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Disgelo: Gregorio Botta da Atipografia

Disgelo: Gregorio Botta da Atipografia

Con la sua freschezza, il suo dinamismo, i suoi suoni e i suoi equilibri ritrovati, l’arrivo della primavera compromette irreparabilmente quell’(e-)stasi di torpore ovattato, tanto confortevole quanto fragile, della natura assonnata. La personale di Gregorio Botta, a cura di Elena Dal Molin, propone ad Atipografia un’esperienza di contemplazione di quel processo in fieri che è il disgelo come metafora per la dedizione nel campo della cultura e, in generale, per le cose della vita.

Gregorio Botta, “Disgelo I”, 2024 e “Disgelo III”, 2024. Installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

Gregorio Botta, “Disgelo I”, 2024 e “Disgelo III”, 2024. Installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

Ad aprire la mostra Disgelo ad Atipografia è Aprile II, una scatola di cera con un coperchio di alabastro dentro cui nasce una fonte. Il rumore dell’acqua che scorre flebile catalizza l’udito fin dai primi passi nello spazio espositivo e diventa ipnotico sottofondo lungo tutto il percorso. Poi, all’improvviso, un fragore assordante: il disgelo è avvenuto, la superficie di alabastro si è infranta e l’acqua ha ricominciato a scorrere con la sua potenza vitale. Un video che ritrae delle cascate nei pressi di Roma, città d’adozione di Gregorio Botta, è proiettato sulla parete di cemento armato che chiude la sala verso sud: durante la visita, periodicamente, questa forza sonora ci costringerà a interrompere la contemplazione delle altre opere riportandoci all’inizio del percorso e facendoci interiorizzare il concetto dell’eterno ritorno della primavera, connotandolo in modo inedito. Man mano che proseguiamo la visita essa diventa, inaspettatamente, qualcosa di disturbante, che scuote i nostri sensi e i nostri pensieri, costringendoci a lasciarli da parte per cercare un nuovo equilibrio. È un’operazione quasi violenta, sulla cui efficacia comunicativa non ci sono, però, dubbi: ci trasmette il senso di precarietà dello stato fisico del disgelo – la sua natura incerta, in divenire, per certi versi indefinita e, soprattutto, ciclica – declinandolo lungo il percorso espositivo a partire dall’essenza materiale dell’opera che, di volta in volta, ci troviamo di fronte. Questo espediente amplifica il concetto di disgelo, caricandolo di un senso metaforico più ampio e universale, in sintonia con la vena filosofica insita in ogni opera di Gregorio Botta.

Gregorio Botta, “Disgelo”, installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

Gregorio Botta, “Disgelo”, installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

La contemplazione della natura è la matrice che quest’artista-filosofo non si stanca mai di riportare nelle sue opere. La sua è un’arte composita e calibrata alla perfezione, sia fisicamente sia concettualmente, che spesso si fa installazione per unire una varietà di materiali e sensazioni traslandole dall’ambiente naturale al contesto di riflessione che è la galleria d’arte. I materiali impiegati sono molti e diversi, ma si possono riassumere in tre macro-gruppi in base alla loro funzione. A creare l’atmosfera troviamo l’acqua, elemento sonoro principale e assoluto protagonista in Angelo della sorgente, e la luce, che nello spazio architettonico della galleria disegna il percorso espositivo portandoci fuori dall’ombra. A trasmettere il senso della concretezza della realtà sono i sassi, che costituiscono il peso che riporta a terra le divagazioni suscitate dalle opere, e il ferro, sostegno e struttura delle stesse. Infine, troviamo una triade di elementi che rispondono alla luce con differenti trasparenze: il vetro con perfezione tagliente, l’alabastro con geometria inflessibile, e la cera con avvolgente protezione. L’installazione La danse, un’evoluzione dell’opera del 2018 Sisifo (2018), riassume tutti questi elementi coronando lo spazio espositivo principale. Il dannato ha trovato un compagno per la sua pena senza senso; è ugualmente fragile – anch’esso è un’asse di vetro che si trova a fare da bilanciere tra il peso di un sasso e, all’altro capo, di una coppa di cera – ma, a tratti, per tre rivoluzioni, lo affianca in completa armonia. Mentre aspettiamo quelle tre rivoluzioni perfette il tempo si dilata per fare spazio a un pensiero che ci culla e dà sollievo.

Gregorio Botta, “Disgelo”, installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

Gregorio Botta, “Disgelo”, installation view at Atipografia, Arzignano, ph. Alberto Sinigaglia, courtesy Atipografia

Ed è proprio quest’ultima che caratterizza le opere di Gregorio Botta in modo inconfondibile, un retaggio della tecnica dell’encausto appresa ai tempi dell’accademia. Nella serie di pannelli intitolati Disgelo I, II e III diversi fogli di carta di riso intrisi di cera sono sovrapposti tra loro a celare ramoscelli di Capelvenere, un’erba spontanea le cui terminazioni sono simili a una spiga e sembra pronta a rifiorire e spargere le sue sementi una volta che il fragile strato ghiacciato sarà del tutto sciolto dal sole. Queste opere più di tutte manifestano il loro legame con lo spazio espositivo in cui le possiamo ammirare; la scelta di una carta sottilissima e quasi trasparente richiama l’essenza del luogo in cui ora ha sede la galleria d’arte, che era appunto una tipografia, e il trattamento della carta, permeata e resa più robusta dalla cera, comprende anche la sua colorazione a encausto con sfumature di grigio e arancio affini ai vecchi intonaci delle pareti della struttura, segnalando come l’identità di quel luogo non verrà mai meno. Come il materiale cartaceo ora ha una veste nuova, che ne preserva l’anima fragile e delicata con una corazza plastica che sembra una seconda pelle, così l’attività culturale che Elena Dal Molin porta avanti dal 2014 ad Arzignano ha dato un nuovo abito all’essenza di questo luogo, da sempre dedito alla diffusione della cultura. Un invito dunque a scoprire Atipografia, un progetto in divenire che vuole essere per il vicentino un fresco vento di primavera e che fino al 24 aprile 2025, con Disgelo, offre uno spazio di raccoglimento e fruizione dell’arte oltre il tempo.

Info:

Disgelo. Una mostra personale di Gregorio Botta
a cura di Elena Dal Molin
27/02/2025 – 24/04/2025
Atipografia
Piazza Campo Marzio, 26
36071 – Arzignano (VI)
www.atipografia.it


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