scultura su parete in filo di ferro, 180 x 180 cm

Philip Topolovac, Mapping I, installazione su pavimento interno, 420 x 415 x 34 cm

Doplgenger, Today is the tomorrow of yesterday / Today is the yesterday of tomorrow, installazione neon, lettere di 10 cm


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