Data / Ora
Date(s) - 21/09/2025
5:00 pm - 7:00 pm
Luogo
Spazio Zero arte contemporanea
Categorie
L’ARTE DEL DUBBIO
21 settembre – 30 novembre 2025
Spazio Zero – arte contemporanea, Casalguidi (PT)
a cura di Maurizio Vanni e Ilaria Magni
Gli artisti Fabio Carmignani, Elio De Luca, Ignazio Fresu, Alberto Gallingani, Elio Lutri, Luigi Petracchi, Rudy Pulcinelli si interrogano sul dubbio come forma d’arte.
Inaugurazione domenica 21 settembre ore 17
Dal 21 settembre al 30 novembre 2025 Spazio Zero – arte contemporanea propone la mostra “L’arte del dubbio”, prodotta e organizzata dall’Associazione Culturale Mosaika di Verbania, curata da Maurizio Vanni e Ilaria Magni, con le opere di Fabio Carmignani, Elio De Luca, Ignazio Fresu, Alberto Gallingani, Elio Lutri, Luigi Petracchi, Rudy Pulcinelli che si sono interrogati sul concetto di dubbio come via privilegiata per arrivare all’essenza della realtà e alla verità. L’inaugurazione si terrà domenica 21 settembre alle ore 17. Fino al 30 novembre l’ingresso sarà libero su appuntamento.
L’artista che affronta il tema del dubbio si dimostra coraggioso e intraprendente perché non ha paura di evolvere, di innovare, di cambiare proposta visiva, di mettere a nudo le proprie fragilità e debolezze, e di affrontare il disagio legato all’abbandono delle sue certezze. “In un tempo saturo di informazioni e sovraccarico di immagini – scrive Ilaria Magni –, l’arte che dubita non è una forma debole, ma una forza resistente. Rifiuta la narrazione lineare, la struttura chiusa, l’immagine iconica: preferisce la soglia, la faglia, la domanda”.
Nelle opere di Fabio Carmignani, l’oscurità occupa uno spazio preponderante che riduce l’aura vitale di una figura che pare “assalita” da mille dubbi. “La coscienza, rappresentata dall’oro e dalla luce – scrive Maurizio Vanni –, seppur apparentemente salvifica, può privare le persone di autenticità. Questo è il dubbio che ci pone Carmignani: dobbiamo scegliere? E in quale modo disciplineremo la nostra scelta? Solo la conoscenza legata al desiderio di crescita permetterà di non “soffrire” la distanza tra luce e ombra”.
Le figure di Elio De Luca scegliendo di rappresentare loro stesse, spesso sembrano vivere in scenari spazio-temporali differenti in cui le anime diventano più rilevanti della loro fisicità. “Per l’artista pratese – sottolinea Vanni –, il dubbio corrisponde allo sconforto di un pensiero interiore che non vuole scendere a compromessi, ma che dovrebbe evolvere giorno dopo giorno anche tenendo conto del proprio stato d’animo. Il dubbio genera un’angoscia salvifica perché assicura il desiderio di non fermarsi, di indagare i mondi dell’intangibile e di rimanere in uno stato di indecisione permanente”.
L’installazione di Ignazio Fresu (una distesa di parallelepipedi sormontati da sfere che oscillano al minimo contatto) dà alla gravità un ruolo centrale. “La sospensione tra stabilità e caduta – evidenzia Magni – diventa figura dell’esistenza: come la materia, anche noi esseri umani siamo fatti in gran parte di vuoto e tenuti insieme da forze invisibili”. “Fresu – rileva Vanni – non considera il dubbio come una condizione fondamentale per la conoscenza, bensì come un fattore che emerge, e deve essere accolto come tale, durante qualunque riflessione scientifica e filosofica. Il dubbio arriva quando la conoscenza non riesce a spiegare inedite evidenze o non comprende le modalità di risolvere problemi”.
Alberto Gallingani è un moderno sismografo che affronta le questioni del qui e ora attraverso il “Metarealismo”. “Il suo fare arte – scrive Vanni – non corrisponde né a un’azione ascetica né a un senso masochista derivato dal rimanere connesso a ‘disagi psicologici’, bensì un modo per comprendere al meglio la questione per poi, in un tempo successivo, provare a dare una o più risposte plausibili”. Nei suoi lavori, aggiunge Magni, “il dubbio non è esercizio solitario, ma interrogazione collettiva: un modo di tenere aperta la responsabilità verso il presente. L’opera non offre riparo: è testimonianza, non rifugio. Non consola, provoca; non spiega, espone le contraddizioni”.
