Gerhard Merz. Ça Ira

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Data / Ora
Date(s) - 12/04/2025
12:00 pm - 7:00 pm

Luogo
Galleria Giampaolo Abbondio

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Da oltre mezzo secolo, Gerhard Merz interroga lo spettatore con un’opera di estrema chiarezza e, al contempo, di sofisticata complessità. Già nella sua prima mostra del 1971 al Kunstverein München, l’artista ha tracciato il fondamento teorico del suo percorso, destinato a mantenere una coerenza rigorosa nel tempo. Una fotografia giovanile—che ritrae un taglierino, una riga d’acciaio e una confezione di lampadina—si configura come un manifesto programmatico tuttora attuale. Proporzione, ordine, luce e, come nella sua prima esposizione, superfici geometriche di colore si rivelano strumenti essenziali e autosufficienti per un’arte che ambisce all’assoluto. Fin dagli esordi, è già percepibile un’istanza di trascendimento dei confini disciplinari.

Ispirato dall’architettura rivoluzionaria, Merz dissolve le linee di demarcazione tra modello e realizzazione, tra pittura, spazio e architettura, elaborando un linguaggio che interroga la natura stessa dell’opera d’arte. Nei decenni successivi, ha preso parte alle più prestigiose manifestazioni artistiche internazionali, tra cui quattro edizioni di Documenta a Kassel (1977, 1982, 1987, 1992), Westkunst a Colonia (1981), Von hier aus a Düsseldorf (1984), Chambres d’Amis a Gand (1986) e il Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia (1997). Per quest’ultimo, concepì un ambiente immacolato, una stanza bianca all’interno del padiglione, in cui la struttura e la luce di migliaia di tubi fluorescenti trasformarono la visita in un’esperienza percettiva totalizzante, capace di sospendere le connotazioni storiche e stilistiche dell’edificio stesso. Da allora, la sua ricerca si è articolata attraverso dipinti e sculture di grande formato, spesso a scala architettonica, presentati in numerose esposizioni personali.

Merz propugna un processo di radicale disillusione, una epurazione dell’arte da contenuti illusori, casualità, approssimazioni e narrazioni di attualità presunta. Questa posizione lo pone in netta antitesi rispetto alle tendenze dominanti nell’arte contemporanea. “Merz sembra rappresentare un vuoto che non implica né trascendenza né sottomissione alla banalità”, scriveva Thomas McEvilley nel 1995. L’estrema riduzione dei contenuti, coniugata a un’astrazione formale di rigore assoluto—che è, in realtà, una costruzione complessa—avrebbe potuto condurre ad una stasi concettuale o persino a una forma di amarezza. Le opere di Merz, invece, dimostrano come la negazione possa rivelarsi non un vincolo, ma un principio di liberazione: la riduzione esalta possibilità e percorsi alternativi che emergono con ancora maggiore evidenza proprio in virtù delle restrizioni imposte.

L’attività artistica di Merz si distingue per una precisione assoluta, sia essa espressa in disegni, fotografie, dipinti, modelli in scala reale o architetture realizzate da terzi. “Difendo il diritto umano di fare arte senza motivo”, afferma l’artista, rivendicando un’operatività che trascende la dimensione del concetto puro.

Nel corpus dell’artista, numerosi titoli di opere e mostre attestano la sua profonda affinità con l’Italia e la sua tradizione artistica: Archipittura, Costruire, Brennero-Duomo-Dove Sta Memoria, Mare, Mondo Cane. Con una determinazione imperturbabile, Merz prosegue il proprio cammino, anche in un’epoca segnata dall’instabilità. L’artista, dopo un significativo periodo di riflessione, riprende la sua attività creativa proponendo un nuovo ciclo di opere, Ça ira, creato appositamente per gli spazi della Galleria Giampaolo Abbondio ed ispirato al celebre canto rivoluzionario francese. I monocromi in bianco e arancione, insieme a un dittico in verde e rosa dedicato a Marcel Duchamp, si inseriscono in un dialogo essenziale e vibrante con l’architettura rinascimentale della galleria, riaffermando il potere della forma pura.

La mostra è curata da Frank Boehm, curatore e architetto, fondatore e direttore del Museo Mitoraj di Pietrasanta dal 2024.


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