Quando si entra in una mostra, ci si aspetta di trovare una sequenza di opere ben disposte, pronte a svelarsi nella loro essenza nel breve istante in cui il nostro sguardo le incontra. In fondo, si presume che una mostra debba soprattutto mostrare. Ma l’arte, fortunatamente, conosce altre vie. Può raccontare la storia di un’opera, custodire tracce e memorie sotto forma di archivio, suggerire i motivi e le condizioni che ne hanno generato la nascita – il suo come – oppure ispirare, invitando il visitatore a dimostrare creatività a sua volta.

AA.VV. “Dove non sono mai stato, là sono”, installation view, piano terra, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio, courtesy Fondazione Elpis
Dove non sono mai stato, là sono a Fondazione Elpis non mostra semplicemente, provoca curiosità. Nell’intento di presentare i frutti di Una boccata d’arte – il progetto artistico diffuso nato nel 2020 da un’idea di Marina Nassim – riaccende quella sottile inclinazione che ci muove verso ciò che ancora non conosciamo. In questo caso a non conoscersi sono i cento artisti e i cento borghi italiani che li hanno accolti, i due poli di una relazione tanto inattesa quanto stimolante. A ogni artista selezionato nel corso degli ultimi cinque anni è stato affidato un piccolo borgo con il compito di trasformare quella relazione in opera. Una sfida duplice: portare l’arte contemporanea lontano dai circuiti istituzionali e innescare un dialogo “di frontiera” tra gli artisti e le comunità locali.

AA.VV. “Dove non sono mai stato, là sono”, installation view, piano terra, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio, courtesy Fondazione Elpis
Ne è nato un processo di reciproca trasformazione, che ha intrecciato materiali, relazioni e racconti ridisegnando una nuova geografia culturale, coinvolgendo anche chi, oggi, si trova a visitare questa mostra. Varcata la soglia della Fondazione Elpis, il visitatore è accolto dalla formula evocativa Abracadabra, opera del duo GRJB, invito discreto a lasciarsi attraversare da questo viaggio di contaminazioni geo-artistiche. La curiosità si accende già al piano terra, dove le opere iniziano a raccontare frammenti del progetto. I pannelli site-specific di Simone Carraro, ad esempio, evocano il “nomadismo creativo” degli artisti di Una boccata d’arte, preannunciando il senso di esplorazione che attraversa l’intera mostra. Dopo che la curiosità è stata innescata dai primi frammenti d’arte, l’intero mosaico si rivela.

AA.VV. “Dove non sono mai stato, là sono”, installation view, primo piano, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio, courtesy Fondazione Elpis
Salendo al primo piano, infatti, prende forma l’archivio-mosaico curato dall’Atelier Tatanka e disposto lungo l’intera pavimentazione della sala: un archivio vivo, che racconta, attraverso materiali eterogenei e tasselli visivi, il tessuto di relazioni nato dall’incontro tra artisti forestieri e terre ospiti. Ciascun tassello rappresenta e testimonia una tappa delle relazioni da cui l’arte in mostra si è generata. L’aspetto più affascinante di questo mosaico sta nella sua incompiutezza apparente. Non tutte le opere realizzate nel progetto sono fisicamente presenti o visibili. In molte fotografie delle residenze artistiche, l’opera è velata da campiture di colore acceso che ne cancellano la forma e insieme la mettono in risalto. È qui che l’arte mostra la sua forza più sottile: non sempre è necessario vedere per lasciarsi meravigliare. Il dualismo tra presenza e assenza, tra visione e intuizione, invita il visitatore a cambiare sguardo. L’opera si fa allora non tanto oggetto finito, ma relazione aperta; la mostra, da luogo di semplice fruizione, si trasforma in generatrice di curiosità.

AA.VV. “Dove non sono mai stato, là sono”, installation view, piano interrato, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio, courtesy Fondazione Elpis
Il percorso prosegue nel piano interrato, dove l’archivio si arricchisce dei prodotti editoriali realizzati nelle cinque edizioni del progetto. Accostate in simbiosi con le sculture di Sabrina Melis (La sera, dalle 7 alle 9), queste pubblicazioni non seguono i formati convenzionali, ma propongono una narrazione alternativa delle esperienze di cui, in definitiva, Dove non sono mai stato, là sono costituisce la memoria plastica. È una memoria destinata ad ampliare il proprio mosaico di opere – dal sonoro al video di F. Bellomo, E. Marisaldi, E. Mazzi e altri – e di narrazioni. È una memoria fatta per seguire la traccia che l’arte lascia nel suo passare e nel suo farsi relazione.
Info:
AA.VV. Dove non sono mai stato, là sono
8/05/2025 – 6/07/2025
Orari di apertura: da giovedì a domenica, h 12-19
Ingresso libero
Fondazione Elpis
Via Lamarmora 26, Milano
www.fondazioneelpis.org

Laureata magistrale in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, città dove tuttora vive, si è specializzata in estetica e critica del contemporaneo. Frequentatrice del mondo dell’arte e dedita alla ricerca, crede nel potenziale dello sguardo interdisciplinare, che intreccia il pensiero critico, tipico della formazione filosofica, e il potere comunicativo dell’arte di dare forma all’identità in divenire del proprio tempo.
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