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In conversazione con Yvonne De Rosa, direttrice Ma...

In conversazione con Yvonne De Rosa, direttrice Magazzini fotografici, Napoli

Magazzini Fotografici nasce da un’idea di Yvonne De Rosa con lo specifico intento di creare uno spazio no profit che avesse come obiettivo la divulgazione della fotografia finalizzata alla creazione di un dialogo che sia occasione di scambio e di arricchimento culturale. Situato nel centro storico di Napoli, in circa otto anni di attività ha già ospitato numerosi focus e mostre e artisti di valore internazionale come Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Gabriele Basilico, Mario Giacomelli, Luciano D’ Alessandro, Gianni Minà, Chris Steele-Perkins, Silvia Plachy, Laura Pannack, il collettivo Cesura, Brian Griffin, Boogie e tanti altri.

Yvonne De Rosa, autoritratto fotografico

Yvonne De Rosa, autoritratto fotografico

Francesco Liggieri: Volevo fare capire chi è senza presentarla io: si potrebbe descrivere con il titolo di unopera darte?
Yvonne De Rosa: Se dovessi scegliere un titolo per me, direi Untitled. Non voglio ingabbiarmi in una sola definizione. Sono un’artista, una fotografa, un’operatrice culturale e magari in futuro anche altro. Untitled lascia spazio all’interpretazione, alla libertà di essere, crescere e cambiare.

In Italia, nelle mostre museali e non, c’è carenza di opere di giovani artisti, a differenza della buona pratica di dare loro visibilità adottata in altri Paesi. Lei crede che sia una questione culturale, sociale o semplicemente di coraggio?
Credo sia una questione di coraggio. È facile vincere con i grandi classici, difficile invece prendersi la responsabilità di un possibile flop. Ma senza rischio non c’è innovazione. La bellezza di uno spazio indipendente è proprio questa: nessun obbligo, nessuna paura. Posso assolutamente sbagliare, ma mi prendo la libertà – e il dovere – di fare.

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Il pubblico va formato o va intrattenuto all’interno di una mostra d’arte?
Il pubblico va formato. Chi opera culturalmente ha il dovere di farlo. Oggi siamo costantemente intrattenuti da un flusso continuo di contenuti che ci semplifica tutto e ci deresponsabilizz. Così, ogni giorno, erodiamo la nostra consapevolezza e la nostra capacità di giudizio critico. L’arte e i luoghi a essa dedicati dovrebbero essere luoghi di risveglio, di confronto e  non  di consumo. Non dobbiamo assecondare la passività dello spettatore, ma stimolarlo, sfidarlo, dargli strumenti per vedere e pensare criticamente.

Cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere il suo stesso percorso professionale?
Consiglierei di studiare sociologia, lettere, storia, psicologia e tutto ciò che aiuta a comprendere il mondo e l’essere umano. Io ho studiato Scienze Politiche ed è stata l’esperienza che più ha arricchito il mio lavoro, sia come artista sia come operatrice culturale. La tecnica si impara, ma è il pensiero che fa la differenza. Per lavorare con le immagini, bisogna prima capire le storie che raccontano e il contesto in cui nascono. Difendere un’idea, combattere per un principio, fare cultura è una battaglia, e per combatterla bisogna essere equipaggiati.

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Qual è lo “stato di salute” della fotografia italiana oggi?
Non voglio e non posso ergermi a saccente, né vorrei cadere in commenti paternalistici. Ma una cosa è certa: non mi risulta che esistano mostre di “fotografia al maschile” o su “cosa significhi essere fotografo e padre”. Sono una donna bianca e privilegiata, e proprio per questo sento il dovere di non cedere e di far notare certe cose. Perché nel mondo ci sono donne che non possono nemmeno andare a scuola, figurarsi discutere di equità salariale. L’unico modo per cambiare le cose è smettere di far finta che non esistano.

Ci può raccontare come nasce l’idea dietro Magazzini fotografici?
Nasce per caso, ma anche per necessità. Non avevo in mente un progetto preciso, ma avevo chiaro un bisogno: creare un luogo. Ho immaginato uno spazio dove la fotografia potesse essere vissuta in modo autentico. Dopo anni all’estero, tornata a Napoli, ho trovato questo ex magazzino abbandonato e ho capito che poteva diventare qualcosa di nuovo. Non volevo solo uno spazio espositivo, ma un luogo vivo, in cui la fotografia non fosse chiusa dentro cornici e didascalie, ma potesse generare dialogo, incontri, idee.
E poi, diciamolo, se aspettiamo che le cose accadano da sole, restiamo fermi. Così ho deciso di fare.

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Cosa possono fare realtà come i Magazzini fotografici per la crescita culturale del Paese?
Educando a sperimentare, alla bellezza di sbagliare, alla necessità di sostenere il lavoro culturale come qualsiasi altro settore. La cultura non è un lusso, è un pilastro della società. Se vogliamo un Paese che cresca, dobbiamo smettere di trattare la cultura come qualcosa di superfluo. Questi spazi sono fondamentali non solo per chi li vive, ma anche per chi ne riconosce il valore e ci crede.

Esiste un luogo che lei identifica come linizio del suo percorso e del suo lavoro, nella sua memoria?
Esiste un luogo che, per me, è l’inizio di tutto: la scuola. Non solo come istituzione, ma come spazio sacro di apprendimento, di scoperta. È lì che ho iniziato a capire il valore di ciò che significa davvero guardare, ascoltare, osservare il mondo intorno. La sacralità della scuola sta nel fatto che ti fornisce gli strumenti per creare e per riflettere. È il luogo dove ho messo le basi per tutto ciò che ho fatto e faccio ancora oggi, sia come artista sia come operatrice culturale.

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

Magazzini Fotografici, Palazzo Caracciolo D’Avellino, Napoli

C’è una mostra o un progetto che vorrebbe realizzare?
Ogni volta che ne concludo uno, la curiosità di imparare mi spinge a pensare al prossimo. Fino a quando ci sarà questa curiosità, ci saranno sempre nuovi progetti.

Che rapporto ha con i social network?
Cerco di imparare a smettere di usarli.

Se potesse coinvolgere un personaggio storico o di fantasia nel suo team di lavoro chi sceglierebbe?
Simone de Beauvoir e Susan Sontag: entrambe hanno dato contributi fondamentali alla cultura e al pensiero contemporaneo, anche se le loro aree di interesse e il loro approccio sono diversi… che sogno sarebbe stato incontrarle!

Info:

www.magazzinifotografici.it


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