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In conversazione con Simone Miccichè, vincitore del premio We Art Open 2023

Simone Miccichè (Bologna, 1989) è vincitore della sesta edizione del concorso di arti contemporanee We Art Open 2023, indetto da No Title Gallery e Crea Cantieri del Contemporaneo Venezia. Miccichè, con la sua opera “BLA BLA BLA” (2020), e gli altri diciannove finalisti sono stati esposti in una mostra collettiva presso Crea Cantieri del Contemporaneo, a Venezia, conclusasi il 5 febbraio 2023. Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con il vincitore.

Simone Miccichè con la sua opera “BLA BLA BLA”, 2020, vincitore della sesta edizione del concorso di arti contemporanee We Art Open 2023

Anita Fonsati: Prima di tutto mi piacerebbe chiederti come mai hai deciso di denunciare la vacuità delle parole che vengono spese nel mondo dell’arte con un lavoro che gioca proprio con il testo e la parola scritta, invece di utilizzare un linguaggio totalmente differente, che si ponesse quasi in conflitto con la parola stessa.
Simone Miccichè: È un lungo discorso… Cercherò di non essere prolisso. Partiamo dal fatto che io ho un’altissima idea del concetto di Arte – con la A maiuscola. Quando vengo presentato come “artista” quasi mi vergogno, mi infastidisce, e rispondo: «Eh, ci provo…». Mentre quando vado per mostre capita di vedere opere che apprezzo e opere che mi piacciono meno; fin qui tutto normale. Il vero problema arriva quando leggo i fogli di sala con i testi critici, in quel momento provo una grande delusione proveniente da quella stessa Arte che tanto amo, come se mi toccasse personalmente. Parole, parole e parole che cercano di innalzare a divino opere che di trascendente hanno davvero poco (o niente). Parole scritte ormai neanche più da critici o curatori, ma direttamente dai galleristi. I quali, se devono vendere, certamente non scriveranno che i lavori che espongono sono di bassa qualità. Ma, tornando alla mia opera, ho proprio scelto di giocare con il testo in quanto le parole, nell’arte, ci sono sempre (a volte anche purtroppo) e l’onomatopeico “bla bla bla” è immediato, nonché di respiro internazionale, pertanto arriva a tutti. Oltretutto, essendo il lavoro una superficie tridimensionale total white, in base a come viene illuminato, l’osservatore riesce a vedere, o meno, la parte testuale. Qualora infatti l’opera venisse illuminata frontalmente le ombre sparirebbero, e con loro il testo, diventando un’unica superficie bianca, quasi senza significato.

Simone Miccichè, “BLA BLA BLA”, 2020, (60 pz.) 20 x 20 cm, gesso e legno – (4 pz.) 24 x 24 cm, acrilici su gesso e legno, courtesy dell’artista e NO TITLE Gallery

Sei un artista di formazione pittorica, tuttavia negli ultimi anni hai dedicato tempo e lavoro anche alla realizzazione di sculture in gesso e legno, quali “BLA BLA BLA” o “Lorem Ipsum”, oppure “Libero Arbitrio”, che è un lavoro totalmente differente da tutta la tua produzione precedente. Ti consideri sempre un pittore, che magari utilizza superfici differenti, o ti stai sempre più avvicinando al mondo della scultura?
La pittura è da sempre la mia più grande passione, tuttavia a volte non la ritengo il mezzo più adatto a esprimere il mio pensiero. Per questo, spesso mi piace sperimentare tecniche, materiali e stili diversi. Nella mia produzione è difficile trovare lunghe serie di lavori con la stessa tecnica, o stile, andando anche contro alla logica del sistema dell’arte per la quale «l’importante è essere riconoscibili». Inoltre, anche se me ne allontano, non mi preoccupo mai di perderla perché lavoro nella consapevolezza che, comunque vada, ritornerò sempre nella mia isola felice che è la pittura. Per quanto riguarda invece l’opera intitolata “Libero Arbitrio”, è totalmente diversa dai miei progetti precedenti, e se te ne sei accorta ne sono doppiamente felice. Ogni mia opera deriva da un processo di progettazione e realizzazione abbastanza elaborato, che mi sfinisce più mentalmente che fisicamente. Questo vale per tutti i miei lavori, tranne questo. Oltre a realizzare il pigmento della giusta densità, per la sua realizzazione non faccio altro. Il disegno ondulato che vi si crea sopra è frutto dal passaggio del tempo – ogni opera impiega dai due agli otto mesi per essere pronta – ed è totalmente casuale e fuori dal mio controllo. Per me, è una sorta di “defaticante mentale”.

Simone Miccichè, “LIBERO ARBITRIO”, vernice e diluenti su legno, 2022, courtesy dell’artista

So che insegni in un liceo artistico di Bologna, questa professione toglie molto tempo alla tua pratica?
Sono docente di discipline pittoriche al Liceo Artistico F. Arcangeli di Bologna, la stessa scuola in cui mi sono diplomato nel 2008. Mentirei se rispondessi alla tua domanda di no. Certo che toglie molto tempo alla mia ricerca, ma non mi infastidisce. Insegnare è qualcosa di magico. Oltretutto, mi sono posto come obiettivo personale di avvicinare i ragazzi al mondo dell’arte contemporanea, un campo in cui gli studenti delle superiori spesso non superano le avanguardie del Novecento. Organizzo incontri con artisti che illustrano ai ragazzi il loro percorso, la loro ricerca e le loro fonti di ispirazione.

Simone Miccichè, “LOREM IPSUM”, 2020, acrilici su gesso e legno, courtesy dell’artista

Adesso che hai raggiunto questo successo, il premio We Art Open 2023, hai altri progetti in mente, mostre in cantiere?
Oltre a continuare la ricerca sul lavoro “Libero Arbitrio”, ho alcune idee da sviluppare e qualche mostra in fase di progettazione, ma ancora nulla di ufficiale.

Anita Fonsati

Info:

www.notitlegallery.org

www.creavenice.com


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