Abbiamo conversato con l’artista e designer finlandese Kirsti Taiviola, il cui lavoro affronta l’interazione tra luce e vetro attraverso una poetica di immaterialità e dell’effimero. Discutendo di una serie di opere, l’artista riflette retrospettivamente sulla sua pratica, connotata da un’estetica di trasparenza, translucenza, atmosfera e immagini diafane.

Kirsti Taiviola, “Auringon laulu”, 2021, left photo Vesa Laitinen, right photo Kirsti Taiviola, courtesy the artist
Sara Buoso: Il tuo background è in ceramica e artigianato, ma a un momento cruciale nella tua carriera hai cominciato a interessarti alla materialità del vetro sia dal punto di vista artistico sia in relazione al design. Vorresti approfondire?
Kirsti Taiviola: Nel 1999, ho partecipato a uno scambio studentesco di un anno a Copenaghen e mentre sperimentavo materiali e pratiche diverse, sono rimasta affascinata dal vetro per le sue qualità immateriali. Sebbene il mio background sia legato soprattutto all’uso della ceramica, quale studentessa di design, mi sono spesso scontrata con la fisicità degli oggetti che occupano uno spazio. Allo stesso tempo, provavo una certa frustrazione nei confronti della cultura della progettazione del prodotto, finalizzata a realizzare oggetti di cui noi umani potremmo non aver sempre bisogno. Il vetro mi ha aperto un nuovo orizzonte che ho deciso di seguire. Era primavera, ricordo, le giornate erano luminose e ho deciso di avviare una serie di osservazioni sulla luce riflessa, rifratta e diffratta attraverso il vetro, documentando il mio progetto attraverso la fotografia. L’effetto della luce che passava attraverso il vetro creava bellissimi riflessi sul pavimento e ho iniziato a chiedermi se potessi imparare a controllare questo fenomeno. Ero affascinata dall’idea di poter usare il vetro per direzionare il mio sguardo lontano dall’oggetto fisico, verso la luce.

Kirsti Taiviola, “Auringon laulu”, 2021, detail, photoVesa Laitinen, courtesy the artist
Come suggerisci nella tua più recente serie, Eye, la tua pratica artistica propone un approccio sensuale alla geometria e all’ottica, sperimentando con raggi di luce e lenti. Quali sono state le tue scoperte in questo processo?
Nei miei lavori con raggi di luce e lenti, intendo il vetro come uno strumento. Il mio processo fa riferimento all’ottica, alla fisica e alla matematica, ma il mio approccio è sperimentale. Le lenti sono realizzate utilizzando una tecnica di soffiaggio artigianale. Dopo un’ampia esplorazione e sperimentazione, la mia pratica si basa sulla comprensione di come si vengono a creare i pattern. Ho un’idea precisa di questa fase di proiezione: a volte l’obiettivo è creare qualcosa di figurativo o geometrico, ma più spesso è qualcosa di meno definito e mi interessa osservare come le lenti e i pattern di riflessione si evolvono durante il processo di creazione. Non c’è un controllo completo. Per molti, l’obiettivo finale potrebbe essere un risultato iperrealistico o fotorealistico. Tuttavia, credo che la bellezza e il fascino si perdano se si ha un controllo totale, motivo per cui accetto imperfezioni ed errori nel processo di creazione. L’opera finale rivela qualcosa di unico sul vetro e alla fine il processo diventa esplorativo e sensuale. Rimango fedele al vetro, anche se ho sperimentato con la plastica e altri materiali trasparenti, come acqua e ghiaccio.

