È andata in scena lo scorso fine settimana all’Arena del Sole di Bologna la prima assoluta di A place of safety, ultima produzione della compagnia Kepler-452, a poca distanza dal successo nazionale e internazionale de Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto (2022), incentrato sulla lotta degli operai del Collettivo di fabbrica GKN e insignito del Premio Speciale Ubu 2023.

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
La struttura di questo spettacolo, come è ormai “marchio di fabbrica” di Enrico Baraldi e Nicola Borghesi (a cui il portavoce di GKN Dario Salvetti qui fa da consulente alla drammaturgia), è costituita dal reenactment di un caso-studio su tematiche urgenti operato attraverso le testimonianze decantate dei reali protagonisti portati sulla scena, all’interno di una cornice narrativa metateatrale affidata a Borghesi. Anche in questo caso, dunque, la tematica scelta è di quelle in relazione alle quali non si può (o almeno non dovrebbe essere possibile) rimanere indifferenti: l’ecatombe dei migranti africani nel Mediterraneo e il deliberato ostruzionismo delle guardie costiere internazionali in ottemperanza a impietose misure di contenimento dell’immigrazione. Dopo l’interruzione dell’operazione di soccorso Mare Nostrum, sostituita con una di controllo alla frontiera chiamata Triton, il Mediterraneo è a tutti gli effetti uno spazio militarizzato, dove vere e proprie leggi marziali innervano le intese operative internazionali disattendendo, nei fatti, al preciso obbligo, prevalente rispetto a tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare, di salvare la vita in mare, garantendo nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety).

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
Il 2 febbraio 2017 l’Italia, con il pieno supporto dell’Unione Europea, ha firmato un accordo con la Libia, la cui guardia costiera viene da quel giorno finanziata per catturare e rinchiudere in centri di detenzione chi tenta illegalmente la traversata del Mediterraneo su imbarcazioni precarie. In assenza della volontà politica di programmi di assistenza, attraversare il mare è diventato sempre più pericoloso e per questo le ONG hanno assunto un ruolo fondamentale nel salvataggio di migliaia di vite umane. Dalla fine del 2016 alcuni politici europei e organi di stampa hanno accusato le ONG di collusione con i trafficanti nel facilitare l’ingresso illegale di migranti in Europa. Questa campagna ha coinciso con un più ampio tentativo da parte dei politici italiani ed europei di impedire a tutti i costi le traversate di migranti, anche avviando indagini giudiziarie contro le ONG.

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
Lo spettacolo nasce come indagine sul campo intorno al tema della SAR (search and rescue) di Enrico Baraldi e Nicola Borghesi, fondatori e componenti della compagnia, imbarcatisi, dopo un periodo di residenza a Lampedusa in dialogo con alcuni referenti di ONG con base in Sicilia, a bordo della nave Sea-Watch 5, partita in missione dal porto di Messina l’11 luglio 2024. Nell’arco di quasi cinque settimane di navigazione la crew ha soccorso 156 persone, sbarcate poi nel porto di La Spezia, per poi tornare in Sicilia al termine della missione il 5 agosto. In questo periodo Baraldi e Borghesi hanno raccolto materiale audiovisivo, narrativo ed esperienziale per sostanziare la loro restituzione. All’avvio del progetto non c’è ancora un soggetto drammaturgico preciso, come racconta in scena Baraldi stesso in uno dei suoi monologhi di raccordo tra l’azione scenica, il processo di teatralizzazione della realtà a essa sottesa e il rilancio di quella realtà, sbloccata dalla rimozione mediante la rielaborazione scenica, a un pubblico che viene da lui interpellato confidenzialmente.

