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Claudio Corfone. Un pugile in Trattogalleria

Claudio Corfone. Un pugile in Trattogalleria

“Trattogalleria” – la prima mostra di Claudio Corfone (Foggia,1985) a Milano, negli spazi di Arrivada, ha il sapore di un aforisma che si dispiega attraverso un viaggio. Al suo interno, come nel Bar Sport di Stefano Benni, ci puoi trovare: gli spaghetti al pomodoro e pecorino, Samuele Menin – il curatore con la folta barba -, l’insegna al neon verde e blu e molte altre opere dai titoli pieni di folle humor.

Manca solo il flipper e il telefono Sip a gettoni. Neon ombreggiante ti spinge nelle profondità di una galleria autostradale, per lunghezza simile a quella del Traforo del Frejus (la più lunga d’Italia), avvisandoti di metterti comodo, selezionare la playlist preferita e goderti il viaggio. Claudio Corfone può essere solo “corfoniano” (ogni sua azione è stata definita una “Corfonade”).

È uno di quei pochi artisti che si dimostra disponibile davanti al manifestarsi delle situazioni (cosa rara e difficile), sfuggendo completamente da qualsiasi etichetta. Sia perché, senza classifiche né gerarchie, in un impasto magmatico e travolgente, usa parola, scultura, colori, ossimori, azione, pittura; sia perché decide di trasformare uno spazio espositivo-attivo in trattoria. “Solo per preparare una pastasciutta”. Sarà anche un marchio ormai storico, ma “gli spaghetti al pomodoro Corfone” sono un esempio calzante di boutade à la Corfon.

Sono le dieci di un sabato sera pre-natalizio a Milano Sud e l’artista fa sfoggio delle sue doti culinarie con un gruppetto di commensali appollaiati sui Tavolini Egoriferiti (2019). Su una tavola di legno 55x75x55 cm, schegge di vita, aneddoti succosi e personaggi che si addensano nella sfera sociale di Corfone – l’amico fotografo dallo sguardo ammaliatore, la critica d’arte con il cane Felice al guinzaglio e il giovane collezionista sornione con pullover – disegnati con verve, perspicacia e anche (auto)ironia. Badate bene che questo non è un viaggio attraverso un’unica dimensione spazio-tempo, con un finale compatto e lieto.

La Morfologia della fiaba di Propp, con le sue 31 sequenze inalterabili nell’ordine, va a gambe all’aria. Siamo sempre nella fase della rottura dell’equilibrio iniziale. Le superfici percorribili sono a volte lisce e rettilinee, a volte sconnesse e bombate, altre volte ancora le dimensioni dell’esperienza sono ambientali. Accade con Affresco Catacomba, una pittura murale dai colori accesi e dalle forme increspate.

I tempi si dilatano, si aggrovigliano negli inciampi della narrazione autobiografica di Corfone. Si tratta, piuttosto, di un Grand-Tour poetico-visivo (Titoli Dipinti, 2019) da Ascoli Satriano – passando per Dentecane, la patria del torrone nel mondo – alla crostatina. Cosa? Proprio così. La ciliegina sulla torta di “Trattogalleria” è il Cratere Crostatina: il calco in alluminio di una crostatina al cacao (attenzione: non alla marmellata) realizzato da una fonderia torinese. Se si è interessati, il numero da contattare è impresso a pennarello indelebile sui disegni a fumetti di un tavolino egoriferito.

È plausibile immaginare Corfone che spinge i tasti di un enorme telefono e dice: “Salve, avrei bisogno di fare una crostatina”. Un’intuizione dalla forma circolare perfetta quasi incastonata nella parete, come un rosone sta sulla cattedrale gotica e come una vetrata sta su un poster. Le trame e l’intelaiatura della crostatina, infatti, si espandono, riproducendosi nell’opera Poster Vetrata con vibrante freschezza. Su una lastra di vetro cattedrale realizzata a mano, è impresso il ritratto – il più autobiografico di tutti – di Claudio Corfone.

Dopo un pasto luculliano, “egli” giace riverso sopra il verde di un prato. Se non fosse per le Adidas rosse ai piedi e la felpa con cappuccio, la figura di Corfone potrebbe ricordare una Pietà di Michelangelo nella sua posa drammatica – e non, invece, un giovane boxeur steso da un colpo ben assestato che sogna di sferrare un “diretto con montante”. Se non fosse per certi sottili spessori e segnali di trasparenza rivelati ad un occhio clinico, il Poster Vetrata apparirebbe come uno schermo, piatto e abbagliante, di uno smartphone o in tutta la bidimensionalità di un poster.

In entrambi i casi, ciò che è rigido viene rimosso e la fragranza corfoniana – estro al profumo di Puglia – si espande. Così, per tornare all’aforisma iniziale: nell’arte, come nella vita, bisogna abbattere – e Corfone lo fa con disinvoltura, joie de vivre mista, necessariamente, a divina malinconia – le forme di irrigidimento e in-crostazione e continuare ad “inseguire l’enigma”.

Petra Chiodi

 Info:

Fino al 31 gennaio 2020
Galleria Arrivada
Via Pier Candido Decembrio, 26 Milano
Orari di apertura: su appuntamento

Claudio CorfoneClaudio Corfone, Trattogalleria, installation view at Arrivada

Claudio Corfone, Acquedotto Romano, 2019. Polistirolo stuccato, pigmenti, bottiglie di vetro. 78 x 10 x 40 cm.

Claudio Corfone, Titoli Dipinti, 2019. Idropittura su tela di lino. 145 x 100 cm.

Claudio Corfone, Cratere Crostatina, 2019. Alluminio. Diametro 7,5 cm

For all the images: Ph Cosimo Filippini © Claudio Corfone e Galleria Arrivada


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