Elio Lutri considera il dubbio come una forza positiva e propulsiva, fondamentale per il progresso scientifico e l’evoluzione intellettuale, ma anche per la crescita umana delle persone. “Lutri – scrive Vanni – è consapevole che il dubbio sia il cardine dei percorsi di ricerca scientifica, ma è altrettanto certo che sia proprio l’imprevedibilità delle arti a farci risalire alla genesi del Tutto, alle questioni apparentemente irrisolvibili che hanno strutturato la conoscenza del genere umano”. “Il dubbio, qui, è una grammatica – concorda Magni –: ordina il rapporto tra logicità e immaginazione, tra referenza e simbolo. L’opera non chiede di essere decifrata una volta per tutte: chiede di essere rimessa in funzione a ogni sguardo”.
Rudy Pulcinelli è consapevole che non può mettere in dubbio ogni cosa proprio perché il dubbio presuppone una serie di verità indiscutibili che partono dal genere umano. Nelle sue opere, l’individuo diventa unità di misura attraverso cui recuperare il valore di un dialogo in eterno divenire. “Pulcinelli – commenta Vanni – ci invita a non dubitare di tutto, ma al tempo stesso ci suggerisce di prendere provvedimenti, di passare dal pensiero all’azione, di ritrovare nel dialogo una base su cui costruire una costante crescita umana”. “Per Pulcinelli – conclude Magni – il dubbio è atto di ascolto e di apertura: riconoscere che non esiste una sola lingua né una sola verità, che l’identità si costruisce per pluralità e relazione”.
Per Luigi Petracchi il dubbio rappresenta un punto di partenza, lo stimolo per unire la conoscenza scientifica a quella esoterica, la storia ai miti, la consapevolezza alla coscienza. Decisivo è il libro apposto sull’opera che implica la responsabilità dello spettatore. “Aprirlo – dice Magni – significa accettare un patto e alterare il ritmo della visione, assumere il rischio di un contenuto che non coincide con l’immagine; non aprirlo è a sua volta una scelta legittima: restare sulla pelle dell’opera e sostare nel non detto”.
“L’arte del dubbio” sarà accompagnata da una serie di eventi paralleli interdisciplinari a tema, tutti a ingresso libero. Tra gli appuntamenti, il 23 novembre alle ore 16 è previsto un viaggio narrativo di Ilaria Magni sul dubbio nell’arte, dal titolo Il velo di Maya: un salto nel dubbio, con interventi video e performance collettiva con il pubblico.
Per info:
Spazio Zero – arte contemporanea
Via Forra di Castelnuovo, 30 Loc. Casalguidi – Serravalle Pistoiese (PT)
+ 39 339 6595081
spaziozeroartecontemporanea@gmail.com
spaziozeroart.wordpress.com
Facebook: Spazio Zero – arte contemporanea
Instagram: spaziozeroartecontemporanea
Biografie artisti
Fabio Carmignani
Fin da piccolo voleva essere un pittore, sperimentava le varie tecniche pittoriche, la preparazione dei supporti, la preparazione dei colori, si incantava ammirando le opere dei grandi maestri del passato, imparava da loro. È nato a Pistoia nel 1970, ha frequentato l’Istituto d’Arte Petrocchi della sua città, conseguendo il diploma nel 1990 ed è proprio in questi anni che ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo dell’arte: le prime mostre, i primi confronti. In seguito, ha iniziato a viaggiare spinto dal bisogno di nuove ricerche, traendo beneficio dallo studio di culture diverse dalla nostra. Ha intrapreso un percorso ponendo l’attenzione sul Mito che da sempre ha rappresentato la pittura, su come l’arte abbia la funzione di trasmettere e tramandare la conoscenza necessaria per l’evoluzione della specie. Un mezzo indispensabile per aspirare ad una dimensione superiore, uno strumento di consapevolezza e di ricerca della propria realtà interiore, una porta dell’evoluzione attraverso la quale la perfezione e l’armonia saranno il destino inevitabile dell’uomo. Nel 1992 inizia la sua attività espositiva che nel corso degli anni lo ha portato ad esporre in Italia ed in seguito all’estero. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Elio De Luca
È nato a Pietrapaola nel 1950, vive e lavora a Prato. La sua produzione artistica incede da sempre affrontando, per ampi cicli, importanti tematiche storiche ed esistenziali: il Tempo, l’Infanzia, la Madre Terra, la Mitologia Classica, il Mondo Femminile, l’Arte Sacra, ecc. Le tecniche utilizzate sono quelle del dipinto ad olio su tela e tavola, del cemento dipinto ad olio, oltre che del pastello ad olio su tela e su carta. Rilevante è inoltre la produzione di sculture in bronzo.