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
Nell’impossibilità etica, per fortuna rispettata, di portare in scena qualche storia drammatica di immigrazione, la compagnia decide di raccontare ciò che avviene in una missione di ricerca e soccorso attraverso i volti e le voci di alcuni membri dell’equipaggio, invitati su un palcoscenico che la scenografia essenziale (firmata da Alberto Favretto) trasforma nel ponte di coperta della nave. Il cast, dunque, è composto da: Flavio Catalano (ex ufficiale tecnico sommergibilista nella Marina Militare, ora deck team leader di Life Support, EMERGENCY), Miguel Duarte (fisico matematico, capo missione di Iuventa e Sea-Watch, tra i dieci operatori umanitari che hanno rischiato fino a venti anni di carcere per un’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da parte del Governo italiano), Giorgia Linardi (giurista specializzata in Diritto Internazionale e portavoce di Sea-Watch, si è sempre occupata di soccorso in mare), Floriana Pati (infermiera specializzata in Salute Globale di Life Support, EMERGENCY) e José Ricardo Peña (elettricista texano di Sea-Watch, figlio di immigrati messicani).

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
I protagonisti sono presenze sceniche molto efficaci, si percepisce l’attitudine extra-teatrale a coordinarsi, a farsi ascoltare e ad agire con determinazione. Hanno volti fieri e sono in grado di fissare l’orizzonte del pubblico per loro invisibile nel buio della platea con un’intensità e una concentrazione che pochi attori professionisti riescono a sostenere. Non importa, dunque, qualche ovvia lieve incertezza nel fluire dei loro discorsi, condotti con una prosa ritmica (in italiano, inglese, spagnolo e portoghese) che sembra quasi un verseggiare tagliente. Un discorso affilato perché oggettivo, incalzante, imparziale nel descrivere dal punto di vista tecnico le regole di bordo, le esperienze di salvataggio e accenni alle ragioni esistenziali e autobiografiche all’origine del loro coinvolgimento nella missione, senza alcuna inflessione di indulgenza emotiva. E proprio questa neutralità sentimentale è il maggiore punto di forza dello spettacolo, che ha saputo far deflagrare in teatro una delle più grandi tragedie collettive di tutti i tempi attraverso una quasi asettica disamina di ogni dettaglio (a tratti intercalata da inserti sdrammatizzanti, forse un po’ troppo naïf) che sta ben attenta a tenersi distante sia dall’epopea sia dalla sollecitazione empatica.

Kepler-452, “A place of safety”, 2024, ph Luca Del Pia, courtesy ERT-Emilia Romagna Teatri
Perché ciò in cui dobbiamo immedesimare, infatti, non è né l’epico trionfo dei buoni sui cattivi né la storia di un singolo che ci faccia sentire ancora capaci di compassione, ma una presa di posizione etica prioritaria rispetto a qualsiasi altra considerazione o passione. Suggerisce questo lo sviluppo per quadri giustapposti dello spettacolo, dove il carisma del bagaglio esperienziale dei neo-attori rende avvincente la nostra familiarizzazione con i dispositivi tecnici (uniformi, guanti di lattice, casco, giubbotto salvagente, RHIB – rigid hull inflatable boat), con i protocolli di gestione delle emergenze (prima la sicurezza tua e dei compagni, poi dell’equipaggiamento, da ultimo quella delle persone da salvare, secondo il principio guida di fare quello che è meglio per la maggioranza) e soprattutto convincente quando da queste liste trapelano, intatte nella loro indicibilità, visioni che hanno dell’insostenibile e dell’abnorme. Sembra anche noi di sentire, alla fine, quello che viene definito da una delle attrici “l’odore dello stress”, quel miasma che investe entrando nella shelter area dove vengono alloggiati i naufraghi, in cui l’odore del mare si mischia a quello della benzina (assieme diventano una miscela ustionante per la pelle) e a quello di urine, feci, vomito e dei vestiti intrisi di sudore. Ma nel nostro caso non è quello delle persone raccolte in mare durante un piano di gestione delle emergenze, ma quello di una civiltà in decomposizione, la nostra, se arriva a permettere (se non a favorire) che tutto questo accada.
Info:
www.bologna.emiliaromagnateatro.com
Prossime date:
novembre 2025 Festival Biennale del Mediterraneo, Montpellier
2 dicembre 2025 Teatro Palamostre, Udine
4-7 dicembre 2025 Teatro Metastasio, Prato
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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