Entrare nello spazio espositivo di Pinksummer, a Genova, significa accedere a un universo sospeso, una rete intrecciata dal genio visionario di Tomás Saraceno, dove il dialogo tra uomo e animale si sviluppa in un riconoscimento reciproco. Qui, il visitatore non è semplicemente accolto, ma integrato in un ecosistema che invita sia gli esseri umani sia i non-umani a coabitare e ridefinire i confini dell’interazione. Nella grande sala bianca, è impossibile non rimanere intrappolati nella trama alchemica delle “Cloud Cities”, installazioni visionarie che evocano città fluttuanti e sostenibili. Queste strutture modulari, eleganti e sospese, accolgono e si circondano di ragni, insetti, uccelli, cani, gatti, ratti e altre creature, creando uno spazio dove arte, scienza e vita si avviluppano. Tra i protagonisti della scena, si notano nidi dalla forma esagonale che richiamano le celle dei favi d’api, strutture armoniose che sembrano unire il lavoro degli uccelli e quello degli alveari in una collaborazione immaginaria tra specie. Questo paesaggio sospeso collega il cielo e la terra attraverso mensole che si arrampicano lungo le pareti, culminando in quei piccoli rifugi esagonali: casette per gli uccelli o nuovi alveari, simboli di una sinergia tra varie forme di vita. In questa narrazione, Saraceno costruisce un passaggio che è sia fisico e simbolico, un’opera alchemica dove la materia terrena si spiritualizza, e lo spirituale si radica nella materialità.
L’alchimia, nel suo senso più puro, diventa una metafora del processo artistico: trasformare, combinare e sublimare elementi per condurci a una visione del mondo più ampia, più interconnessa e profondamente poetica. A mio parere, questo processo di sublimazione, che in Saraceno sfocia in una reinterpretazione contemporanea dell’interconnessione tra tutte le forme di vita, trova una forte eco nell’opera di Albrecht Dürer, che nel suo “Melencolia I” esplora il conflitto tra il mondo fisico e quello spirituale. Nella sua famosa incisione, Dürer rappresenta la tensione tra la ricerca della perfezione, simbolizzata dall’alchimia e dalla geometria, e il limite umano nella comprensione di una realtà superiore. La sua visione di sublimazione non è solo un atto di trasformazione della materia, ma un tentativo di rivelare l’armonia nascosta nel caos, di scoprire una verità più profonda. Allo stesso modo, l’artista e architetto argentino, attraverso le sue installazioni sospese e alchemiche, ci invita a riconoscere la bellezza nel fragile equilibrio tra scienza, natura e arte, suggerendo che la sublimazione non è solo un processo fisico, ma anche un atto di elevazione dello spirito e della percezione.
Nella sua città sospesa, i non-umani non si limitano a vivere in alto, ma abitano anche il piano terreno, alternando alleanze e mutazioni. Qui, le ombre diventano protagoniste: un piccolo topo proietta la sagoma di un gatto, un cane che saluta con la zampa alzata trasforma la sua ombra in un gesto felino. Tutte le ombre, estese e sovrapposte, evocano gatti, come se gli animali condividessero un’“anima infinita”, un’essenza comune che vibra in ogni presenza. Al passaggio dei visitatori, le ombre degli oggetti sospesi si fondono con quelle dei corpi in movimento, creando un legame visibile tra il cielo, le pareti e il suolo. In questo ecosistema, non siamo i padroni, ma gli ospiti; è la fauna a rivendicare la scena. L’opera ci interroga su cosa significhi davvero avere un’anima: siamo certi che sia l’uomo l’unico portatore di questa qualità? Oppure sono proprio gli animali a possederla, mentre noi continuiamo a distruggere inconsapevolmente ogni forma di vita?
In questo spazio dinamico e stimolante spicca il contributo di Alberto Pesavento, co-fondatore della comunità Museo Aero Solar e oggi apicoltore. Nella mostra “ANIMA∞LE”, Pesavento presenta l’opera “Out-of-cell time“ (2024), una suggestiva composizione di favi naturali realizzati dalle api all’interno di una tavola di coronamento dell’arnia, che l’apicoltore ha poi collocato capovolta sopra il nido. Raccontando questa creazione, Pesavento riflette sul comportamento delle api, che a volte si allontanano per brevi esplorazioni nei dintorni, portando con sé solo ciò che è essenziale: cera e miele. “Sembra che le api preferiscano occupare questo spazio vuoto piuttosto che quello che offriamo loro di solito: un nido a misura d’uomo”, osserva, aprendo uno spunto di riflessione sulla complessa relazione tra uomo e natura. Quest’opera si inserisce perfettamente nel contesto della ricerca di Saraceno, che esplora il concetto di interconnessione tra le specie e l’ambiente.
Accanto alla sala principale, uno spazio più piccolo e intimo è dedicato al mondo dei ragni e alle loro strutture, come un prolungamento naturale del discorso iniziato nella sala maggiore. Qui, l’esperienza diventa introspettiva, invitandoci a interagire con le opere. Sul muro, due sculture in legno vibrano al tocco della mano, producendo frequenze che sembrano imitare un battito cardiaco. In realtà, queste vibrazioni rappresentano le onde delle ragnatele, traducendo in suoni le percezioni tattili degli aracnidi. Questo richiamo ci porta a “sentire” il mondo dalla prospettiva di un ragno: le vibrazioni diventano suoni sinistri ma ipnotici, un linguaggio alternativo che ci avvicina all’alterità animale. In questo spazio, le ragnatele sono protagoniste, accostate e installate sulle pareti e sul soffitto. Tuttavia, per l’artista, queste non sono solo strutture funzionali: sono un atto poetico, una dichiarazione d’amore verso un mondo interconnesso, fragile ma resiliente. Con la sua trama fitta e delicata, la tela di ragno rappresenta una rete di relazioni che trascende l’individualità, simbolo di un ecosistema dove tutto è allacciato.
Qualunque sia la stanza in cui ci troviamo, ogni elemento esprime un senso di contaminazione reciproca. Ciò che emerge è un mondo dove l’uomo è solo un ospite temporaneo, mentre gli animali e i loro habitat reclamano il loro spazio e la loro dignità. Saraceno non propone una semplice coesistenza tra specie, ma una vera e propria alleanza, un’utopia realizzabile in cui ogni forma di vita è parte integrante di un tutto inscindibile. Al termine di questo viaggio ci chiediamo di nuovo: sono gli animali a custodire un’anima, oppure spetta a noi imparare a riconoscere la nostra? La risposta si cela nella rete, nella ragnatela, nel garbuglio di vite che abitiamo e distruggiamo, spesso senza rendercene conto. La visione di questo grande artista ci invita a desiderare non un’utopia astratta, ma un unico ecosistema reale, sostenibile e condiviso: il solo possibile.
Info:
Tomás Saraceno, ANIMA∞LE
Pinksummer Contemporary Art
30.11.2024 – 28.02.2025
Palazzo Ducale, Cortile Maggiore, Genova
Orari: da martedì a sabato 15:00 – 19:00
pinksummer.com/tomas-saraceno
Laureata all’Accademia di belle arti di Catania. Durante il suo percorso di vita, unisce elementi come la scultura, il teatro, la danza e la fotografia, ed è proprio quest’ultima che rappresenta per lei la base per un innovativo ed eclettico percorso artistico. Dal 2010 si avvicina al mondo curatoriale ed inizia così anche a scrivere recensioni e pezzi critici; successivamente fonda “Artisti Italiani – arti visive e promozione”, organizzazione che si occupa di tutti gli aspetti promozionali dell’arte contemporanea.
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