«Ottiene la generale approvazione chi unisce l’utile al dolce». (Orazio, Ars Poetica, 343)
L’esibizione Clouds of White Dust, con opere di Doruntina Kastrati visitabile alla galleria Secci di Milano fino al 14 giugno 2025, costituisce un esempio notevole di funzionalità applicata in ambito espositivo. Funzionare, verbo altrove abusato nelle arti visive, acquisisce qui accezione di aderenza pedissequa della forma alla sostanza; cioè, da un lato, di fedeltà estetica alla materia della propria riflessione e, dall’altro, di coerenza etica nel portare questa riflessione alle estreme conseguenze. Doruntina Kastrati incentra la propria ricerca scultorea sulle forme d’invisibilità del lavoro contemporaneo e sulle profonde contraddizioni interne al mercato dell’occupazione, specialmente femminile, successivo alla deregolamentazione liberista. Teatro d’elezione di questa indagine è il Kosovo, sua terra d’origine.

Doruntina Kastrati, “Clouds of White Dust”, installation view, 2025, at Secci, Milano. Ph Stefano Maniero, courtesy The Artist and Galleria Secci
Dopo una significativa partecipazione alla 60ª Biennale di Venezia con il progetto The Echoing Silences of Metal and Skin (meritevole di una Menzione Speciale come partecipazione nazionale), alla galleria Secci, Kastrati ne dispone un seguito ideale. Clouds of White Dust, appuntamento d’esordio del progetto biennale NOVO a cura di Marco Scotini, approfondisce dunque l’indagine sulle condizioni di lavoro delle operaie di una fabbrica dei lokum noti come “turkish delight” a Prizren. Il polo d’interesse principale dell’artista e del curatore, è costituito dall’insospettabilità del mondo sommerso che si cela sotto le apparenze invitanti di questi iconici dolciumi, la cui produzione alimenta un’economia di sfruttamento del lavoro femminile che richiede lunghe ed estenuanti prestazioni in piedi, obbligando un terzo delle dipendenti a subire interventi chirurgici alle ginocchia. Come suggerisce Scotini, richiamando Marx: «Il prodotto del lavoro […] cela i suoi modi di produzione perché in esso viene oggettivato del lavoro astratto, non calato in forme sensibili».

Doruntina Kastrati, “Clouds of White Dust”, installation view, 2025, at Secci, Milano. Ph Stefano Maniero, courtesy The Artist and Galleria Secci
Walter Benjamin, il 27 aprile 1934, tenne all’Istituto per lo studio del fascismo di Parigi un discorso dal titolo Autore come produttore. Uno dei passaggi cruciali di questa lettura puntualissima enuncia l’impossibilità che il prodotto artistico possa sottrarsi alla ripetizione, la riproducibilità, propria delle tecnologie industriali; al contrario, è proprio all’interno di queste dinamiche che s’incista la possibilità per l’opera d’arte di farsi strumento, in accezione marxista, di trasformazione della realtà invece che supino sismografo del proprio tempo. L’esibizione è fedele a questo assunto, riproponendo alla lettera le fogge degli strumenti che informano la produzione dei dolciumi. Al contempo tali forme, astratte come sono dal proprio contesto, sono di già trasformate in tutt’altro. Così le pile di vassoi verticali che raccolgono i dolci diventano, in Untitled, una sorta di «floor piece geometrico e minimalista» (dal testo curatoriale di Scotini) sotto la veglia serafica di un gigantesco setaccio in acciaio inossidabile. Lo spazio è scandito da sovradimensionati gusci di pistacchio in alluminio (The Age of Silver Bones II); due scenografici pezzi color oro, sopra un piedistallo, potrebbero sembrare stampi per dolci, ma sono invece modellati sulle protesi alle ginocchia che le lavoratrici sono costrette a impiantarsi.

Doruntina Kastrati, “Clouds of White Dust”, installation view, 2025, at Secci, Milano. Ph Stefano Maniero, courtesy The Artist and Galleria Secci
Il risultato è visivamente calligrafico, senza esuberi o lacune, e a questa eleganza si potrebbe forse rimproverare di avere voluto imbellettare e addolcire, un ambito che è di per sé crudele. In realtà, nella grazia che è propria della scultura di Kastrati e delle scelte allestitive si mostra un ulteriore aspetto di aderenza alla materia trattata. Le gigantografie della strumentazione dolciaria, che paiono quasi voler scordare (e far scordare) la propria funzione originaria e promettersi allo spettatore scevre di fastidiose contraddizioni, recitano sulla scena precisamente lo stesso ruolo che le “turkish delight” interpretano nel mercato: ossia la parte visibile e seducente di un mondo sommerso e doloroso di lavoro iniquo. La differenza sostanziale del lavoro di Kastrati rispetto al sistema abusante che lo informa, e l’occasione trasformativa sottesa, è che esso sostituisce all’attitudine di nascondimento di cui sopra uno spontaneo e oggettivo auto-disvelamento. Così, pare che in scena sia stato messo il precetto oraziano, ripreso da Manzoni, di unire l’utile al dolce, cospargere di miele l’orlo del bicchiere di modo che il bambino ingoi la medicina.

Doruntina Kastrati, “Clouds of White Dust”, installation view, 2025, at Secci, Milano. Ph Stefano Maniero, courtesy The Artist and Galleria Secci
A seguito di un percorso espositivo che ha l’umanità come grande assente, questa erompe improvvisamente nel video a due canali Sugar, starch, labour (2023): un afflato vitale e irriducibile che s’insinua nell’inappuntabilità estetica di ciò che è presentato allo spettatore/consumatore, la scultura o il dolciume. Lo sciroppo rosso cade nella crema bianchissima come un promemoria della sofferenza che il capitalismo richiede per dilazionare sé stesso; le nuvole di polvere bianca di amido o zucchero sollevate dal passaggio delle operaie che ne suggeriscono la presenza fantasmatica, e sino a qui innocua, si fanno ora corpo sovversivo; un invito all’azione e alla contestazione, avendo come vocabolario al quale attingere niente altro che la realtà.
Info:
Doruntina Kastrati. Clouds of White Dust
08/04/2025 – 14/06/2025
A cura di Marco Scotini
Galleria Secci
via Olmetto 1, Milano
www.seccigallery.com

Nato nel 1998 a Venezia, dopo avere conseguito la maturità classica si trasferisce a Milano dove frequenta l’indirizzo di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2023 pubblica il suo primo testo saggistico per la collana Calibano di Prospero Editore: “Tradizione e Trasgressione. Note dall’India per un’arte indipendente”. Nel 2024 vince il premio Europa in Versi Giovani, al quale seguirà la pubblicazione nel 2025 della sua silloge “sillabario del terribile incanto” per Quaderni del Bardo Editore. Attualmente frequenta il biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali alla Naba di Milano.
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