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Giuliano Giuman: fra la tela e il vetro, la pittura

Inaugurata lo scorso 10 agosto a Torgiano presso lo spazio espositivo di Palazzo Graziani Baglioni, la personale di Giuliano Giuman Amor Doppio, a cura di Marina Bon Valsassina, porta in esposizione più di cinquanta opere realizzate dal 2017 a oggi, equivalenti delle ultime ricerche dell’artista sulle possibilità espressive e di relazione estetica fra il vetro e la tela, sempre nel segno del colore e della pittura. La mostra, che accoglie il visitatore già nei verdi spazi esterni dell’antica dimora dove sono collocate, contestualmente all’architettura e all’ambiente, cinque installazioni, si divide nelle cinque sale del piano superiore, presentando un allestimento idoneo a descrivere coerentemente la varietà delle tante soluzioni qui presenti. Difatti, si tratta di un corpus di lavori appartenente a una medesima stagione creativa che pertanto, pur nella diversità, dimostra visibilmente una propria organicità. Questi, costituiscono il risultato dello studio dell’artista su quelli che possono considerarsi i suoi due maggiori interessi disciplinari, nonché mezzi espressivi d’elezione: la pittura e il vetro.  Quindi sono questi i due amori, o meglio, l’amor doppio del Maestro nei confronti di due materiali che da sempre hanno caratterizzato, con accenti differenti, la sua attività e che nella mostra in questione interagiscono, si confrontano e convivono nel perimetro fisico e concettuale di un’unica realizzazione.

Le opere manifestano un linguaggio aniconico, silenzioso e concentrato sulla messa alla prova dei propri media narrativi – ma non per questo meno emotivamente percorribile – come la risoluzione cromatica, a volte più densa mentre altre maggiormente rarefatta accompagnata dalla scelta di tinte cangianti in alcuni casi e più tenui in altri, i rapporti formali, alle volte rigidi e quasi geometrici mentre altre liberi e decisamente non assiomatici, o il gesto, in alcuni esempi ben visibile e in altri racchiuso in piccole variazioni di materia interne alla pittura stessa. È indubbiamente la presenza del vetro dipinto a gran fuoco che, con il colore che profondamente ne pervade le fibre e grazie al rapporto derivante da quest’ultimo con la tela dipinta, oltre a ricordarci come l’autore sia stato anche docente di tecnica della vetrata presso Brera, connota tali operazioni di una sensibilità inedita nei confronti dei due materiali in questione i quali, compenetrandosi e influenzandosi, cercando nuove possibilità di relazione, si rinnovano nelle capacità comunicative e linguistiche.

Menzione a parte merita la sala tre, una sorta di mostra nella mostra dove si trovano, in un’atmosfera soffusa, un gruppo di opere sempre in tela, vetro e pittura ma retroilluminate, particolarità che conferisce loro un aspetto evanescente, come fossero in un’epifanica via di disvelamento. Trova degno luogo, nella medesima sala, l’installazione “Non ci indurre in tentazione”, formata da più componenti quali due video, lavori a prete e a terra, l’intervento, ospitato nell’antica cappella privata dell’edificio, sembra, già dalla titolazione, istituire in parte un cortocircuito mentale con la natura votiva e catartica dello spazio essendo andato volutamente l’artista a “evidenziare,  per contrappunto, delle fragilità, dubbi e incertezze, in situazioni tra loro contrastanti o complementari”.

A cura di Marina Bon Valsassina e ospitata nelle stanze di Palazzo Graziani Baglioni di Torgiano, Amor Doppio, con il vetro, la tela e il colore di Giuliano Giuman, sarà aperta al pubblico con catalogo in mostra fino al 13 gennaio 2019; buona visita.

Giuliano Giuman, Non ci indurre in tentazione, 2018 installation view

Giuliano Giuman, Opere retroilluminate, sala III

Giuliano Giuman, Amor Doppio, sala II


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