In occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita di Gabriele Basilico, Palazzo Altemps a Roma ospita una mostra che non si limita a celebrare la maestria di uno dei più grandi interpreti della fotografia italiana, ma invita a una riflessione profonda sulla natura stratificata dello spazio urbano e sul rapporto tra memoria storica e contemporaneità. Curata da Matteo Balduzzi e Giovanna Calvenzi, l’esposizione “Gabriele Basilico. Roma” offre un percorso immersivo attraverso oltre cinquanta opere che documentano il legame quasi simbiotico del fotografo con la Capitale.
Le fotografie in bianco e nero di Basilico, realizzate tra il 1985 e il 2000, svelano una Roma che si presenta non come una città unitaria, ma come un palinsesto, un testo complesso che porta i segni di epoche diverse. Attraverso il suo obiettivo, Basilico cattura la tensione tra monumentalità e quotidianità, tra la perennità del passato e la transitorietà del presente. Il fotografo milanese non si limita a documentare la città, ma la interroga, ne scompone le strutture, rendendo visibile l’intreccio di memorie che compongono lo spazio urbano. Una delle sezioni più affascinanti della mostra è rappresentata dai sessanta fogli originali di provini a contatto e dagli appunti manoscritti. Questi materiali non solo testimoniano il rigore metodologico di Basilico, ma evocano un processo creativo che si avvicina all’archeologia: ogni immagine è il risultato di una ricerca, di una selezione attenta che mira a estrarre il senso profondo del luogo. Il fotografo, come un archeologo, scava nel tessuto urbano, alla ricerca di quelle tracce che rivelano la sua essenza più autentica.
Al centro del lavoro di Basilico vi è un profondo interesse per l’evoluzione delle città e per la complessità del paesaggio urbano. La sua ricerca è caratterizzata da un approccio metodico, quasi scientifico, che unisce sensibilità estetica e rigore documentaristico. Basilico non si limita a fotografare edifici o strade, ma cerca di cogliere l’interazione tra lo spazio costruito e i suoi abitanti, tra l’architettura e il tempo che la trasforma. Questo lo porta a sviluppare un linguaggio visivo che è al tempo stesso poetico e analitico, capace di restituire la profondità della città come organismo vivo. Un aspetto essenziale della sua ricerca è l’attenzione verso i margini e le periferie, spazi spesso trascurati dalla narrazione ufficiale ma fondamentali per comprendere la struttura e l’identità di una città. Attraverso le sue immagini, Basilico racconta una Roma che non è solo monumentalità, ma anche quotidianità, una città fatta di contrasti e stratificazioni, in cui passato e presente convivono in un equilibrio dinamico. Particolare rilevanza assume anche il suo interesse per le città industriali e portuali, contesti che Basilico esplora con lo stesso rigore e poesia riservati ai centri storici.
La sua indagine si estende oltre la fotografia, abbracciando un processo di studio che include letture, interviste e lunghe esplorazioni dei luoghi da rappresentare. Questo metodo gli consente di cogliere la complessità della città non solo come spazio fisico, ma come tessuto sociale e culturale, dove ogni elemento è interconnesso. Basilico riesce a trasmettere la bellezza nascosta di spazi marginali, trasformandoli in protagonisti di una narrazione visiva che ne esalta l’importanza storica e simbolica. Il suo lavoro è quindi un invito a riscoprire i luoghi che spesso sfuggono alla nostra attenzione quotidiana, rivelandone la ricchezza e il significato. Le stampe di grande formato, esposte in dialogo con gli spazi di Palazzo Altemps e i suoi reperti archeologici, creano un’interazione unica. La monumentalità delle fotografie di Basilico trova un contrappunto negli antichi marmi e nei frammenti di un passato remoto. Questo dialogo sottolinea una delle intuizioni più profonde del fotografo: l’idea che la città non è solo un luogo fisico, ma un luogo di memoria, in cui passato e presente convivono in una tensione costante.
Basilico ha sempre guardato alla città come a un organismo vivo, in continua trasformazione. Le sue fotografie non sono mai semplici vedute, ma riflessioni sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, tra lo spazio costruito e il tempo che lo modella. La mostra mette in luce anche l’attenzione del fotografo verso la Roma moderna e contemporanea, catturata nelle linee essenziali dell’architettura razionalista e nelle sperimentazioni di architetti come Richard Meier e Renzo Piano. In questo senso, Roma è il soggetto ideale per la sua indagine: una città che – come poche altre – incarna la coesistenza di contrasti, la dialettica tra permanenza e mutamento.
“Gabriele Basilico. Roma” non è solo una celebrazione dell’opera di un maestro della fotografia, ma un invito a ripensare il nostro modo di guardare la città. Il percorso espositivo, pensato per gli spazi di Palazzo Altemps, si sviluppa in due nuclei principali collegati da un ambiente simbolico. La prima sala propone un dialogo serrato tra le opere di Basilico e la collezione permanente del museo, con immagini che spaziano dall’architettura razionalista alla compresenza di architettura civile e monumentale di età romana. Al centro del percorso, un focus sull’archivio del fotografo espone sessanta fogli originali di provini a contatto, segni di selezione e appunti relativi a sette progetti principali, per un totale di oltre 250 immagini. Gli spazi successivi, infine, ospitano opere contemporanee e monumentali, culminando con un lavoro a colori che segue il corso del Tevere fino alla conclusione del percorso espositivo.
In un’epoca in cui lo spazio urbano è spesso ridotto a un insieme di funzioni e infrastrutture, Basilico ci ricorda che la città è prima di tutto un luogo di significato, un luogo che custodisce la memoria e stimola la visione. La mostra rappresenta quindi un’occasione preziosa per riscoprire Roma attraverso lo sguardo di un artista che ha saputo cogliere la complessità del suo volto e la profondità della sua anima.
Micol Di Veroli
Info:
Gabriele Basilico. Roma
A cura di Matteo Balduzzi e Giovanna Calvenzi
12/12/2024 – 23/02/2025
Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps
Piazza di S. Apollinare, 46 – Roma
www.museonazionaleromano.beniculturali.it/palazzo-altemps
Micol Di Veroli (Roma, 1976) è storico dell’arte, critico e curatore indipendente. È membro dell’AICA – Associazione Internazionale dei critici d’arte. Dal 2010 è curatore della Glocal Project Consulting e collabora con diversi musei internazionali realizzando progetti volti a promuovere e a sostenere l’arte italiana all’estero.
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