READING

Flowers: dal Rinascimento all’intelligenza artific...

Flowers: dal Rinascimento all’intelligenza artificiale al Chiostro del Bramante, Roma

Natura e artificio sono da sempre categorie estetiche fondanti di ogni riflessione sull’arte, ma come declinarle nel contemporaneo? La mostra Flowers. Dal Rinascimento all’Intelligenza Artificiale, curata da Franziska Stöhr assieme a Roger Diederen con la collaborazione con Suzanne Landau e il sostegno di Campomarzio70 e di Coldiretti, intende interrogare questi princìpi, riflettendo su come pratiche artistiche sempre più sostenibili in relazione alla natura siano in grado di integrare ricerche scientifiche e tecnologiche innovative, suggerendo una nuova sensibilità ecologica e multimediale. Protagonista è l’arte botanica con le sue possibili trasversalità: la mostra si articola tra anacronismi, iconografie, simboli, sperimentazioni, temi e attualità, configurandosi come un complesso altamente sensoriale in cui, oltre al visuale, all’uditivo e al tattile, è l’olfatto a lasciare una traccia esperienziale.

Austin Young (Fallen Fruit), “Temple of Flowers” (“Il Piccolo Paradiso”), 2025. Commissioned by Chiostro del Bramante for the exhibition “Flowers”. Courtesy Austin Young; photo: Giovanni De Angelis

Austin Young (Fallen Fruit), “Temple of Flowers” (“Il Piccolo Paradiso”), 2025. Commissioned by Chiostro del Bramante for the exhibition “Flowers”. Courtesy Austin Young; photo: Giovanni De Angelis

Nella prestigiosa cornice del Chiostro del Bramante (costruito nel 1504) a Roma, ci accoglie la scultura Giant Triple Mushroom, 2018, di Carsten Höller, che ha più volte ricalcato questa iconografia anche in virtù dei suoi studi in agronomia. Segue la scenografica installazione site-specific Tempio dei Giori (Il Piccolo Paradiso), 2025, di Austin Young (Fallen Fruit), che in dialogo con gli affreschi rinascimentali delle lunette e l’architettura del Bramante, configura l’ambiente immersivo di un giardino vivido e immaginifico. ‘Ecologia’ è la parola chiave alla mostra. Sia il progetto Map Showing the Origin of Flowers, 2025, progettato da Sofarobotnkik, sia la stampa fotografica Honeyflower 1, 2023, di Maximilian Prüfer, intendono sensibilizzare nei confronti del tema dell’impollinazione come pratica tanto necessaria per gli organismi viventi, quanto drammaticamente in via di estinzione. A questi dati poeticamente elaborati, segue il progetto di Tomáš Gabzdil Libertiny, Honeycomb Head of the Emperor Hadrian, 2023, pensato in collaborazione con The Israel Museum, e raffigurante una serie di calchi scultorei a nido d’ape, fino a giungere un modello 3D del volto dell’Imperatore Adriano (76-138 d.C.), figura simbolo del buon governo.

Tomáš Libertíny with Rami Tareef and Dudi Mevorah (curators of The Israel Museum,Jerusalem), “Crafted by Bees”, 2023, installation view detail

Honeycomb head of the Emperor Hadrian, 2023. Tomáš Libertíny with Rami Tareef and Dudi Mevorah curators of The Israel Museum, Jerusalem, Photo © The Israel Museum, Jerusalem, by Tomáš Gabzdil Libertíny

Quella proposta è una visione multiculturale in cui si affiancano letture simboliche dell’arte botanica nel globo: oltre alle opere di Stefan Eberhard, Arabidopsis thaliana, 2011, e Marianne North, che guardano alla biodiversità, spicca la stampa fotografia di Andreas Gursky, Pyongyang I, 2007, che inquadra una perfetta coreografia eseguita dagli abitanti della Corea del Nord per l’Arirang Festival, incentrato sui simboli floreali. Una tale immagine dialoga con le immagini video dell’installazione di realtà aumentata Forest Flux, 2023, di Tamiko Thiel And/P, che attraverso uno studio sul micro-clima delle foreste bavaresi, esplora l’impatto dei cambiamenti climatici attraverso la sovrapposizione di specie arboree rampicanti, tra tutte l’abete rosso, generando una foresta climatica virtuale e immersiva. Tra mito e spiritualità, la mostra cita figure della classicità antica tra cristiano e pagano: ecco che la composizione scultorea di Jean-Baptiste Carpeaux, Le Triomphe de Flore, 1873, omaggia la dea romana Flora, venerata durante i Floralia quale simbolo della primavera e della fertilità si presenta al fianco dell’Annunciazione, 1714, di Giuseppe Castellano, in cui emerge l’iconografia centrale del giglio, quale simbolo di purezza e castità. Di contrappunto sono il dipinto Narcisse, 1876, di Edouard-Thèophile Blanchard, che nel rivisitare il mito narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, suggerisce un estetismo decadente, affiancata alla scultura Eve, 1866, di Jules-Aimée Dalou, che con la sua composizione serpentinata, rimanda all’archetipo dell’Albero della Conoscenza.

