Quando Gericault dipingeva La zattera della Medusa la questione dello schiavismo e lo scandalo della tratta atlantica che, pur dichiarata illegale, continuava a esistere clandestinamente, era al centro del dibattito dell’opinione pubblica europea. A quell’epoca la pittura di storia era considerata il genere più alto secondo il canone accademico, ma il capolavoro dell’artista francese segnò una svolta: il soggetto era tratto dalla cronaca contemporanea, la storia vissuta da persone qualunque e narrata attraverso un ribaltamento di prospettiva, dal basso, sulla grande Storia. Solo di recente, peraltro, alcuni storici dell’arte hanno restituito a uno dei dipinti più celebri dell’età moderna il suo corretto contesto politico, nell’ambito dei movimenti abolizionisti ai quali Gericault aderì convintamente. La relazione tra arte e storia è antica e complessa e, per certi versi, la sovrapposizione tra la figura dell’artista e quella dello storico, che oggi si manifesta spesso nel dissolvimento dei confini disciplinari e nello scambio dei ruoli, ne rappresenta il conseguente sviluppo.

Cristiano Berti, “Descendants of Rosa, Francisco and Liberata Boggiano”, 2018-2025, connecting pieces and resin frames with paper and photo content. Photo credit Piero Ottaviano, courtesy Guido Costa and Cristiano Berti
I temi della tratta atlantica, dello schiavismo e del colonialismo narrati attraverso una prospettiva dal basso si ritrovano nella mostra di Cristiano Berti, Eredi Boggiano, allestita fino al 10 ottobre presso la galleria Guido Costa Projects di Torino come parte del progetto Cicli futili Boggiano. Berti è un artista il cui lavoro procede dal posizionare il proprio sguardo, quanto più possibile discreto e antiretorico, su contesti in apparenza ordinari e innocui che, invece, attraverso una fenomenologia dello svelamento, raccontano storie di marginalità e discriminazione: storie personali che diventano potenti amplificatori di nodi cruciali nella storia collettiva.

Cristiano Berti, “Descendants of Rosa, Francisco and Liberata Boggiano”, 2018-2025, connecting pieces and resin frames with paper and photo content. Photo credit Piero Ottaviano, courtesy Guido Costa and Cristiano Berti
Antonio Boggiano fu un mercante di schiavi e latifondista agrario che nel 1796 si trasferì da Savona a Cuba e, poco prima di morire, lasciò il proprio cognome “in eredità” alla sua manodopera: quegli schiavi che, deportati dall’Africa, erano riusciti a liberarsi e a dare origine a una numerosa discendenza. Berti ha scoperto questa storia indagando su altre vicende che vedevano protagonista lo scultore genovese Giuseppe Gaggini, autore della Fuente de la India a L’Avana. Seguendo il caso e l’istinto – due bussole infallibili – e piuttosto in anticipo rispetto all’attuale diffusione degli studi su colonialismo e decolonizzazione, a partire dal 2018 l’artista ha avviato un lungo lavoro di ricerca tra registri d’archivio e incontri con i discendenti Boggiano, raccogliendo indizi nei ricordi e nelle storie di famiglia.

Cristiano Berti, “Pero está por ahí, ¿no?”, 2020, video still, courtesy Guido Costa and Cristiano Berti
Il percorso della mostra si svolge attraverso tre dispositivi narrativi. Un monumentale albero genealogico prende forma sulle pareti della galleria, rendendo tangibile, in rapporto uno a uno, la discendenza Boggiano e attraverso di loro la Storia. Solo pochi passaggi generazionali ci separano da coloro che furono deportati in quello che è stato definito Black Holocaust. Un video (Pero está por ahí, ¿no?), ci porta nel cuore del racconto, in presa diretta e attraverso quella prospettiva che Berti sa condurre rendendosi quasi invisibile, mai invadente, lasciando che i protagonisti svelino sé stessi e che la loro realtà emerga attraverso frammenti di dialogo, mentre la figura di Antonio Boggiano prende corpo nei versi di un cantastorie locale.

Cristiano Berti, “Pero está por ahí, ¿no?”, 2020, video still, courtesy Guido Costa and Cristiano Berti
Il terzo dispositivo in mostra è il libro Eredi Boggiano, dove Berti ricostruisce queste vicende in forma di saggio storico, attraverso il tempo lungo del racconto rigoroso basato sui documenti. È qui che l’artista spiega come questa storia, apparentemente fatta di dominazione, sottomissione e sfruttamento, dimostri soprattutto una agency: una capacità di interazione attiva con i meccanismi sociali da parte degli ex-schiavi, che agirono per emanciparsi da quella condizione e in alcuni casi scelsero consapevolmente di mantenere il cognome Boggiano per non spezzare il legame con la comunità familiare di origine. Liberata è il nome della capostipite. Vista da vicino e dal basso, la Storia mostra quanto sia fatta anche dalle azioni dei singoli. Che danno forma alla propria identità, resistono e si riscattano.
Emanuela Termine
Info:
Cristiano Berti. Eredi Boggiano
12/06/2025 – 10/10/2025
Guido Costa Projects
Via Giuseppe Mazzini, 24 – Torino
guidocostaprojects.com

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