Kirsti Taiviola, “Kehrä. The Spindle”, photo Vesa Laitinen, courtesy the artist
Vorresti parlarci dell’opera Kehrä (Il fuso)? La ricerca dietro questo lavoro è affascinante, sia concettualmente sia esteticamente. La stessa considerazione si applica a una lettura di Auringon Laulu – Solsången (Cantico del sole), che si colloca all’interno di un’eredità spirituale gotica.
Per Auringon Laulu – Solsången, 2021, pensata per un concorso di progettazione, ho dovuto confrontarmi con una pala d’altare rivolta a est, punto cardinale dove sorge il sole. Per questo progetto, ho studiato gli scritti di San Francesco d’Assisi e sono stata particolarmente influenzata da Il Cantico delle creature, che loda Dio ringraziandolo per le sue creature come il sole e la luna. Kehrä (The Spindle), 2017-2019, esplora in modo simile la luce naturale del sole e l’atto di lode attraverso la materialità del vetro e un metodo di colorazione applicata. Da questa prospettiva potrei dire che l’opera non è veramente mia perché tocca il sacro attraverso pratiche di ricerca e partecipazione. In effetti, per Auringon Laulu – Solsången, volevo che le mie congiunzioni partecipassero al processo di creazione. Ho chiesto ai parrocchiani di inviarmi foto della natura che avessero un significato speciale per loro e ho quindi usato queste foto come ispirazione per le colorazioni di ciascuno dei 356 pezzi di vetro nella pala d’altare. L’opera è così diventata astratta nel suo significato simbolico, rivolta a est verso la natura. Nell’installazione, si osserva come dietro le mie sculture-oggetto in vetro ci sia un’alta finestra, ma ogni singolo oggetto di vetro può anche essere illuminato con LED programmati. Sia con la luce naturale sia con quella artificiale, l’opera assume un aspetto diverso durante il giorno e al tramonto. Inoltre, attraverso la pratica della ripetizione di pezzi di vetro soffiato a stampo, ho voluto rendere omaggio alla storia industriale e al patrimonio del vetro finlandese. Volevo anche usare un metodo di colorazione specifico su vetro in un modo che trovo unico, simile a un acquerello. Il processo di lavorazione per Kehrä, iniziato al solstizio d’inverno e durato sei mesi, è un lavoro di osservazione e ripetizione. L’osservazione quotidiana dell’alba da casa mia, dalla finestra della cucina, ogni giorno, ogni momento, ha portato alla documentazione di una sequenza di 183 giorni, registrando i fenomeni meteorologici attraverso le mie impressioni, appunti e fotografie. Poiché ho scritto istruzioni di lavoro per i vetrai basate sulle mie osservazioni quotidiane, ho notato che, man mano che il processo si sviluppava, la formulazione delle mie osservazioni iniziava lentamente a descrivere diversi colori del vetro.

Kirtsti Taiviola, “Kehrä. The Spindle”, detail, photo Vesa Laitinen, courtesy the artist
Sembri anche molto interessata alla relazione tra luce e ombra, ma non in senso dicotomico e oppositivo. Come si vede nella serie Flora Vitrum la natura sembra svolgere un ruolo fondamentale nella tua pratica. Vuoi parlarcene?
In precedenza, non trovavo la pratica dell’incisione su vetro particolarmente intrigante, ma col tempo sono rimasta affascinata dal modo in cui i motivi floreali potevano emergere e imprimersi sul vetro. Questo mi ha portata a mettere in discussione il concetto di autorialità. Al centro dell’opera Flora Vitrum, 2021, sono presenti vecchi bicchieri realizzati in fabbrica, adornati con decorazioni floreali incise. Volevo enfatizzare questi motivi creando stampe uniche in stile frottage. L’opera esplora le nozioni di autorialità e i criteri convenzionali utilizzati per classificare le opere come arte o artigianato, come serialità, unicità e rappresentazione. Un approccio simile si riscontra nell’opera The Garland, 2021, che gioca con luce e ombra. L’ombra rivela, fa emergere e suggerisce un significato più profondo della vita e della morte. Al contrario, la luce rappresenta la vita: è il centro, l’essenza del tempo. La luce funge da linguaggio visivo che posso padroneggiare con il vetro.

Kirsti Taiviola, “Swallow”, 2017, photo Kirsti Taiviola, courtesy the artist
Nelle tue opere pubbliche su larga scala come Aaltojen Alla (Under the Waves), 2024, e Kenno, 2021, devi anche confrontarti con le condizioni spaziali e spesso architettoniche del sito in cui operi. Quali considerazioni strutturali e percettive puoi trarre da questi progetti?
I miei progetti su larga scala si concentrano sulla percezione e l’esplorazione. La drammaturgia dello spazio è essenziale e il mio lavoro è profondamente influenzato dalla sua presenza fisica all’interno di un ambiente architettonico. È un processo olistico. L’opera occupa lo spazio, interagisce con lo spettatore e plasma l’atmosfera dell’ambiente circostante. Per me, la luce rappresenta il tempo e la vita e il mio obiettivo è creare opere che offrano un’esperienza complessa e immersiva di presenza situata. In queste opere, sono anche attratta dalla bellezza della luce, dalla sua materialità, dalle sue qualità effimere e dall’essenza degli eventi.

Kirsti Taiviola, “Flying Bird With Seven Lenses”, 2021-2024, photo_Kirsti Taiviola, courtesy the artist
Spesso, gli artisti che scelgono di lavorare con la luce come fenomeno, rifiutano intenzionalmente la figurazione/rappresentazione. È così anche per la tua pratica?
Non direi che rifiuto intenzionalmente la figurazione nelle mie opere. Alcune, come Flying Birds with Seven Lenses (2021-2023) o Studies on Weightlessness (Swallow and Birdie, 2016), rappresentano figure di uccelli. Tuttavia, non sono ancora sicura di quanto continueranno a essere importanti le figure nel mio lavoro perché non so ancora dove mi porterà il processo creativo. Bisogna capire cosa rappresenta la figura. Cosa sta cercando di trasmettere? Questo è ciò che sto ancora cercando di comprendere.
Info:

È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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