“Con evidenza incolpevole, ognuno attende all’opera sua”[1] mentre con qualche difficoltà ci si fa spazio all’ingresso della Galleria Raffaella Cortese a Milano. Davanti all’entrata, una targa riporta il titolo della mostra: Incipit, a segnare l’inizio di un percorso diffuso nelle tre sale che danno su via Stradella. Sceso qualche scalino, sulla destra, protagonista nella sala vuota, è affissa una lastra quadrilobata. La sagoma rimanda alle formelle presenti sulla porta nord del Battistero di Firenze, celebri per il concorso che nel 1401 vide coinvolti Ghiberti e Brunelleschi, chiamati in quell’occasione a confrontarsi con la scena del sacrificio di Isacco. Maloberti riprende una forma tipica della storia dell’arte italiana e la rielabora inserendo una frase tratta dalla serie delle Martellate[2].

Marcello Maloberti, “INCIPIT”, 2025, solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan, installation view, photo t-space, courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola
Nella seconda sala del primo spazio è appesa al muro la fotografia del crocifisso ora esposto nella sede di Albisola. L’opera dialoga idealmente con In search of the miracolous, lavoro presentato al PAC in occasione dell’ultima mostra personale di Maloberti[3]. Una statua a grandezza naturale della Madonna volta le spalle al pubblico visitante, eludendo, oltre alla possibilità dello sguardo, quella del miracolo, segnando un’ideale lontananza del divino. Similmente, il crocifisso nasconde il suo volto umano e lascia l’osservatore in uno stato febbrile di sospensione e attesa, la stessa sensazione che si prova nell’attraversare, alla stregua di una piccola deriva, le tre sale connotate dalla medesima targa in ottone. Gli spazi si trasformano in cappelle per una via crucis che Giulio Dalvit definisce «non progressiva e senza approdo»[4] e al cui interno la frase “IL PUBBLICO DEVE RIMANERE NELLA SUA FAME” risuona con insistenza, facendo eco per tre volte. Oracolo o anatema, l’artista lascia il pubblico spiazzato di fronte a un’asserzione la cui forza è inequivocabile.

Marcello Maloberti, “INCIPIT”, 2025, four brass plates, 45 × 45 × 0,5 cm each, photo t-space, courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola
Le targhe provocano due volte lo spettatore milanese, al quale non solo è negato uno sguardo diretto al crocifisso, ma è costretto a interfacciarsi con la sua immagine fotografica, raddoppiando il grado di lontananza. A ogni modo, la perplessità di fronte allo spazio spoglio cade se si pensa al percorso, anche ultimo, dell’artista e al dialogo che una tale esposizione, o proposizione di intenti, tesse con la storia dell’arte. La funzione delle formelle di Maloberti ricorda quella del tendaggio blu che Klein fece apporre all’ingresso della galleria Iris Clert di Parigi il 28 aprile 1958. Si trattava anche in quel caso dell’unico elemento a connotazione dello spazio, all’interno del quale i visitatori avrebbero fatto esperienza di una zona di sensibilità pittorica immateriale, scoperta dall’artista francese con il monocromo. In concomitanza, Manzoni realizzava i primi achrome e operazioni quali la Consumazione dell’arte, dinamica del pubblico, divorare l’arte (1960), a cui fa riferimento Dalvit nel testo di accompagnamento alla mostra.

Marcello Maloberti, “La conversione di San Paolo”, 2025, inkjet print, 121 x 81 cm, 122 x 82 x 3,5 cm framed, courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola
Il rapporto tra parola, forma del supporto e materiale rimanda anche alle frasi di Vincenzo Agnetti, in cui il dialogo tra scrittura e materia, lavagna o feltro, connota ulteriormente il pensiero e la direzione teorica dell’artista. La dematerializzazione è elemento fondamentale nella ricerca proposta da Maloberti in occasione della mostra da Raffaella Cortese, quasi l’artista volesse chiudere la parentesi piena del PAC, segnata anche dal dialogo tra In search of the miracolous e il crocifisso di Albisola, e aprire una nuova fase. L’artista fa respirare lo spazio e invita gli spettatori a prendere parte al farsi progressivo dell’opera, lasciandoli in una condizione di sospensione, speranza e apparente abbandono. Essi diventano discepoli, testimoni del verbo. Il confronto con i citati Klein e Manzoni, ma si potrebbe rimandare anche a Mel Ramsden, si pensi a Secret painting (1967), o all’ironia delle proposizioni di Baldessari, come in Painting for Kubler (1968), cade dal momento in cui l’artista originario di Codogno con la sua operazione non intende dare una nuova definizione di opera d’arte.

Marcello Maloberti, “INCIPIT”, 2025, solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan, installation view, photo t-space, courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola
Non si tratta di un lavoro definitorio-tautologico, dove la parola accompagna o sostituisce l’immagine. Le stazioni della via crucis di Maloberti non appartengono, in sostanza, alla ricerca di carattere concettuale, o proto-concettuale, degli anni Sessanta, definita e storicizzata con la pubblicazione, da parte di Lucy Lippard, del volume “Six Years. The dematerialization of the art object from 1966 to 1972”. Nel caso della mostra di Maloberti è possibile parlare di forma, a patto che questa venga intesa come forza motrice, elemento di transitività[5], chiave con cui l’artista apre uno spazio interstiziale all’interno delle tre sale della galleria. L’opera d’arte, che è frutto dello sguardo e del dialogo generato da esso, è tale nel momento in cui produce una discussione ed esce dal luogo a lei immediatamente deputato. In questo modo l’artista si cela dietro la “martellata” e, rimanendo comunque riconoscibile, rende il pubblico protagonista della sua proposizione.
Lorenzo Rebosio
[1] R. Longhi, Caravaggio, Abscondita, 2013, Milano, p.61.
[2] “Martellate” (1990-in corso) è una serie di scritte, sotto forma di slogan, che accompagnano la produzione di Marcello Maloberti.
[3] D. Sileo (a cura di), Marcello Maloberti. Metal Panic, PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea), Milano, 27.11.2024-9.2.2025.
[4] G. Dalvit, Incipit, Galleria Raffaella Cortese, 25 settembre – 23 dicembre 2025.
[5] N. Bourriaud, Estetica Relazionale, postmediabooks, 2010, Milano, p.30.
Info:
Marcello Maloberti. Incipit
25/09/2025 – 23/12/2025
Galleria Raffaella Cortese
via Stradella 7-1-4, Milano
www.raffaellacortese.com

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