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Bestiario Ritrovato. Un’installazione di Nicola D’...

Bestiario Ritrovato. Un’installazione di Nicola D’Ambrosio

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Data / Ora
Date(s) - 07/03/2025 - 31/03/2025
7:30 pm - 10:00 pm

Luogo
Pu-Téca Edicola votiva d’arte contemporanea

Categorie


Bestiario ritrovato. Un’installazione di Nicola D’Ambrosio

A cura di Christian Taranto per Untitled Age Series

Luogo: Pu-teca Tramandars, Pu-Téca Edicola votiva d’arte contemporanea aperta h24.

Via Nuova 1 Borgo Casamale,SommaVesuviana (Na).

Date della Mostra: Apertura 7 Marzo 2025 dalle ore 19:30. Chiusura 31 Marzo 2025.

Performance inaugurale: Corpo Umano Corpo Animale, con Giuseppe Maisto & Nicola D’Ambrosio

Immagini stampa & Materiale Media: [Download Link]

Contatto stampa: tramandars@gmail.com  | +39 349 583 8248

Un Bestiario per lAntropocene

Il capitale e l’animale non esistono come due entità separate messe in rapporto da una congiunzione. Il capitale e l’animale sono piuttosto presi dentro una soffocante relazione feticistica che annienta le relazioni reali, materiali e corporee. Se è ormai diventato un refrain ricordare che «capitalismo» deriva da caput, «capo di bestiame[1].

Bestiario Ritrovato è un progetto espositivo che riposa su un tentativo disperato e giocoso di ricostruire il legame profondo e primordiale tra l’essere umano e l’essere animale, un legame che si è progressivamente sgretolato sotto il peso della devastazione ecologica, dell’alterazione irreversibile degli ecosistemi e dello sfruttamento dell’animale nell’iperproduzione capitalistica.

Nel borgo Casamale a Somma Vesuviana, partendo dallo spazio espositivo Pu-téca, prendono forma e spazio creature ibride: sculture nate dal riuso dei materiali di scarto.

Il bestiario di Nicola D’Ambrosio

Le opere di Nicola D’Ambrosio sono in prima istanza manifestazioni di un processo che fa del riutilizzo la sua pratica distintiva. Ogni scultura nasce dall’assemblaggio di materiali diversi, dal ferro alla plastica, tutti accomunati da un unico destino: l’abbandono. Nell’atto del recupero, Nicola D’Ambrosio non si limita a dare nuova vita a ciò che era destinato all’oblio ma si spinge fino ad infrangere le convenzioni d’uso degli oggetti, liberandoli dalle funzioni prestabilite e agevolando una rielaborazione priva di scopi definiti. Nicola chiama in causa un’estetica che non obbedisce a logiche utilitaristiche ma che si nutre della possibilità di significati infiniti. Il suo processo di creazione si fonda sull’incontro casuale di elementi disparati, gli oggetti vengono da me.

La pratica di D’Ambrosio rivela poi la sua portata critica quando, attraverso il gioco di parole dei titoli delle opere, mette in discussione le strutture culturali e visive dominanti, proprio a ricucire quella distanza tra mondo animale e umano, che noi consideriamo ancora non umano. Emerge con leggerezza l’idea dell’autonomia estetica e della tecnica, accompagnata da una riflessione più profonda sul ruolo dell’arte nel riscrivere, anche implicitamente, le regole della nostra percezione della realtà contemporanea.

Bestie a Somma, bestie sul Monte Somma

Antica montagna che abbraccia e dà corpo al Vesuvio, Il Somma è anche l’emblema di un’altra lacerazione: un tempo rifugio di una biodiversità straordinaria, oggi è minacciato da deforestazione, incendi dolosi e da un inquinamento che modifica in modo irreversibile l’habitat di molte specie. Il Somma è il simbolo di una convivenza interrotta, di una storia naturale che rischia di essere cancellata sotto il peso dell’antropocene. Bestiario Ritrovato si propone di ripopolare il borgo Casamale a Somma e, simbolicamente il Monte Somma. Le bestie di Nicola vorranno forse sottolineare che:

“Tornando al rapporto tra gli umani e gli altri animali, come abbiamo accennato, esso è qualcosa di sorprendentemente antico. Non vi è mai stato un momento storico in cui tale synousia sia andata incontro ad una rottura. Ovunque troviamo la presenza della nostra specie, anche le altre sono lì con noi. Troppo spesso, infatti, ci dimentichiamo di come la nostra identità si sia formata essendo parte integrante di un’animalità più estesa. Siamo cioè animali molto più di quanto il pensiero binario abbia tentato di oscurare. Non solo vi sono affinità biologiche lampanti tra homo sa-piens ed altri mammiferi, e non solo perché condividiamo la medesima categoria: la stessa necessità di rispondere a esigenze fisiologiche – quali ad esempio il cercare ristoro, nutrimento, riparo, appagamento sessuale – ci ricorda la nostra condizione di esistenti nella quotidianità. Vi sono infinite testimonianze circa le influenze reciproche che hanno avuto luogo proprio grazie a questo rapporto, a riprova di un’autentica co-evoluzione.”[2]

Materie, scarti e presenze

Le opere di Nicola danno voce a presenze dimenticate, danno corpo a nuove forme di vita. Gli animali ricostruiti con plastica, metalli arrugginiti, cavi e legni sono manifesti, frammenti di un ecosistema che lotta per esistere e che noi dobbiamo riiniziare a considerare come parte integrante della esistenza umana, mettendo in discussione l’idea di «natura» con l’uomo al centro.

“Chi guarda a futuri alternativi dall’interno della cultura neoliberale della speculazione non può davvero avanzare senza aver prima riconosciuto gli intimi intrecci tra vite umane e non umane e, ancor più, l’irriducibile dipendenza delle vite umane da quelle di altre specie.”[3]

Corpo Umano Corpo Animale: desideri condivisi

La performance inaugurale dell’installazione sarà frutto di collaborazione tra Giuseppe Maisto—performer attivo a Londra—e Nicola D’Ambrosio. Corpo Umano Corpo Animale vorrà indagare la sottile e inscindibile continuità tra il corpo umano e quello animale. L’azione performativa tenterà di rendere tangibile l’interconnessione tra due entità, esplorando come i gesti quotidiani dell’essere umano siano pervasi da una memoria condivisa con il mondo animale e, allo stesso tempo, come l’animale riveli tracce di una dimensione umana. Come scrive John Berger, ciò che ci divide dagli animali è un abisso di incomprensione reciproca, ma ciò che ci unisce è un linguaggio muto fatto di sguardi, posture e desideri condivisi. La performance vuole quindi segnare e aprire uno spazio di riconciliazione, in cui il corpo diventa veicolo di un racconto primordiale, oltre i confini imposti dalla razionalità umana.

[1]Capitale animale: Biopolitica e rendering, di Nicole Shukin, Tamu edizioni, 2023

[2] Animalità  tradità: le radici dello specismo, Giulia Heliaha Di Loreto, Ortica, 2024

[3] Capitale animale: Biopolitica e rendering, di Nicole Shukin, Tamu edizioni, 2023


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