READING

Claudia Amatruda: una sedia non è una sedia

Claudia Amatruda: una sedia non è una sedia

Parlare delle opere di Claudia Amatruda mi emoziona sempre e in ogni circostanza. Un’amore, quello tra Claudia e l’arte, che nasce in giovane età attraverso la pellicola fotografica passando successivamente al digitale. La necessità di raccontare il proprio corpo e i suoi cambiamenti hanno portato l’artista ad ampliare di recente la sua ricerca sconfinando nel video e nelle installazioni. Per chi ancora non la conoscesse, Claudia, classe 1995, è un’artista visuale laureata in Fotografia e Visual Design alla Naba di Milano. Il suo lavoro si concentra sulla rappresentazione del corpo attraverso la fotografia e le video installazioni, trattando temi sociali sostenuti da ricerche su testi scientifici e letterari. Nel 2019 ha pubblicato il libro fotografico Naiade, presentato nelle scuole e nei festival italiani per sensibilizzare sul tema delle malattie invisibili. Dal 2021 ad oggi il suo progetto When you hear hoofbeats think of horses, not zebras è stato esposto in Italia, Grecia, Francia, Olanda e Inghilterra. Nel 2022 ha ottenuto la Menzione Speciale nella sezione Fotografia Emergente del Premio Francesco Fabbri. Proprio questa settimana, a Bologna, presso il Labas, nell’ambito della rassegna una sedia è una sedia, non è una sedia è una non, è tenuta anche una monografica visual di Claudia. Per saperne di più abbiamo deciso di incontrarla e di scambiare quattro chiacchiere.

Claudia Amatruda, “Sand Mountain”, frame dal video, 2023, courtesy l’artista

Claudia Amatruda, “Sand Mountain”, frame dal video, 2023, courtesy l’artista

Sara Papini: Quando è nata l’esigenza di ampliare la tua ricerca dalla foto al video?
Claudia Amatruda: La fotografia, per sua natura, non riesce a restituire del tutto il movimento, ed è proprio grazie a questo limite che ho sentito la necessità di iniziare a utilizzare il video. Ho cominciato a registrare delle azioni, gesti che compio con il mio corpo o che faccio compiere ai miei strumenti di aiuto. Si tratta di una sorta di performance. Utilizzo il linguaggio video proprio quando ho bisogno di restituire l’azione.

Claudia Amatruda, “Untitled 3. Good use of my body health”, 2023, courtesy l’artista

Claudia Amatruda, “Untitled 3. Good use of my body health”, 2023, courtesy l’artista

Ci racconteresti la genesi dei due video in proiezione al Labas?
I due video sono nati durante la residenza artistica MigrArt 4 a Lignano Sabbiadoro nel 2023, un’esperienza che mi ha permesso di dare spazio ad alcune domande che da tempo mi ponevo: cos’è l’autonomia? cos’è un corpo? cosa significa dipendere? Nel primo video, Sand Mountain, il mio corpo affronta una scalata simbolica, abbandonando gli strumenti di supporto. Quel piccolo cono di sabbia diventa la mia montagna personale, un luogo simbolico dove non si può percepire il limite del dolore. È un’esplorazione del confine, del bordo, dei limiti – reali o interiori – che ci vengono cuciti addosso. Nella secondo video, la sedia a rotelle mi ruota intorno come in una danza, una sorta di scambio di ruoli, un dialogo muto tra corpo e tecnologia, tra bisogno e possibilità. In Wheelchair Disco, invece, il corpo si ritrae, lasciando la scena alla mia carrozzina elettrica. È lei a ballare al ritmo della musica che ascolto in cuffia, mentre la guido con un telecomando dietro la macchina fotografica. I suoi suoni meccanici, registrati durante la performance, compongono una nuova melodia: fastidiosa, metallica, ma viva. Nella seconda parte del video, la carrozzina interagisce con le altre persone che stanno ballando, ed è come se danzassi anch’io attraverso di lei. I suoi rumori si fondono con la musica della discoteca, trasformandosi da attrito a ritmo.

 Claudia Amatruda, “Untitled 1. Good use of my body health”, 2023, courtesy l’artista

Claudia Amatruda, “Untitled 1. Good use of my body health”, 2023, courtesy l’artista

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Non sottovalutare le conseguenze dell’amore”. (Cit.). Scherzi a parte, da qui a settembre ho in programma tre nuove mostre e nel frattempo porto avanti la mia ricerca sul corpo cyborg, sulle protesi e sulle sedie come estensioni del corpo, in relazione al mondo naturale e animale – in particolare ai mammiferi marini. Non so ancora dove mi porterà tutto questo, ma sono curiosa di scoprirlo. Per ora, mi piace restare nel presente.

Info:

Claudia Amatruda: videoproiezione loop di Wheelchair Disco e Sand Mountain
9-13/04/2025
Labas
Vicolo Bolognetti, 2 – Bologna
labasoccupato.wordpress.com


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.