Data / Ora
Date(s) - 18/09/2025 - 15/10/2025
10:00 am - 5:00 pm
Luogo
Spazio Thetis
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La memoria come radice creativa, l’infanzia come terreno condiviso: è intorno a questo nucleo che si sviluppa la mostra personale di Walter Davanzo, Sulle tracce dell’infanzia, allestita presso la Tesa 106 dell’Arsenale Nuovissimo di Venezia e curata da Saverio Simi De Burgis.
Il percorso espositivo non ha il carattere di un’antologica, ma segna una tappa significativa nella ricerca di Davanzo, focalizzandosi sul recupero di immagini e ricordi che diventano tracce di una memoria primitiva e universale. Le opere, spesso ispirate a vecchie fotografie scolastiche, non rimangono legate alla dimensione privata, ma si trasformano in un “album collettivo” in cui ciascuno può riconoscersi. Ironia e malinconia, realismo e lirismo convivono in un linguaggio pittorico che nasce da un originario approccio fotografico e si apre poi a riferimenti all’Espressionismo e al Surrealismo, fino a rimandi diretti a figure come Francis Bacon, Gerhard Richter, Marlene Dumas e Carmelo Zotti.
Come sottolinea il curatore, la pittura di Davanzo non si limita a un gesto nostalgico, ma restituisce alla memoria infantile un valore vitale e persino terapeutico: «Ogni dipinto – scrive Simi De Burgis – è una traccia che rievoca un mondo lontano ma ancora presente, che appartiene tanto all’artista quanto a ciascuno di noi».
Davanzo è un artista affermato, con opere presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Autodidatta, ha trovato un punto di svolta nell’amicizia con Carmelo Zotti, che lo ha indirizzato verso una dedizione esclusiva alla pittura. Altrettanto fondamentali sono stati i viaggi – dal Sud America all’Africa, soprattutto in Kenya e nel suo amato Marocco, fino all’Europa, con la lunga permanenza a Berlino negli anni ’90 – che hanno ampliato la sua sensibilità e il suo immaginario, intrecciando influenze culturali eterogenee.
Il rapporto con la memoria rimane tuttavia il filo conduttore: un legame profondo con i genitori, i compagni di scuola, le figure che hanno plasmato la sua infanzia e che riaffiorano nei dipinti come presenze sospese tra intimità e universalità. È un passato che ritorna con lieve malinconia, ma anche con l’ironia necessaria a garantire continuità e apertura verso il futuro.
In questa prospettiva, la pittura di Davanzo non è mai puro virtuosismo formale, ma un linguaggio di contenuti: uno strumento per esprimere esperienze vitali ed esistenziali, e per condividere con lo spettatore quella memoria collettiva che appartiene a tutti noi.



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