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I sei anni di Marcello Rumma. 1965-1970

I sei anni di Marcello Rumma. 1965-1970

L’arte contemporanea si è sempre mossa in omologia con quelle che sono le istanze del nostro presente, è sempre stata una finestra sulla quotidianità, un riflesso delle trasformazioni e delle sedimentazioni della società in cui viviamo. Organizzandosi in un sistema, per forza di cose economico, l’arte contemporanea ha acquisito le caratteristiche e i modi di produzione del prodotto commerciale esaltando le differenziazioni e le marginalità geopolitiche.

Aree geografiche come il sud Italia sono spesso state escluse dal “discorso” economico e artistico, un discorso spesso centralizzatosi nel triangolo Roma-Milano-Torino. Ed è proprio all’interno di questa marginalità che, a cavallo tra gli anni ‘60 e gli anni ’70, si inserisce la figura di Marcello Rumma (1945 – 1970), il protagonista della mostra inaugurata al museo Madre di Napoli lo scorso 15 dicembre.

Imprenditore, curatore, collezionista e editore, Marcello Rumma nei suoi sei anni di attività ha ridefinito le modalità di imprenditoria culturale, ricollocando il sud, soprattutto la Campania, all’interno della geografia artistica italiana. La mostra, organizzata in stretta collaborazione con l’Archivio Lia Incutti Rumma, è parte del percorso di ricerca Contesto1_MADREscenza2020 e del progetto ARCCA-Architettura della Conoscenza Campana sulla creazione di un archivio del contemporaneo attraverso la digitalizzazione di tutti i materiali conservati dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

Curata dal direttore artistico del museo Andrea Villiani, in collaborazione con Gabriele Guercio, la “personale” su Marcello Rumma si profila attraverso la ricostruzione biografica della sua breve carriera, stroncata da una prematura morte all’età di 25 anni; una ricostruzione non-lineare caratterizzata da ‘impressioni’, momenti, da pieni e vuoti, fisicità, presenze e assenze.

Davanti ai nostri occhi troviamo delle tracce, oggetti-anno che scandiscono la fluidità del pensiero di Rumma, la sua predisposizione ad attraversare l’arte sempre ponendosi in stretta relazione con le persone e gli spazi. Le prime sale che ci accolgono delineano i prodromi del pensiero di Rumma; alcuni flash della sua infanzia e della sua educazione fin da subito ci catapultano all’interno del suo mondo, in cui l’arte, la didattica, l’editoria e l’impegno sociale si fondono continuamente. Il percorso espositivo, dopo averci dato le coordinate biografiche, si concentra sull’attività espositiva e curatoriale di Rumma, definendo il percorso delle successive sale in contiguità con le rassegne organizzate ad Amalfi dal 1966 al 1968.

Marcello sceglie Amalfi, luogo lontano da qualsiasi discorso sul contemporaneo, come epicentro di una riflessione artistica, come quella dell’Arte Povera, ma anche delle derive percettive dell’optical art e dell’arte concettuale, ridefinendo un luogo, gli Arsenali medievali della città, lontano dalla logica istituzionale dei musei. La prima mostra che Rumma organizza, all’interno della Rassegna d’Arte Internazionale di Amalfi, è Aspetti del “ritorno alle cose stesse”, curata da un giovane Renato Barilli, il cui tema centrale è il rapporto tra l’immagine e lo spazio con cui interagisce, il suo referente fisico. Diventano, quindi, fondamentali nell’esposizione del Madre non solo le opere che erano in mostra all’epoca, come quelle di Giosetta Fioroni, Tina Maselli e Tano Festa, ma anche tutta la documentazione fotografica e testuale, che testimonia la relazione tra gli artisti e lo spazio espositivo che li accolse.

Momenti di incontro e di riflessione, le rassegne di Amalfi, che continueranno nel ’67 con L’impatto Percettivo curata da Filiberto Menna e Alberto Boatto e nel ’68 con la seminale Arte Povera più Azioni Povere curata da Germano Celant, compongono l’ossatura di tutta l’esposizione del Madre, alternando le opere degli artisti presenti (Zorio, Boetti, Icaro, Ableo, ma anche esponenti internazionali come Dibbets, Stella e Vasarely) con la documentazione video e fotografica e con le lettere tra Rumma e i curatori delle rassegne.

Seguendo il percorso espositivo, che ci propone anche il momento editoriale di Marcello Rumma, con la fondazione della Rumma Editore, arriviamo a quella che è l’ultima sala della mostra, forse la più atipica. Qui ci troviamo davanti a una stanza completamente vuota, circondata da pareti bianche, con un’unica didascalia: “una comunità avvenire”. Un invito alla ricerca, all’approfondimento, per arricchire di contenuti il difficile lavoro di documentazione sulla figura di Marcello Rumma. La mostra diventa, quindi, un lavoro in progress, un’occasione di ricerca collettiva, di confronto, un invito a riaccendere il discorso sull’arte contemporanea al sud, partendo da chi, questo obiettivo, lo ha fatto diventare l’epicentro della propria vita.

Stefano Pane

Info:

I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970
15 dicembre 2019 – 13 aprile 2020
A cura di Andrea Viliani e Gabriele Guercio
Museo Madre
Via Settembrini 79, Napoli

For all the images: I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970
vedute della mostra al Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina
Foto © Amedeo Benestante


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