Nel corso della sua decennale carriera artistica ha esposto in molteplici sedi pubbliche italiane come il Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma, il Castello Aragonese di Taranto, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, la Civica Galleria d’arte del Comune di Cento, Palazzo Strozzi a Firenze, il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art a Lucca, il Museo Novecento a Firenze, il Foyer del MART a Rovereto, il Museo Oddo e la Torre Viscontea di Albenga, l’EXPO 2015 di Milano, il Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati sede centrale della Regione Toscana di Firenze, il MACA – Museo Arte Contemporanea di Acri in Calabria. Rilevanti anche le esposizioni in sedi internazionali quali il Miami Beach Convention Center ed il Boca Raton Gallery Centre di Miami (Florida, USA), il M’ARS Contemporary Art Museum di Mosca (Russia), il Foreign Art Museum di Riga (Lettonia), il Furn Art e il Centro espositivo Comunale di De Haan (Belgio), l’Istituto di Cultura Italiana di Istanbul (Turchia), il Centro d’Arte Moderna di Santa Fè (New Mexico), lo Spazio Italia a Pechino (Cina).
Ignazio Fresu
Ignazio Fresu è nato a Cagliari dove ha cominciato la formazione artistica frequentando il locale Liceo Artistico per poi completare gli studi a Firenze all’Accademia di Belle Arti.
Dal 1975 vive e lavora in Toscana. La sua poetica si prefigge di dare un volto alla bellezza dell’effimero e di ritrarre l’eterno inganno perpetrato dal tempo. A tal fine le sue installazioni scultoree giocano di continuo sulla percezione della reale consistenza delle strutture esposte. Rendendo così il senso della caducità delle cose, l’artista fa uso per le sue creazioni di materiali riciclati, rifiuti di lavorazioni industriali e scarti di un’economia di consumo, trasformandoli in opere che riflettono sia l’eccesso di spreco della società contemporanea sia la possibilità di rinascita e trasformazione. La sua ricerca artistica si ispira al pensiero filosofico, in particolare a Eraclito e Gianni Vattimo, e a tematiche ambientali ed etiche. Questa scelta non solo conferisce una nuova vita ai materiali di scarto, ma pone anche una riflessione critica sull’impatto ambientale e sul valore attribuito agli oggetti nella società contemporanea.
Dal 1973 espone in Italia e all’estero in mostre personali e collettive. Alcune sue installazioni sono esposte in permanenza a Firenze, Prato, Milano, Genova, Perugia, Cagliari, Vaiano (PO), Rovereto (TN), Montemurlo (PO), Parco del Chianti (FI), Parco di Montelisi (PI), Impruneta (FI), Guidonia Montecelio (RM), Arcevia (AN), Chiaramonti (SS) e all’estero a Belgrado, Berlino, Cuxaven (Germania), Funchal (Portogallo), La Valletta (Malta).
Alberto Gallingani
Nasce a Firenze, dove vive e lavora. Nel 1961 entra in contatto con gli artisti dell’area dell’astrazione fiorentina, in particolare con Vinicio Berti, realizzando la sua esperienza nell’ambito della Pittura di Nuova Realtà. Frequenta la Galleria Numero di Fiamma Vigo dove, giovanissimo, tiene la sua prima personale. Nel 1969 redige il Primo Manifesto della Pittura di Nuova Realtà. Nel 1971 fonda con altri lo Studio d’Arte “Il Moro” aderendo al Manifesto della Morfologia Costruttiva. Nel 1973 nasce il ciclo della Geometria Utopica. Inizia a usare anche la fotografia. È del 1977 la sua prima performance. Si avvicina poi alla Mail Art. Nel 1978 fonda con Gianni Becciani “Art in Opposition”, la prima rivista in Italia di Arte Postale e nel 1981 è invitato alla XVI Bienal de São Paulo – Arte Postal. Nello stesso periodo realizza molte foto dipinte e nel 1979 la pittura riemerge totalmente. Nasce il ciclo Lettere da Berlino (1982-1986). Dal 1992, il lavoro si evolve verso la complementarietà dei linguaggi. Nel 1998 nasce la Gallingani&associati. Partecipa alla 50ª Biennale di Venezia (2003) – Sezione Extra 50 e partecipa alla Biennale di Kyoto (Giappone). Nel 2020 fonda il Metarealismo. Sue opere sono state presentate in musei come: Stedelijk Museum di Amsterdam, Centre Georges Pompidou di Parigi, Galerie Unterm Turm di Stoccarda, Museu de Ovar e Museu Municipal de Espinho in Portogallo, Palazzo dei Diamanti a Ferrara, Galleria Comunale d’Arte Moderna a Bologna, Museo Laboratorio Casabianca a Malo, Museo Civico di Monsummano Terme, Museum of New Art Detroit (USA), Art Museum “Angel Maria De Rosa” Junin a Buenos Aires (Argentina), e in gallerie private nazionali ed estere.
Elio Lutri
“La vita è troppo breve per dedicarla ad una sola attività”. Forte di questa convinzione Elio Lutri, lucchese per nascita e formazione, ha attraversato il periodo a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale gestendo il suo studio di ingegneria civile e la sua cattedra di Meccanica e Macchine arrivando, ma solo nel 2007, all’esperienza creativa dell’arte informale e concettuale perché, come lui stesso racconta: “Essendo per natura fatto di sogni e di curiosità, era inevitabile intraprendere anche questo nuovo cammino nella vita”.