Victor Freudemann, “Floral Splendorin the Light ofthe Greenhouse”, oil on canvas,151 x 173 cm, courtesy Sebastian Kempf, Muenchen and Florentine Biere, Lohr, photo: Giovanni De Angelis

Victor Freudemann, “Floral Splendorin the Light ofthe Greenhouse”, oil on canvas,
151 x 173 cm, courtesy Sebastian Kempf, Muenchen and Florentine Biere, Lohr, photo: Giovanni De Angelis

In questo percorso anacronistico, centralità viene data al Rinascimento non solo in relazione al contesto museografico, ma anche in virtù dell’alleanza instaurata tra arti e scienze. Ecco che la scelta della sala Wunderkammer risulta attualissima per una nuova lettura dell’arte botanica nel contemporaneo. Tra trattatistica, mirabilia, memento-mori, still-life e sperimentazioni grafiche e digitali, le opere in mostra intendono nuovamente valorizzare una riflessione intorno alla relazione tra natura e artificio. Patricia Kaersenhout presenta la stampa digitale Of Palimpsests and Erasure, 2021, rivisitando il trattato settecentesco di Metamorphosis insectorum Surinamensium, 1705, tra illustrazione e immagine digitale. Sostenibilità, riciclo, assemblaggio e grafica sono al centro delle riflessioni di Miron Schmückle per l’acquerello Flesh for Fantasy, 2022, in dialogo con le opere rinascimentali Still-life, 1618, di Rob e Nick Carter, Vaso di fiori, fine XVI – inizio XVII sec – di Jan Brueghel il Vecchio e i minuziosi dipinti Etude de botanique, 1615, di Girolamo Pini. A sostegno di una cultura dell’abbondanza e della fertilità, sono le due grandi cornucopie Delft Snowball e Madame Moulliére, 2021, di Ann Carrington, che cita l’iconografia delle nature morte fiamminghe in chiave scultorea.

Rebecca Louise Law, “Calyx”, 2023, dried flowers, copper wire, variable dimensions, photo: Giovanni De Angelis

Rebecca Louise Law, “Calyx”, 2023, dried flowers, copper wire, variable dimensions, photo: Giovanni De Angelis, © Rebecca Louise Law

Segue un attraversamento sensoriale immersivo con l’installazione site-specific, Calyx, 2021, di Rebecca Louise Law, consistente nel riuso sostenibile di 100.000 fiori essiccati, in origine destinati al macero, per riflettere su una nuova simbologia dei fiori tra bellezza e transitorietà.  L’approccio estetico si affianca a considerazioni politiche nelle opere Extra-natural, 2023, di Miguel Chevalier, che ripensano i cicli vitali attraverso l’arte algoritmica per configurare un giardino immaginario. Altri artisti ripensano l’iconografia dei fiori quale simbolo incondizionato di pace: è così per Kehinde Wiley, con la serie Portrait of a Florentine Nobleman, 2019, e per Thilo Westermann, Owanto, e Taryon Simon. Questa declinazione sembra culminare nel paesaggio illusionistico Blackfield, 2008-2015, di Zadok Ben-David, in cui si osserva uno sconfinato campo di fiori realizzato attraverso un accurato studio di illustrazioni botaniche, che solo apparentemente si presenta in bianco e nero per poi rivelarsi, nel suo attraversamento, come una composizione di migliaia di fiori in acciaio incisi a colori.

Studio Drift (Lonneke Gordijn and Ralph Nauta), “Meadow”, 2024, aluminum,stainless steel, printed fabric, LEDs, robotics, variable dimensions, photo: Giovanni De Angelis

Studio Drift (Lonneke Gordijn and Ralph Nauta), “Meadow”, 2024, aluminum,
stainless steel, printed fabric, LEDs, robotics, variable dimensions, photo: Giovanni De
Angelis, courtesy the Drift

Conclude la mostra un dialogo riuscitissimo che supera il tempo storico. L’installazione Meadow, 2024, di Studio Drift, composta da una serie di sculture cinetiche sospese che mimano il fiorire di un ciclo vitale attraverso differenti cromie, suggerisce  una coreografia poetica che sembra rendere immersivo il dipinto Preraffaellita, The Pilgrim in the Garden or Heart of the Rose, 1901, di Edward  Burne-Jones con la collaborazione di William Morris, dipinto che cita i cinque episodi tratti dal poema cavalleresco Le Roman de la Rose in cui si narra il viaggio di un poeta pellegrino in un giardino incantato, dove il protagonista si innamora di una rosa inarrivabile perché nascosta da un cespuglio di spine. Si dovrà attendere il soccorso del dio Amore per raggiungere un tale desiderio che diviene metafora di una ricerca spirituale. Con questa mirabile citazione cortese si conclude la mostra Flowers, consegnandoci una riflessione tanto estetica quanto effimera, tanto simbolica quanto sostenibile della natura e dell’artificio dell’arte.

Info:

AA.VV. Flowers. Dal Rinascimento all’Intelligenza Artificiale
14/02 -14/09/2025
Chiostro del Bramante
Arco della Pace, 5 – Roma
www.chiostrodelbramante.it


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.