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Giovanni Giaretta. It takes a While to Learn to Ta...

Giovanni Giaretta. It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks

“It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks”, la nuova personale di Giovanni Giaretta – artista padovano, classe 1983 – presso la Galleria Tiziana Di Caro, si muove su un confine sottile tra scienza e immaginazione, tra geologia e narrazione visiva. L’artista, da anni impegnato in una ricerca che sonda le tensioni tra immagine e percezione, torna a interrogarsi sul rapporto tra materia e tempo, esplorando quella zona liminale in cui la natura diventa racconto e il dato oggettivo si apre all’interpretazione poetica.

Giovanni Giaretta, “It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks”, exhibition view, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Giovanni Giaretta, “It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks”, exhibition view, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Giaretta ci invita a decifrare un linguaggio antico e inaccessibile, quello delle rocce, e lo fa attraverso un corpus di opere che trasforma i materiali più solidi e silenziosi in presenze animate, quasi spiritiche. La mostra prende il titolo da una poesia di Ursula K. Le Guin, “A Request”, e già in questo gesto di appropriazione – con l’aggiunta di una semplice “s” che trasforma il singolare in plurale – si svela la poetica dell’artista: un continuo slittamento tra il reale e il possibile, tra ciò che è dato e ciò che può ancora emergere. Il video “Shapeshifters” (2025) è il fulcro di quest’operazione di traduzione. Qui, le rocce diventano corpi in trasformazione, attraversati da fasci di luce che ne rivelano crepe, trasparenze e riflessi. Il lavoro con le gelatine colorate e le riprese ravvicinate trasforma la materia in una superficie narrativa, dove ogni imperfezione diventa racconto, ogni frattura un varco verso un altrove. Le pietre appaiono e scompaiono in un montaggio che si muove come una “sinfonia visiva”, creando un’esperienza immersiva in cui il confine tra immagine e spettatore si fa poroso. Le rocce, immobili per definizione, si animano di una temporalità altra, sospesa tra l’eterno e il transitorio.

Giovanni Giaretta, “Molte centiaia di Ma”, 2024, aluminum, 12,5 x 12,5 x 8,5 cm, ed. 1/3 + 1 ap, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Giovanni Giaretta, “Molte centiaia di Ma”, 2024, aluminum, 12,5 x 12,5 x 8,5 cm, ed. 1/3 + 1 ap, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Questa riflessione sul tempo e la materia prosegue nella serie fotografica “Lasting Ghosts (2025), composta da stampe ai sali d’argento su carta baritata realizzate a partire da sezioni sottili di rocce. Giaretta lavora su ciò che resta, su ciò che è stato scartato: lastre di pietra imperfette, inadatte all’analisi scientifica, che vengono riscoperte come frammenti di mondi possibili. Le crepe, le macchie di colla, gli errori diventano tracce di un’energia latente, fantasmi minerali che resistono al tempo e riaffiorano come reliquie. Qui la pratica di Giaretta si mostra in tutta la sua potenza evocativa: l’artista non si limita a documentare, ma attiva la materia, la trasforma in soglia, in passaggio. L’elemento scultoreo della mostra, “Molte centinaia di Ma (2024), approfondisce ulteriormente questa tensione tra artificio e natura. Ispirata a una piccola scultura conservata al Museo Mineralogico di Napoli – una testa di satiro con un quarzo che spunta dalla bocca, attribuita ad Antonio Canova – l’opera reinterpreta il rapporto tra gesto umano e formazione geologica. Giaretta scansiona e rifonde l’oggetto in alluminio, amplificandone la scala e l’ambiguità. Il risultato è una creatura ibrida, una fusione tra organico e inorganico, tra storia e caso. Il quarzo che emerge dalla bocca del satiro non è solo un’incursione della natura nell’arte, ma una metafora di una collaborazione impossibile tra tempo umano e tempo geologico, tra gesto intenzionale e forza primordiale.

Giovanni Giaretta, “Lasting Ghosts”, diptych, 2025, silver gelatin print on baryta paper mounted on dibond, 49,7 x 31,8 cm (each), 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Giovanni Giaretta, “Lasting Ghosts”, diptych, 2025, silver gelatin print on baryta paper mounted on dibond, 49,7 x 31,8 cm (each), 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Questa mostra non è solo un’esplorazione visiva della materia, ma un’indagine sullo sguardo stesso. Giaretta ci spinge a riflettere su come osserviamo, su come interpretiamo ciò che vediamo. Le sue opere sono dispositivi ottici che trasformano il banale in straordinario, che restituiscono voce a ciò che crediamo muto. Le rocce, in questa narrazione, non sono semplici oggetti naturali ma diventano testimoni di un tempo che ci sfugge, di una durata che eccede la nostra esistenza.

Giovanni Giaretta, “Shapeshifters”, 2025, video loop, HD, 16mm digitized, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

Giovanni Giaretta, “Shapeshifters”, 2025, video loop, HD, 16mm digitized, 2025, Galleria Tiziana Di Caro, ph. Danilo Donzelli photography, courtesy Galleria Tiziana Di Caro and the artist

“It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks” è dunque un invito a rallentare, a mettersi in ascolto di ciò che normalmente non percepiamo. Giaretta ci chiede di sintonizzarci su frequenze più profonde, di abbandonare l’urgenza della comprensione immediata per lasciarci attraversare dalle immagini, dai suoni, dalle storie sedimentate nella materia. In un’epoca dominata dalla velocità e dalla superficialità visiva, questa mostra si impone come uno spazio di resistenza, un luogo in cui la lentezza diventa strumento critico e la materia si fa linguaggio.

Info:

Giovanni Giaretta. It takes a While to Learn to Talk the Long Language of the Rocks
15/02 – 26/04/2025
Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo 7, Napoli
www.tizianadicaro.it


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