Trio Alchemico

Trio Alchemico
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Data / Ora
Date(s) - 02/03/2019 - 07/04/2019
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AULA MAGNA RITA LEVI MONTALCINI

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MOSTRA DI PITTURA DI ENRICO MANELLI, GIANNI MANTOVANI, ENRICO MULAZZANI
CURATORE DOMENICO DIFILIPPO
INTERVENTO CRITICO MICHELE FUOCO
PROMOSSA DALL’ASSESSORATO ALLA CULTURA COMUNE DI MIRANDOLA

Intervento critico di Michele Fuoco

Alchimia come vera sapienza nel fare le cose, analisi sottile nel processo di realizzazione dell’opera con un linguaggio di codificazione personale, bisogno conoscitivo a cui Enrico Manelli, Gianni Mantovani e Enrico Mulazzani non si sottraggono, in una condivisione comune di arte e vita. I tre artisti (Tris alchemico) sanno guardare al futuro senza rinunciare al passato, cercando nuove strategie conoscitive. Un affresco di vita, affettuosamente concepito, esprimono le Nuvole (ceramica raku) alle quali è rivolto lo sguardo disincantato di figure umane (terracotta) che Enrico Manelli ha concepito nella sostanza della materia povera. L’artista stabilisce un gioco di corrispondenze, annullando la distanza tra le nuvole che assumono l’aspetto di volto umano in cui le creature sembrano specchiarsi. Uno spettacolo definito nella nozione di intimità, di sentimenti, di relazioni, di sguardi, di rimandi. Una scena di elevazione estetica e poetica, di coloritura fantastica, di impronta onirica. Molteplici i nessi in un sistema di configurazioni, anche misteriose, che sfociano nell’immaginario. E nella dimensione illusoria vivono i Fantasmi d’amore, creature femminili concepite come “ciò che resta dei sogni”. Sul fondo bianco del quadro emergono figure che mostrano le loro nudità, assumono aspetti angelicati, sorprendono nei loro sguardi enigmatici verso un desiderio vago, una lusinga ignota. Nelle pose, nei gesti mettono in evidenza il rapporto con oggetti, scarpe, libri che costituiscono, con caratteristiche scenografiche, una sorta di dilatazione stessa della figura umana, così come si può manifestare in un viaggio fantastico di riscoperta, di illusioni, tenuti sulla soglia delicatissima tra il manifesto e l’occulto. La qualità della pittura, nei suoi segni, nell’articolarsi degli elementi interni, afferma Gianni Mantovani nella sua opera che assume connotazioni astratte sulla superficie su cui germogliano elementi di natura come forme di genesi, di divenire, di essere. Particolari (fiori, fili d’erba, farfalle, uccelli…) acquistano, come inconfondibili notazioni di grazia, un disarmante
candore, la fragranza del visibile in uno spazio monocromo che si dipana per flussi affettivi. E’ sempre vigile la coscienza del dipingere in un percorso gioioso di creazione, con un linguaggio di sottile alchimia che riassume colori, profumi e suoni della natura che l’artista ha ritrovato soprattutto, nella delicatezza di luce, dopo un viaggio in Africa. Nella coralità d’immagine il colore si fa lievito, alito di aspetti naturalistici, aderendo con semplicità alle cose. Mantiene una innocenza miracolosa, una ebbrezza panica, una forte componente emozionale, sostenuta dalla purezza e freschezza della parola che determina i titoli delle opere (sognare all’alba, danzare con il vento, ora è luce, c’è un fiore all’orizzonte, vivere un ricordo, quando nasce l’aurora, vestiti di sole, lassù dove nasce amore, vivere un ricordo, guardare al cielo, la notte che ti tocca…), perché la pittura possa vivere anche nel mistero della magia verbale, nel flusso di pensieri e di emozioni. In una dimensione astratto-informale si svolge la ricerca di Enrico Mulazzani, con un linguaggio regolato da criteri razionali o da una gestualità controllata. Un perfetto equilibrio di figure geometriche, di relazioni reciproche, si esplica in composizioni materiche strutturate con plexiglass, carta da incisione su cui l’artista misura ogni linea, ogni gradazione di colore a tecnica mista, con accensioni di oro rosso e soluzioni di oro bianco, con elementi selettivi di nuova considerazione estetica e linguistica. Grondanti di polifonia cromatica, con l’adozione di una diversa tavolozza e di spessori variabili con la spatola o il pennello, si offrono le pitture informali si caricano di energia, di pienezza anche emotiva e di oscura germinazione. Su tavola o carta si avvera una tensione iconografica che si trama di nuclei cromatici che inscenano una danza con effetti sbalordivi per la sapiente combinazione di colori e per il loro potere di suggestioni. L’artista moltiplica i particolari e li sconvolge dispiegando una scandita articolazione spaziale, dove le forme libere rinserrano una veemenza, una tensione ansiosa di esistenza. Tante scene in movimento con tessere di un mosaico fantastico, con macchie come affermazione di slancio vitale, modulazione di emotività, compenetrazione di diverse forme che sembrano seguire un ritmo musicale.

Immagine di copertina: Gianni Mantovani, È già mattino, cm 96×96.


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