Una passione fatta di studio e di ricerca sulle tematiche, sulle composizioni, sui materiali. Nulla è improvvisato o istintivo nei suoi lavori. Tutto è composto con pazienza e senza fretta, per raggiungere un risultato stabile nel tempo e di forte impatto estetico.
Usa il colore in modo massiccio e plastico. Spesso ricorre a prodotti naturali: l’ocra delle cave di Roussillon; l’indaco dal Medio Oriente; terra o sabbia provenienti dai più svariati posti del mondo, dal Sahara alle barriere coralline, dal vicino Tirreno ai vulcani dell’Islanda. Spesso i soggetti principali delle sue narrazioni sono gli oggetti vecchi ed esausti che sono serviti in passato e che ora giacciono dimenticati in qualche angolo remoto.
Tra i maggiori riconoscimenti a questa sua ultima attività, le vittorie a InContemporanea 2015 e AOSP2016. Ha esposto anche a Pisa, Firenze, Venezia, Londra, Charleroy.
Sue opere sono esposte in permanenza al Museo Barsanti e Matteucci a Lucca e al Bois du Crazier in Belgio.
Luigi Petracchi
Nato a Firenze nel 1954, inizia a esporre agli inizi degli anni Settanta. Nel 1988, oltre ad esporre alla Biennale di Malta, vince il “Gran Premio Olimpiadi di Seul”. Fra il 2003 e il 2010 è presente in rassegne quali: Arte Fiera di Bologna, Florence Biennale e 1ª Arte Contemporanea Moderna Roma. Nel 2011 espone al MEB di Bologna, nel 2013 nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze e nel 2014 al Museo Marino Marini di Pistoia.
Nella sua carriera artistica ha approfondito varie tematiche, spingendo la sua arte a una rilettura alchemica e archetipica del reale e del quotidiano, sperimentando vari linguaggi estetici contemporanei. Di particolare rilievo le ultime esposizioni site-specific, sintesi di una ricerca complessa: nel 2017 presenta Utopia a Serravalle Pistoiese, nel 2018-19 Connessioni al Museo Datini di Prato, nel 2019 Conflitti e Armonie nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia. Nel 2022 è presente al Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari nell’ambito del progetto Il Trionfo della luce.
Nel 2024 è presente con installazioni site-specific in progetti a cura di Maurizio Vanni quali: Vanitas. L’inganno del tempo, presso Spazio Zero – arte contemporanea, e L’alchimia dei quattro elementi, al Castello, nel centro storico e nella Sala Consiliare del Comune di Scarlino. A giugno del 2024 è alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia con Cratos, personale composta da installazioni, sculture e bassorilievi selezionati fra il 1983 e il 2022 sulla tematica delle violenze. È fondatore e Presidente del “Premio Nazionale di Poesia Bacchereto”.
Rudy Pulcinelli
Rudy Pulcinelli nasce a Prato nel 1970, vive e lavora tra Prato e Pechino. Si diploma presso l’Istituto d’Arte Policarpo Petrocchi di Pistoia. Nel 1990 si iscrive alla Facoltà di Architettura presso l’Università degli studi di Firenze; inizia così una interessante e feconda reciprocità fra cultura architettonica e sensibilità artistica che impronterà la sua crescita stilistica. Dagli anni Novanta inizia anche un percorso espositivo internazionale che lo porterà ad esporre in Francia, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Germania, Paesi Bassi, Uruguay, Thailandia, Cina, Marocco, Argentina, Brasile, Canada, Giappone, India, Turchia, Russia, Spagna e Austria. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche: University of Virginia, Charlottesville, Virginia, U.S.A.; Museo di Arte Contemporanea d’esterno, Luicciana, Prato; Museo Paolo VI Arte Moderna e Contemporanea, Brescia; Sharjah Art Museum, Sharjah, Emirati Arabi Uniti; Pinacoteca, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art, Lucca; Museo Arte Contemporanea, Fundación Pablo Atchugarry, Maldonado, Uruguay; Europol Collection, The European Police Office, Den Haag, Paesi Bassi; Silpakorn Art Center, Bangkok, Tailandia; Museo Baimamedo Tibetan Art Center, 798 Art Zone, Pechino, Cina; Centre d’Art Contemporain Essaouira, Essaouira, Marocco; Museo Provincial de Bellas Artes Emilio Pettoruti, La Plata, Buenos Aires, Argentina; Museo Be.Go. Benozzo Gozzoli, Castelfiorentino, Firenze; Museo Casa Carducci, Castagneto Carducci, Livorno.



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