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Cosa vedere a Berlino dopo il Gallery Weekend: cin...

Cosa vedere a Berlino dopo il Gallery Weekend: cinque mostre ancora aperte

In occasione del Gallery Weekend, Berlino vive uno dei momenti più floridi dell’anno per quanto riguarda mostre d’arte, inaugurazioni, performance e talk sparsi in tutta la città. Questo articolo raccoglie una panoramica di cinque mostre ancora visitabili, aperte in occasione dell’edizione 2025 del programma primaverile.

1.Pol Taburet, "The Burden of Papa Tonnerre", installation view at Schinkel Pavillon, ph. Enrico Boschi per Juliet

Pol Taburet, “The Burden of Papa Tonnerre”, installation view at Schinkel Pavillon, ph. Enrico Boschi per Juliet

Lo Schinkel Pavillon ospita una personale di Pol Taburet (1997, Francia), aperta fino al 13 luglio 2025. Situato nel centro di Berlino, non lontano dall’Isola dei Musei, lo Schinkel Pavillon è un’istituzione in prima linea nella promozione dell’arte contemporanea con mostre di giovani artisti, retrospettive, performance, talk e dibattiti. Pol Taburet è un pittore, scultore e artista visivo francese di origini caraibiche, che vive e lavora a Parigi. La sua prima personale in Germania, intitolata “The Burden of Papa Tonnerre”, raccoglie una selezione di dipinti, sculture e litografie. Il titolo fa riferimento alla figura di Papa Tonnerre, “un personaggio nato muto, punito con la conoscenza dei segreti e della colpa altrui”, che nei dipinti rappresenta “la lotta per trovare la propria voce in dialogo con forze occulte”. Il piano terra del museo ospita un’installazione con sculture in bronzo dipinte con pigmenti terrosi, circondate da grandi tele in prevalenza scure, spesso attraversate da elementi bianchi che creano un’atmosfera poetica e sospesa. In una piccola sala adiacente è esposta una serie inquietante e impressionante di litografie in bianco e nero. Salendo al piano superiore si trovano altri dipinti, anche di formato più piccolo, e una composizione scultorea posta al centro della sala. La tecnica pittorica di Taburet prevede l’uso di pigmenti diversi e aerografi, generando immagini uniche che giocano con la tradizione pittorica, la cultura popolare, la musica e la televisione, in una ricomposizione della storia in forma di collage attraverso la sua stessa esperienza biografica.

2.Anne Imhof, "Romeo", 2025, oil on canvas, 280 x 374 cm, courtesy Galerie Buchholz

Anne Imhof, “Romeo”, 2025, oil on canvas, 280 x 374 cm, courtesy Galerie Buchholz

Alla Galerie Buchholz (Fasanenstraße 30) è possibile visitare la nuova proposta dell’artista tedesca Anne Imhof (1978), aperta fino al 21 giugno 2025. L’esposizione comprende un’installazione sonora, schizzi preparatori per performance e grandi tele, considerate la controparte pittorica della recente performance “Doom: House of Hope”, presentata a marzo 2025 all’Armory Park di New York. Le tele raffigurano figure umane attraverso un filtro distorto, evocando l’interferenza di fotografie scattate a uno schermo LCD, punto di partenza per questa serie. L’artista ha campionato fotogrammi cinematografici, trasformandoli in diverse fasi fino all’immagine finale impressa sulla tela. I soggetti sono sfocati ma riconoscibili, anche se la loro identità resta misteriosa: il risultato è disorientante e affascinante. In mostra anche una vasta selezione di disegni preparatori che presentano i progetti e le istruzioni per “Doom: House of Hope”, insieme a disegni realizzati durante lo sviluppo dell’opera. L’installazione sonora di Imhof si trova in uno spazio separato, al civico 31 di Fasanenstraße, dove una serie di altoparlanti – di regola appesi negli angoli delle sale da concerto – giace a terra in forma orizzontale. Il titolo, “Doom’s Rib”, cita esplicitamente la performance all’Armory Park, giocando con l’idea di trasportarne un frammento in galleria e con la forma dell’oggetto in orizzontale. La musica spazia da composizioni originali a recitazioni di testi e performance di balletto classico.

