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Giuditta Branconi: Les Filles Terribles

Giuditta Branconi: Les Filles Terribles

Nella conversazione con Giuditta Branconi, giovane pittrice che vive a Milano, realizzata in occasione della personale Les Filles Terribles, presso gli spazi espositivi della galleria milanese L.U.P.O., emergono i punti fondamentali della sua pratica artistica: l’archivio, il colore e la tecnica pittorica.

Edoardo Durante: Come si intitola l’ultima opera che hai realizzato?
Giuditta Branconi: In questo momento sto lavorando a quattro tele diverse (ride); tutte e quattro parlano di elementi naturali: la terra, l’acqua, il cielo…

Ma non hai ancora scelto i titoli…
No, non ancora. Ho intenzione di servirmi di titoli in un certo senso molto più diretti, legati ai soggetti che ho rappresentato.

A questo proposito, osservando i tuoi dipinti è evidente come tu tragga ispirazione da ambientazioni incontaminate, ricche di elementi naturali, come animali e fiori. A quale tipo di immaginario fai riferimento?
Un’opera fondamentale, da cui spesso mi sono sentita di trarre ispirazione, è l’incredibile Realms of Unreal di Henry Darger: un manoscritto di oltre quindicimila pagine, costellato da centinaia di illustrazioni ad acquerello, ritrovato dal vicino di casa dopo la morte dello stesso Darger. Proprio come fu per lui, il mio obiettivo è quello di creare una sorta di dimensione altra che segua i propri parametri e che sia abitata da esseri viventi di diversa natura, come piante, animali e figure femminili in età puerile.

Dove nasce l’esigenza di creare un tuo universo immaginario?
È tutta una questione di stimolo e di curiosità. Raccolgo e catalogo immagini di ogni genere, da cui traggo ispirazione per la composizione delle mie opere: è un approccio curioso, in continua evoluzione.

Sei molto affascinata dalle immagini; sono convinto che l’archivio ricopra un aspetto importante nella tua pratica…
Assolutamente sì, è una costante, quasi nervosa: sono in continua ricerca di nuove immagini, di nuovi stimoli.

Il 22 settembre è stata inaugurata Les Filles Terribles, presso gli spazi della galleria milanese L.U.P.O., di cosa parla questa mostra? Osservando le tue opere è evidente come un elemento ricorrente sia il procedere ritmato delle composizioni, che accoglie lo spettatore nel tuo mondo fittizio: in quale direzione si sta muovendo il tuo lavoro?
Avendo realizzato opere di grandi dimensioni, il mio obiettivo è quello di condurre lo spettatore attraverso un ambiente immersivo che coinvolga il pubblico a 360°. Sono particolarmente interessata all’aspetto materico del mio supporto; in particolar modo al tessuto, inteso come superficie pittorica. Ultimamente mi sono concentrata sulla composizione dei soggetti, mentre in futuro vorrei sperimentare nuove forme espressive che coinvolgano il supporto pittorico: so che un giorno proverò a ricamare la tela…

A questo proposito, mi piacerebbe approfondire il discorso riguardo la tua tecnica pittorica, così particolare…
L’aspetto che mi interessa maggiormente è il “corpo” della tela; il supporto pittorico è molto più funzionale al mio lavoro rispetto al colore, il quale solo in un secondo momento attraversa la tela, proprio come l’inchiostro attraversa la pelle: è anche per questo motivo che spesso prendo ispirazione dalle classiche composizioni del tatuaggio tradizionale americano. Dipingo la superficie pittorica con pennellate piatte, prive di volume materico, ricercando quel risultato che ricorda la serigrafia su tessuto. Segue la rintelaiatura e l’esposizione di quello che è considerato il retro della tela. Dipingo soggetti con cui mi sento a mio agio; sono soggetti che innanzitutto soddisfano le esigenze estetiche delle mie composizioni: nelle ultime due serie di dipinti che ho realizzato, gli animali convivono con l’essere umano, sono soggetti impersonificati, proprio come avviene nelle fiabe. Confesso che spesso penso alle rappresentazioni dei grandi banchetti rinascimentali…

Come, ad esempio, i capolavori di Paolo Veronese?
Esattamente. Grandi banchetti animati da personaggi grotteschi e da animali di ogni genere; osservando i suoi dipinti mi rendo conto però di come questi soggetti siano ridotti a un elemento decorativo finalizzato alla composizione finale e generale dell’opera. Nei miei quadri vedo gli animali contribuire attivamente alla narrazione, vivono la composizione, sono veri e propri protagonisti, a volte colmi di significato simbolico.

Che rapporto hai con il simbolismo?
Il mio è un simbolismo libero e personale, sono cresciuta in una famiglia atea e vivo i simboli con grande libertà: la narrazione perciò è spesso autoreferenziale, ma amo questo aspetto della mia arte, il pubblico è libero di interpretare i miei lavori. In occasione di questa mostra vorrei che lo spettatore potesse muoversi autonomamente all’interno di una nuova dimensione: io offro soltanto una visione.

Non pensi che, così facendo, finisci per allontanarti dalla nostra dimensione?
Non ritengo che “allontanarsi” sia il termine corretto: raccolgo ciò che reputo interessante, nei miei lavori si nota la convergenza di elementi provenienti da ambiti diametralmente opposti: elementi classici, storici e derivati dal mondo del tatuaggio. L’obiettivo è quello di non subire più gli stilemi della tradizione, ma quello di creare qualcosa di nuovo attraverso questa: non credo mi stia allontanando dalla nostra dimensione, sto cercando di costruire una nuova chiave di lettura.

Trasformi un atteggiamento passivo in un movimento attivo, che si sviluppa attraverso la rielaborazione delle immagini…
È il mio approccio al lavoro: rispetto la dimensione ludica, intesa come momento di stimolo, di apprendimento.

Edoardo Durante

Info:

Giuditta Branconi, Les Filles Terribles
22/09 – 26/11/2022
L.U.P.O.
Corso Buenos Aires 2, 20124 Milano
lupo.gallery

Giuditta Branconi, Les Filles Terribles, installation view, L.U.P.O., Milano, 2022. Courtesy l’artista e L.U.P.O.

Giuditta Branconi, Non temere, 2022. Courtesy l’artista e L.U.P.O.

Giuditta Branconi, Solo per scherzo (giro-girotondo), 2022. Courtesy l’artista e L.U.P.O.

Giuditta Branconi, Sorellina mia, 2022. Courtesy l’artista e L.U.P.O.


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