Centauro nacque da un amore proibito tra un re e la sosia di una dea e, pertanto, nacque deforme. Dai suoi accoppiamenti con alcune giumente nacquero quegli esseri, metà uomo e metà cavallo, che chiamiamo centauri. Definiti come esseri rozzi, violenti, amanti del vino e brutali, in realtà i centauri sono caratterizzati da una grande perizia nel tiro con l’arco, grazie alla quale venivano arruolati in battaglia. Se la prima rappresentazione figurativa del centauro è quella di una terracotta micenea, siamo di fronte a un mito che nell’arte ha trovato spazio sin dal II millennio a.C. Una ricca antologia artistica, grazie alla curatela di Luciano Rivi, ripropone il modo in cui questo personaggio è stato raffigurato nella storia dell’arte e anche il profondo intreccio di questa icona mitica con la psiche umana. “Ferine creature. Centauri, fauni, miti nell’opera di Jules van Biesbroeck e nell’immaginario moderno” è il titolo dell’esposizione ospitata nei locali della Galleria Corporate Collection BPER di Modena.

Jules van Biesbroeck, “Una bagnante (Susanna al bagno)”, 1915 circa, pastello su cartoncino, 34,5 x 24,7 cm; “Nudo maschile (Sansone al supplizio)”, 1920 circa, carboncino nero sfumato su carta da spolvero, 61,8 x 47,3 cm, Collezione BPER Banca Ferrara, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection
Sebbene nel titolo ci sia un esplicito richiamo a Jules van Biesbroeck, la mostra include anche opere di altri artisti, per un arco temporale che arriva al pieno ‘900, e differenti modalità espressive oltre alla pittura, come pastello, acquatinta, scultura e affiche, aventi quasi sempre per tema il mito del centauro e le sue declinazioni nell’arte. Centrale è la creatività dell’artista belga, nato a Portici nel 1873 e morto a Bruxelles nel 1965, che ha avuto una spiccata sensibilità per questo mito mediterraneo in un periodo turbolento del continente europeo, alle prese con i postumi della Prima guerra mondiale. Del resto, era stato proprio Nietzsche, dalle pagine di “Così parlo Zarathustra”, a urlare alla società europea di essere un ibrido tra pianta e fantasma e bisognosa di un superuomo. Abbiamo anticipato che le opere in mostra hanno quasi tutte per tema il centauro e in effetti il visitatore viene accolto da Una bagnante (pastello su cartoncino, 1915) e da un Nudo maschile (carboncino nero su carta, 1920). Queste due opere non raffigurano centauri, ma ne evocano la presenza: la bagnante, infatti, sembra ritratta nel preciso istante in cui mostra un atteggiamento terrorizzato verso il mistero che risiede dietro di lei. L’uomo nudo ha una forza e un’energia che richiamano il carattere bellicista del centauro. Entrambe le piccole magnifiche opere sono affiancate dal primo centauro vero e proprio. Anzi, due perché su un piccolo acquerello e pastello due centauri si fronteggiano richiamando un’aggressività bruta e impressionante (Lotta di due centauri, 1921).

Jules van Biesbroeck, “Centauro che uccide un cervo”, 1918 circa, olio su faesite, 118 x 52 cm, Collezione BPER Banca, Ferrara, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection; Luigi Ontani, “Gigante3razzEtá7ArtiCentAuro”, 2007, bronzo, 96 x 98 x 104 cm, Collezione Luigi Ontani, Bologna, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection
Una scultura bronzea di Luigi Ontani irrompe sul cammino del visitatore: Gigante3razzEtá7ArtiCentAuro (2007) nel titolo richiama già il senso provocatorio dell’artista bolognese che trova perfetta congruenza nell’opera esposta, dove l’ibridazione avviene su più livelli (maschile/femminile, uomo/animale, belva ferina/belva alta, ecc). La scultura continua anche con Pan (1910), significativo blocco in gesso che condivide, mitologicamente, con il centauro il carattere temuto dagli uomini e la tendenza all’allegria vinicola. Superato un blocco di piccole raffigurazioni di van Biesbroeck, molto eterogenee dal punto di vista espressivo e sospese tra sensibilità nordica (Studio per “Il felice soggiorno”, 1918) e calore marino (Floridum mare), si arriva davanti a due tele significative dal punto di vista delle dimensioni, raffiguranti due declinazioni della bellezza. La donna del Pavone, del 1905 e La bellezza, 1907, sono inserite nel capitolo dedicato al Kallós (al ‘Bello’) e mostrano due donne seminude nell’atto di ricevere (o tenere con la mano sinistra) un fiore bianco, dal tono molto accademico e soprattutto neoclassicheggiante.

