La questione dell’identità nell’epoca contemporanea si configura come un orizzonte polarizzato tra estremi apparentemente inconciliabili: la percezione di essere tutto e quella di essere nessuno, la memoria e l’oblio. In questo campo di indagine, Friedrich Andreoni si muove all’interno di una dialettica sottile, quella che intercorre tra presenza e assenza, tra ciò che riaffiora e ciò che si sottrae alla comprensione immediata. La sua ricerca artistica si nutre di una fenomenologia dell’intermittenza, dove ogni tentativo di costruire senso procede per accumuli, scarnificazioni e derive, senza mai concedersi alla chiarezza definitiva di una conclusione. Another Chance, personale dell’artista curata da Giulia Giacomelli presso Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti a Bologna, sede dell’associazione culturale Alchemilla, si presenta come un’indagine sulla possibilità di riattivare la memoria di uno spazio (nel quale l’artista, di base a Berlino, ha trascorso due mesi di residenza) attraverso dispositivi percettivi che rilevano, analizzano e rispecchiano l’architettura trasformandola in un ambiente semantico, carico di indizi, da attraversare. Il palazzo nobiliare cinquecentesco diventa così non mero contenitore espositivo, ma materia viva di un intervento artistico che dialoga in ogni particolare con le sue stratificazioni materiche e temporali.

Friedrich Andreoni, “Somewhere”, 2025, in “Another Chance”, Alchemilla, Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna. Photo © Leonardo Morfini
L’opera che accoglie il visitatore nel cortile centrale del palazzo rivela fin dall’incipit l’intenzione dell’artista di operare una trasfigurazione archeologica del dato architettonico. Somewhere (2025), calco in resina epossidica blu di un camino presente in una delle sale dell’appartamento nobiliare al primo piano, si presenta ribaltato sul pavimento marmoreo con una levità e trasparenza che sembra sfuggire alla propria materialità per evocare una preziosa massa d’acqua condensata. Il processo di calco, eseguito con tecniche professionali mutuate dal restauro, estrae un dettaglio sedimentato ai margini dell’attenzione per assegnargli un inedito protagonismo come nuovo baricentro nello spazio aperto. La trasposizione genera un cortocircuito temporale: l’elemento architettonico, privato della sua funzione originaria, appare estraneo e familiare al tempo stesso, incarnando nella sua illusionistica immaterialità una zona liminare tra esistenza e proiezione mentale.

Friedrich Andreoni, “no one n.one”, 2025, in “Another Chance”, Alchemilla, Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna. Photo © Leonardo Morfini
Salendo al piano nobile, l’intervento sonoro no one n. one (2025) attiva una riflessione sulla condizione identitaria contemporanea mediante l’assonanza dei termini inglesi “one” (uno) e “none” (nessuno). Due casse, poste ai lati della porta di accesso alla loggia, diffondono la voce dell’artista che elenca ritmicamente variazioni verbali incentrate sull’essere nessuno: “I’m no one / nobody’s one / the broken one / one too much / the one who stays / one who burns”. Questa partitura continua di rimbalzi tra concetti antitetici restituisce la crisi contemporanea dell’ego-riferimento, scandagliando la possibilità di essere nella condizione di chi tenta con ostinazione di abitare gli interstizi, sfuggendo tanto all’enfasi della definizione quanto all’inerzia dell’invisibilità. L’opera si pone in dialogo con un affresco staccato che rappresenta l’accecamento di Polifemo, in origine collocato sul camino di una stanza interna e attualmente incastonato nella parete del corridoio esterno. Suggerendo un’assimilazione tra soglia sonora e soglia pittorica, Andreoni trasforma lo stratagemma di Ulisse in una condizione esistenziale permanente, operando una sorta di fenomenologia dell’invisibilità che trova nella reiterazione ossessiva il proprio meccanismo generativo. Varcata dunque la soglia, il percorso espositivo si snoda attraverso una sequenza di opere che articolano diversi registri percettivi mantenendo costante l’attenzione al rapporto tra corpo e architettura.

