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Il Grand Tour contemporaneo di Paul Dettwiler

Il Grand Tour contemporaneo di Paul Dettwiler

La luce è l’essenza di ogni paesaggio e costituisce il tessuto connettivo tra gli elementi raffigurati, che vengono definiti visivamente ed emotivamente dall’atmosfera in cui sono immersi. Questo termine, che scientificamente indica il miscuglio di gas che avvolge la terra, chiamato comunemente aria nei suoi strati più bassi nei quali avvengono i fenomeni biologici e meteorologici, ha esteso il suo significato fino a designare una condizione esistenziale di un determinato ambiente, in relazione ai sentimenti o alle reazioni che può suscitare. Nella più suggestiva pittura di paesaggio tali aspetti sono complementari e si fondono in modo inscindibile, caratterizzando i valori e le apparenze visibili degli oggetti in un’infinita gamma di irripetibili variazioni e sfumature ottiche ed emozionali.

Paul Dettwiler (1961), ricercatore, restauratore e architetto dalla doppia cittadinanza svizzera e svedese, da quarant’anni affianca il suo lavoro alla pittura, dedicandosi al vedutismo urbano nel cui ambito predilige scorci scenografici di città storiche. Nei suoi dipinti antichi palazzi si ergono come quinte scenografiche che tramandano l’eredità storica del luogo in cui si trovano, facendo trapelare allo stesso tempo l’eco di possibili storie proiettate in una dimensione temporale incerta tra il passato e il futuro. L’artista, facendo confluire nella pittura la sua esperienza di restauratore, utilizza antiche tecniche di smaltatura, sovrapponendo più velature trasparenti di pittura a olio su una base di tempera all’uovo, come facevano i pittori durante il Rinascimento e il Barocco. Dai grandi maestri veneziani eredita anche la sensibilità per le atmosfere luminose, attraverso le quali i palazzi e i personaggi sembrano prendere vita e acquisiscono una connotazione onirica e misteriosa.

Il tema della veduta cittadina in Dettwiler, pur afferendo a questo filone della pittura di paesaggio che nella storia dell’arte vanta numerosi illustri predecessori, non è totalmente compreso nelle categorie che questa classificazione implica. Infatti, nonostante la maggior parte degli edifici siano riconoscibili e fedelmente contrassegnati da dettagli decorativi o materici che solo l’occhio esperto di un architetto può notare, non si tratta di vedute precise e oggettive. I palazzi si raggruppano lungo i contorni delle strade (o dei canali nel caso di Venezia) creando una sorta di fregio che funziona come una quinta teatrale, contrapposta a liberi appezzamenti di cielo di cui possiamo solo intuire la vastità. Gli effetti atmosferici rendono la veduta palpitante: i colori caldi dei mattoni o delle pietre illuminate dal sole contrastano spesso con quelli freddi e lividi del cielo nuvoloso, creando un irrisolto senso di attesa. Variando gli andamenti della stesura pittorica e la consistenza del colore (ora trasparente e liscio, ora ruvido e grumoso), l’artista ottiene con pochi tratti un’abile rappresentazione mimetica dei vari materiali, dai mattoni, alle tegole, alla pietra, alle nuvole all’acqua. Ogni elemento è abbozzato in modo sintetico ma esaustivo, tutto è impastato di luce e l’insieme restituisce l’impressione di un’inquadratura cinematografica.

L’artista sembra integrare e modificare la realtà facendola passare attraverso il filtro della fantasia e della memoria: l’interesse topografico in Dettwiler è il punto di partenza per rappresentare la città come luogo di incontro di ricordi e proiezioni mentali che si insinuano tra le silhouettes dei passanti “reali”. Le minuscole persone che sporadicamente attraversano le strade o le fantasmatiche presenze che potrebbero richiamare le antiche anime dei luoghi già protagoniste di miti e leggende, come anche gelatinosi alieni protetti da una cappa di bruma che visitano ambienti a loro estranei, si confondono con l’ambiente come un brulichio di sottofondo, che quasi tende a sfuggire a un’osservazione superficiale. La spiccata vocazione scenografica dei palazzi quindi non determina l’inquadratura di una scena centrale in cui avviene l’azione fulcro del quadro, ma si rispecchia in sé stessa, come se gli edifici fossero al contempo anche i protagonisti di una narrazione che rimane in uno stato di latenza conservando intatta la sua potenzialità drammatica.

Per questo motivo Dettwiler si potrebbe definire più un “ritrattista” di facciate che un paesaggista, o forse ancora meglio un “romanziere” di città in grado di far dialogare la storia con nuove suggestioni spazio-temporali. Nel suo caso la narrazione avviene non tramite la ricostruzione di fatti, ma attraverso l’espressività di una stesura pittorica che asseconda la pastosità del mondo inglobando la luce come se fosse uno dei materiali costitutivi della realtà. Nelle sue inquadrature convivono l’immediatezza del plein air, la disinvolta libertà di tocco del musicista che improvvisa e l’attenta, scientifica osservazione dei giochi di luce sulle superfici nelle diverse ore del giorno e in differenti condizioni atmosferiche. In lui l’invenzione è raffinata e rispettosa nella sua sotterranea visionarietà, espressione della volontà di lavorare sulla realtà senza bisogno di stravolgere nulla dei luoghi che decide di dipingere. Per questo il confine tra realtà e illusione è molto labile e solo chi conosce dal vivo i luoghi raffigurati può accorgersi che in alcuni casi persino le inquadrature realizzate dall’artista sono visioni impossibili, costruite mediante il montaggio di scorci differenti che in una sola occhiata non si potrebbero cogliere perché troppo distanti tra loro o perché nascosti dall’interposizione di altri elementi che nel quadro non vengono riportati.

Paul Dettwiler, House of Desdemona. Painting, chiaroscuro, 2018 – 2019

Paul Dettwiler, House of Desdemona. Painting, chiaroscuro, 2018 – 2019

Paul Dettwiler, Courtyard of Ca d’Oro. Painting, chiaroscuro, 2018 – 2019

Quello che ci propone l’artista con le sue vedute è un viaggio nel tempo e nello spazio che rievoca in chiave contemporanea il Grand Tour settecentesco per le città d’arte europee attraverso preziosi souvenir d’affezione in cui l’istantanea convive con l’altrove. La sovrapposizione tra queste due dimensioni in grado di esistere come mondi paralleli nella stessa immagine senza intaccarne la coerenza costituisce forse l’aspetto più caratterizzante della poetica di Dettwiler, che lascia trasparire a questo modo la sua maniera di sentire e di “toccare” la realtà.

Info:

thincso.wordpress.com


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