Franz von Stuck, “Satiri e Ninfe”, 1913, acquaforte, 640 x 933 mm, Museo delle Raccolte Frugone, Genova, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection
Si arriva poi davanti all’opera che fa da cover della mostra. Centauro che uccide un cervo (1918) è un olio su faesite che incute reale vibrazione al guardarla nella sua verticalità. Il quadro è angosciante e sintetizza nell’accostamento di rossi violenti e arancioni tragici l’effettiva paura che il mito del centauro ha radicato nella cultura occidentale. Lo stile è meno accademico di altre opere circostanti e l’ispirazione a una laude dannunziana (molte opere in mostra richiamano temi affrontati poeticamente da D’Annunzio) non riduce il senso di inquietudine e ferina violenza dell’opera. Non è un caso che sia una delle opere più rappresentative del senso della mostra: è infatti accompagnata, di lato, dalla sua riproduzione a stampa dedicata all’esplorazione tattile dei non vedenti. La vicinanza, solo teorica, del centauro al satiro (e ancor meno alle ninfe) sono l’oggetto di un’acquaforte di Franz von Stuck del 1913, in cui i satiri sono raffigurati con altrettanta violenza e nell’atto di rapire delle ninfe (Satiri e ninfe, 1913). L’omaggio ad altri artisti presenti in questa ricognizione continua con alcune acqueforti e acquetinte di Max Klinger. I temi trattati sono quelli ferini del centauro accanto a soggetti più paesaggistici, come nel caso delle riproduzioni e illustrazioni (tra cui quelle di Gustave Doré) che richiamano alcuni riferimenti importanti della trattazione del centauro, tra i quali alcuni di Gabriele D’Annunzio e Dante Alighieri. E sempre ispirate all’intellettuale pescarese sono alcune notevoli pitture a grisaglia su vetro di Giuseppe Cellini che richiamano La morte del cervo (1907 circa).

“La Divina Commedia” illustrata da Gustave Doré, Edoardo Sonzogno Editore, 1887, libro a stampa, 33,7 x 25 cm, Studio d’Arte La Darsena, Modena – courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection
Fauni, amazzoni, centaura in amore, ninfe, centauri in lotta sono i temi di alcune piccole opere esposte nella parete successiva. Mario De Maria, Achille Boschi, Ettore Tito, Felice Tosalli, Giuseppe Graziosi, Alexander Rothaug, Giovanni Battista Crema, Ettore Tinto e Ferruccio Pasqui sono gli artisti che, agendo con diverse espressività e tecniche, confermano quanto, soprattutto nella prima parte del XX secolo, il tema fosse nelle corde degli artisti, declinato sempre con le stesse parole d’ordine: lotta, bestialità, rapimento femminile. A partire dal periodo del futurismo, la motocicletta, insieme all’auto, si afferma nella società e con essa ovviamente la rappresentazione delle due ruote contaminate dalla figura del centauro: un’altra parete della mostra è dedicata a opere pubblicitarie, manifesti e grafiche, che diventano un canale comunicativo diretto, potente ed efficace grazie a Corrado Mancioli, Plinio Codognato e Gian Carlo Rossetti. Tutti figli artistici del futurismo: era stato già Achille Funi a rappresentare Tommaso Marinetti come un centauro su due ruote associato alla velocità e alla lussuria (Marinetti. Lussuria e velocità, 1914-21).

Achille Funi, “Marinetti. Lussuria velocità”, 1914-1921 circa, olio e collage su compensato, 43,5 x 32,7 cm, Studio D’arte Nicoletta Colombo, Milano, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection; Wainer Vaccari, “Sono Chirone… sono tornato”, 2025, olio su tela, 100 x 80 cm, courtesy l’artista
Nel 1966 esce nelle sale cinematografiche il film The Wild Angels di Roger Corman e nella locandina fa bella mostra di sé un branco di centauri motorizzati che trasmette aggressività e paura. Un decennio prima Alberto Savinio aveva rappresentato una variante benevola e sapiente del centauro (Chirone, 1950): questa tempera su tela è accompagnata dalla sua riproduzione dedicata anche in questo caso all’accessibilità tattile dei non vedenti. Chiude questo viaggio artistico nel mito del centauro l’opera più recente in tema, anch’essa raffigurante Chirone, l’olio su tela del modenese Wainer Vaccari (Sono Chirone… sono tornato, 2025). L’opera, contributo creativo specifico per la mostra, raffigura l’immortale con una fiaccola che sintetizza il suo ruolo di guida per l’umanità (rappresentata da una figura umana in chiara difficoltà in mezzo a un vortice). La mostra è accompagnata dall’omonimo catalogo edito da LaGalleria Bper Corporate Collection, che include una vasta gamma di testi dedicati alla figura del centauro, ben oltre l’introduzione e illustrazione della mostra. Sono inoltre previsti laboratori didattici e visite guidate per le scuole, oltre che attività specifiche per visitatori non vedenti e ipovedenti.
Info:
FERINE CREATURE. Centauri, fauni, miti nell’opera di Jules van Biesbroeck e nell’immaginario moderno
18/04/2025 – 29/06/2025
LaGalleria BPER Banca
Via Scudari, 9 – Modena
https://www.lagalleriabper.it/
Cover image: Jules van Biesbroeck, “Lotta di due centauri, Fine di una vecchia contesa”, 1921, pastello e acquerello su cartoncino, 29,5 x 42,6 cm, Collezione BPER Banca Ferrara, courtesy BPER LaGalleria Corporate Collection

Sono Giovanni Crotti, classe 1968, e mi sento in dovere di ringraziare la scrittura perché sospinge la mia vita. Coltivo dentro di me moltitudini che mi portano a indagare, conoscere, approfondire ogni espressività culturale e creativa, per poi scriverne cercando sempre di essere chiaro e documentato nei contenuti.
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