Friedrich Andreoni, “Another Chance”, 2025, in “Another Chance”, Alchemilla, Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna. Photo © Leonardo Morfini
Another Chance (2025), l’opera che dà il titolo alla mostra, rappresenta anche il momento di massima evidenza concettuale del progetto, in cui viene portato allo scoperto il meccanismo speculativo che negli altri lavori risulta più cifrato. Una torcia meccanica, seguendo una traiettoria circolare, crea un cono di luce che inquadra a rotazione diverse porzioni del soffitto affrescato di una delle sale immersa nel buio totale, trasformando la superficie della volta in un susseguirsi di apparizioni frammentarie. La strategia dell’artista (qui in modo emblematico, negli altri lavori in maniera più sotterranea) consiste nell’enfatizzare la precarietà della visione per istituirla come precondizione necessaria di una percezione amplificata, sensibile nel recepire ciò che svanisce attraverso le sue impronte. L’impossibilità indotta dall’artista di cogliere la struttura architettonica e il suo rivestimento pittorico nel suo complesso ragiona su come, nella nostra percezione, l’esperienza dello sguardo sia un tutt’uno con la memoria, il tempo e le istanze della soggettività. La stessa ambiguità tra non-ancora e non-più ritorna nelle due grandi tavole (ricavate da una cassa da spedizione) intitolate Flooding 1 e Flooding 2 (2025), esito di un dettagliato studio storiografico del palazzo ospitante. Le due vedute architettoniche, eseguite a fusaggine su una velatura gessosa che richiama le stratificazioni di intonaco scalcinato della stanza in cui sono collocate, richiamano per dimensioni e posizionamento le porte murate che si intravedono nelle pareti, mentre il blu intenso su cui poggiano gli abbozzi architettonici è lo stesso rilevato tra le tracce superstiti di un affresco situato nel cortile del palazzo (di cui, scopriamo a questo punto, il calco del camino in resina costituisce un’ulteriore emanazione). Questi elementi, che acquisiscono senso nella stringente relazione con l’edificio storico pur nell’inversione di parametri tra struttura e decorazione, fuori e dentro, funzionano come un sofisticato dispositivo memoriale in cui i vuoti si riempiono di informazioni e le incongruenze diventano indizi.

Friedrich Andreoni, “Flooding 1” and “Flooding 2”, 2025, in “Another Chance”, Alchemilla, Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna. Photo © Leonardo Morfini
Tutta la mostra è attraversata da una traccia sonora fantasmatica, una sorta di monodia gregoriana, in realtà, una “cover” di un celebre motivo pop degli anni ʽ90 interpretata da un soprano specializzato in canto rinascimentale, registrata negli spazi di Alchemilla. Si tratta dell’installazione Better off alone (2025), dove una piccola radio accanto a un letto vuoto (allusivo all’esperienza di residenza dell’artista nel palazzo, ma anche alla solitudine necessaria per elaborare l’atto creativo) si configura come un tentativo sonoro di costruzione architettonica. La sovrapposizione tra il riverbero registrato al momento dell’esecuzione e quello generato dalla diffusione della traccia sonora, inglobati nel medesimo spazio, propone una lettura analitica, ma al tempo stesso integrata a livello percettivo, della sua stratificazione spaziale e temporale. Il percorso espositivo si conclude con l’installazione ambientale Untitled (Reflectors series), 2025, protagonista dell’ultima sala, la stessa in cui si trova il camino utilizzato come matrice del calco in resina blu del cortile. Qui, disseminati a terra, si trovano decine di riflettori di luce smontati da torce di varia misura e provenienza. Questi corpi, privati della propria interna sorgente luminosa, vivono di luce altrui mappando lo spazio in modo diverso a seconda dell’illuminazione che ricevono nelle diverse ore del giorno, esattamente come le conchiglie riflettenti che nei cosiddetti “Bagni di Mario” rifrangevano e irradiavano la luce naturale proveniente dall’oculo centrale. In questa cisterna di epoca rinascimentale, realizzata dall’architetto palermitano Tommaso Laureti (autore anche di interventi progettuali a Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti) per alimentare la Fontana del Nettuno nella piazza principale di Bologna, tali elementi erano collocati in una nicchia a forma di conchiglia, analoga all’elemento decorativo più evidente del camino.

Friedrich Andreoni, “Better off alone”, 2025, in “Another Chance”, Alchemilla, Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna. Photo © Leonardo Morfini
L’intervento di Andreoni, per concludere, si configura come dispositivo di riattivazione visiva e memoriale che, procedendo per risonanze e corrispondenze, trasforma lo spazio espositivo in un’ambientazione concettuale dove ogni elemento concorre alla costruzione di un’esperienza sottratta alla logica della fruizione immediata. L’artista opera secondo una fenomenologia dell’intermittenza che trova nella discontinuità la propria forza generativa, suggerendo come ogni attraversamento dello spazio possa contenere in sé un’altra possibilità. La proposta della mostra, da considerare nel suo insieme come macro-installazione e non come successione di opere correlate e accomunate da un tema, è quella di un’esperienza sensoriale ed estetica da costruire in un tempo dilatato attraverso un processo di analisi e di progressiva astrazione formale delle risultanze. Il palazzo storico, scandagliato dall’artista con attenzione maniacale per risemantizzarne i dettagli in apparenza più irrilevanti in una sorta di misurazione alternativa, acquisisce in questo intervento una nuova e suggestiva configurazione, fondata sull’emersione della misteriosa identità acquatica postulata dai lavori che in mostra fanno da corollario ad Another Chance, al tempo stesso motore concettuale e prototipo metodologico del progetto.
Info:
Friedrich Andreoni, Another Chance
22 – 31/05/2025
a cura di Giulia Giacomelli, nell’ambito del progetto Residenze-Studio 2025 di Alchemilla
Palazzo Vizzani Lambertini Sanguinetti, Bologna
www.alchemilla43.it/
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
NO COMMENT