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Glimpses. Le alterazioni di David Maljković a Bres...

Glimpses. Le alterazioni di David Maljković a Brescia

Terza personale di David Maljković alla Galleria Massimo Minini di Brescia, Glimpses segna il rinnovarsi di un rapporto consolidato tra l’artista e lo spazio espositivo. Le precedenti Retired Forms (2010) e With the Gallery (2015) erano state occasioni per presentare una ricerca fatta di collages, video installazioni, oggetti di uso comune assorbiti in un discorso personale, spesso intriso di rimandi alla storia post-bellica della Croazia, dove Maljković è nato nel 1973; allo stesso tempo, similmente, trasmutavano le sale della galleria bresciana con scenografiche mise-en-place – tendaggi blu e quinte teatrali per Retired Forms, soppalchi a mezz’aria in With the Gallery. Sulla scia di queste esperienze, Glimpses si propone come una sorta di bilancio sul lavoro già fatto e sulla sua potenziale amplificazione di senso, sottoponendo all’attenzione gli ultimi esiti di una ricerca in costante divenire.

Le opere proposte, disseminate con un allestimento stavolta essenziale in cui domina il bianco delle pareti, sono ri-elaborazioni di elementi che Maljković fa propri con un processo trasformativo. Variabile è la materia su cui sceglie di intervenire. Può trattarsi di una sua opera, o di un reperto evocativo del passato jugoslavo, oppure ancora di arredi della galleria stessa. In tanta eterogeneità, il filo rosso che accomuna i lavori è l’utilizzo della resina epossidica. Innestata sotto forma di sostanza reagente ora colorata, ora trasparente, questa miscela viscosa ingloba, cola, macchia, ricopre, per poi solidificarsi e cristallizzare gli oggetti nella staticità di una posa. Ecco allora susseguirsi, immobilizzati dalla resina indurita, fogli di alluminio, teche, carrelli da ufficio Boby di Joe Colombo, display a parete e persino il frammento di soffitto di un grand hotel croato in stato di abbandono. Complice la ripetuta combinazione con lastre di plexiglass, materiale che a sua volta suggerisce un’idea di fissità e conservazione, le opere in mostra evocano presenze fossili e ieratiche, passaggi di stato, stratificazioni che si sono succedute in molteplici fasi temporali.

Attraverso i suoi assemblaggi scultorei, avvolti in un silenzio da processione, Maljković mette in scena un metodo aperto e autoreferenziale. C’è una presa di posizione netta, quella di appropriarsi – o, a seconda dei casi, ri-appropriarsi – di forme finite per farle tornare a sé, inducendo una mutazione che l’artista veicola secondo la propria soggettività. Così si genera un nuovo circolo vitale, con gli oggetti che vanno incontro ad alterazioni impreviste e si rimettono in moto nel flusso del tempo e delle cose. L’effetto è quello di una sospensione straniante, in cui si avverte la ciclicità del cambiamento e una quiete precaria. Nella fuggevolezza restano però quei “glimpses” suggeriti dal titolo dell’esposizione, ovvero metafore di piccoli bagliori, apparizioni brevi come un luccichio che lasciano presagire sviluppi futuri. Ed è in questo intravedere oltre la permanenza che l’autore sembra indicarci altre possibilità, tracce vaghe di qualcosa che è stato e che ancora non sappiamo come potrà evolvere.

Andrea Zaniboni

Info:

David Maljković. Glimpses
21 Settembre – 31 Ottobre 2019
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio 68, Brescia

David Maljkovic, Glimpses, Exhibition View. Photo Alessandro Zambianchi

For all the images: David Maljkovic, Glimpses, Exhibition View. Photo Alessandro Zambianchi courtesy Galleria Massimo Minini


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