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Gocce d’inchiostro: Giulia Napoleone in mostra a F...

Gocce d’inchiostro: Giulia Napoleone in mostra a Firenze

Il metodo processuale che caratterizza l’opera di Giulia Napoleone non è banale erudizione visiva e formale, ma una robusta e invisibile àncora incatenata alle sembianze cartografiche dei suoi lavori, che dichiara una profondità di pensiero.

Prova provata è il successo riscontrato dell’artista nelle numerose esternazioni espositive, galleristiche, fieristiche e museali, sia da un pubblico acerbo che diversamente giovane. Nella sua immediatezza, Nero di China a cura di Bruno Corà, proposta dalla Galleria Il Ponte di Firenze, fino al 20 marzo 2020, ha il vanto di sostenere una fruizione quasi esclusivamente parietale, invito a una lettura meditativa per ciascuna opera-manifesto. Legitur ergo est.

Il raffronto tra pittura e scrittura ha precedenti illustri e promotori attuali di indubbio carattere, eppure Giulia Napoleone riesce a distinguersi con acuta prestanza grazie ad, almeno, due elementi significativi: la pratica manuale e l’inclinazione paesaggistica. Sulla prima è piuttosto evidente la narrazione ritmica del lavoro, che l’accorto Corà avvicina ad Opalka1 con il quale, peraltro, l’autrice condivide un trascorso da incisore tutt’altro che trascurabile, in quanto è proprio dalla costanza rituale implicita in questa tecnica che entrambi gli artisti ricavano il decorso, il mantra, proprio del loro operato.

Meno evidente, seppure presente già in produzioni di vecchia data2, è la dimensione naturalistica dell’autrice abruzzese; le forme minimali recano sempre un riferimento a tracce e segni ambientali, riconducibili a un grafismo percettivo o un gesto naturale. Le capillari linee fluviali o montuose, le scie stellari e persino il perlato caratteristico hanno un risvolto con il mondo esterno, che si traduce in un linguaggio personale e universale allo stesso tempo.

Contrariamente agli omologhi internazionali, i minimalisti italiani trasmettono un pensiero più intimo e caloroso, inevitabilmente offerto dalla ricezione casistica del lavorare a contatto con una delle aree storico-artistiche più importanti del pianeta: basterà, per non inciampare in retorica, ricordare gli anni d’oro del Grand Tour a precisare la peculiarità bio-ritmica goduta nel Bel Paese, vibrante tutt’oggi nonostante i giornali e il cemento. La luce è ulteriore elemento eminente nella sua pittura, illustrato finemente nella sua essenza, un Realismo Chimico verrebbe da enunciare3.

In merito alla mostra fiorentina, la monotonia del bicromismo viene scongiurata dalla varietà formale e strutturale, ma soprattutto dal valore significante assunto da ogni singolo pezzo: non c’è maniera, tutto è frutto di un determinato momento emotivo e fenomenologico (la luce non è mai uguale a se stessa), come del resto non si evita l’impatto temporale e optical che viene fuori da tutti i lavori esposti, le manciate di ore e di giorni, goccia a goccia d’inchiostro.

La soglia poetico-letteraria è attraversata più volte, creando una piacevole dicotomia metafigurativa, esplicita nei libri d’artista Les Rehauts du Songe (2017) e Olympia (2019), entrambi per le Edizioni Al Manar, con le poesie di Yves Peyré e Luigia Sorrentino: i segni grafici e tipografici si susseguono in un tenebroso valzer, in preda a un vortice oculare di lettura e figura, lasciando all’osservatore giusto il fiato per sfogliare le carte.

C’è, effettivamente, una forza plastica invitante e discreta, più adatta al tocco che alla “presa”, nei quadri della pittrice, forza tuttavia inafferrabile, selvaggia, proprio come un paesaggio, che non si può imbrigliare.

Luca Sposato

[1] Cfr. B. CORÀ, Giulia Napoleone. La mediazione ininterrotta dei segni. in Nero di China, cat. mostra presso Galleria Il Ponte di Firenze, ed. Gli Ori, Pontedera, 2020, p.19.

[2] Fin dagli anni Sessanta, la ricerca di Giulia Napoleone è incentrata a «rappresentare la luce» quasi in forma mimetica, catturando l’immagine pulviscolare dell’elemento, la sua purezza ambientale; la serie Mutano i cieli del 2002 è ulteriore conferma del carattere naturalistico della sua Opera.

[3] Superando l’Alchimia, si è notato come diverse correnti del Novecento, in particolare il Realismo Magico, trovino nella scienza chimica il fulcro ideale tra la realtà e il mondo invisibile, cui attingere per “dar fosforo” alle distinte manifestazioni espressive.

Info:

Giulia Napoleone. Nero di China
a cura di Bruno Corà
fino al 20 marzo 2020
Galleria il Ponte
via di Mezzo 42/B, 50121, Firenze
orario: lunedì / venerdì 15.30 – 19.00. Sabato su appuntamento, chiuso i festivi
055 / 240617 – info@galleriailponte.com – www.galleriailponte.com

exhibition view, Giulia Napoleone. Nero di China, 2020Giulia Napoleone. Nero di China, 2020 exhibition view at Galleria il Ponte

Giulia Napoleone. Nero di China, 2020 exhibition view at Galleria il Ponte

Giulia Napoleone, Au bord du vide, 2019, Indian ink, Arches paper, 103x103 cmGiulia Napoleone, Au bord du vide, 2019, Indian ink, Arches paper, 103×103 cm

Giulia Napoleone, La clarté 2, 2018/19, Indian ink, board, ø50 cm


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