3.Tobias Spichtig, "Taxi zur Kunst", 2025, oil on canvas, 180 x 220 cm, courtesy Contemporary Fine Arts

Tobias Spichtig, “Taxi zur Kunst”, 2025, oil on canvas, 180 x 220 cm, courtesy Contemporary Fine Arts

La galleria Contemporary Fine Arts (Grolmanstraße 32-33) ha inaugurato una nuova mostra dell’artista svizzero Tobias Spichtig, dedicata alla sua più recente produzione pittorica. Spichtig (1982) vive tra Berlino e Parigi. È pittore e scultore, ma la sua pratica include anche fotografia, suono e installazione. All’ingresso, sulla sinistra, una grande tela mostra una ragazza alla guida di un taxi rosso che si dissolve nell’oscurità di una notte stellata. L’opera dà il titolo alla mostra: “Taxi zur Kunst”, un gioco di parole con il nome della rivista “Texte zur Kunst”, la cui quarta di copertina aveva pubblicizzato per anni la CFA. Quanto al titolo, Spichtig sostiene che “il processo è un po’ come una battuta, una battuta magica”, lavorando sulla tensione tra ambizione e distanza ironica, tra pittura reale e mitologia della pittura fatta di riti e metafore. Avanzando nella mostra ci si perde tra tratti pittorici e pigmenti da cui emergono dettagli come mani o indumenti da sfondi sfocati, o si entra in contatto con i soggetti, per lo più amici e conoscenti dell’artista, che ci osservano con i loro grandi occhi. I dipinti evocano un’atmosfera di intimità e distanza, dove pittura e presenze umane si fondono, tracce e ricordi restano difficili da fissare, eppure sembrano muoversi, impressi su una superficie che a volte sfugge alla sua dimensione, come nel quadro che mostra i collezionisti d’arte dal punto di vista della tela. I rituali subiti dalle tele le rendono passive, obbligate a partecipare senza possibilità di parola. In questa mostra sembra che abbiano silenziosamente riconquistato spazio e autonomia.

4.Cyprien Gaillard, "Retinal Rivalry", 3D motion picture, DCI DCP, dual 4K projection at 120fps, 2-channel audio, courtesy

Cyprien Gaillard, “Retinal Rivalry”, 3D motion picture, DCI DCP, dual 4K projection at 120fps, 2-channel audio, courtesy Sprüth Magers

Non lontano da Hackescher Markt, alla Oranienburger Straße 18, si trova la sede berlinese della galleria Sprüth Magers, che ospita una nuova personale di Cyprien Gaillard (1980), visitabile fino al 26 luglio. In mostra un’installazione video immersiva e due sculture murali dell’artista francese. Il video, proiettato su un grande schermo in una sala completamente buia, si guarda con occhiali 3D forniti all’ingresso, offrendo una visione caleidoscopica della superficie terrestre da prospettive divergenti. Il titolo, “Retinal Rivalry”, si riferisce a un fenomeno visivo in cui due immagini contrastanti provocano disagio e confusione, perché una delle due viene soppressa anziché integrata. Gaillard riprende al di là della percezione dell’occhio umano grazie a riprese a 120 fotogrammi al secondo, portando lo spettatore in una visione iperrealistica. La camera cambia costantemente angolazione e ritmo, alternando inquadrature fisse, movimenti lenti e riprese ad alta velocità del paesaggio urbano. In questo modo, si esplora la tensione tra natura e presenza umana. Il lavoro psichedelico di Gaillard mostra prospettive insolite, come la scena in cui la camera entra nella testa della Statua della Bavaria a Monaco, o la ripresa dal punto di vista di un roditore che corre sul terreno fino a fermarsi davanti a un bancomat.

5.Klára Hosnedlová, "Embrace", installation view at Hamburger Bahnhof, ph. Enrico Boschi per Juliet

Klára Hosnedlová, “Embrace”, installation view at Hamburger Bahnhof, ph. Enrico Boschi per Juliet

Il Museo di Arte Contemporanea Hamburger Bahnhof (Invalidenstraße 1) ha inaugurato “Embrace”, una personale di Klára Hosnedlová (Repubblica Ceca, 1990), su commissione del Fondo Chanel per la Cultura. Il titolo dell’esposizione, curata da Sam Bardaouil e Anna-Catharina Gebbers, suggerisce l’idea di abbracciare fisicamente e allo stesso tempo di sposare in senso metaforico, impugnare un concetto in maniera attiva. Questa tensione sintetizza la poetica di Hosnedlová, la cui opera è stata spesso associata ai temi della dimensione domestica in rapporto al contesto politico, con incursioni apocalittiche e reminiscenti della storia post-sovietica della Repubblica Ceca tra l’avanguardia e la dimensione rurale di alcune zone specifiche di confine caratterizzate da processi produttivi al tempo stesso industriali e artigianali. Enormi sculture tessili che raggiungono i nove metri di altezza pervadono l’atrio dell’ex stazione ferroviaria. Sembrano quasi dei portali di materiale organico i cui colori assumono le sfumature di una vegetazione morente, rinsecchita, pietrificata, che ingloba al suo interno, tra filamenti e grovigli, frammenti delle tele sopra descritte. Nonostante ciò si ha l’impressione che un movimento possa accadere da un momento all’altro, riattivando un flusso vitale misterioso, quiescente.

Info:

www.gallery-weekend-berlin.de


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