«Quello che voglio fare è parlare alle persone» dichiara Khalid Albaih, artista e disegnatore politico sudanese che da anni è dedito a fare della sua poetica un’occasione di dialogo, a partire dalla condivisione della propria vicenda personale. Albaih attraverso tratti sintetici e fumettistici crea figure in digitale, animate da una denuncia sociopolitica incisiva e immediata ma mai feroce, che ci costringe ad affrontare le contraddizioni del tempo presente, un tempo a cui spesso ci dimentichiamo di appartenere preferendo rivolgere altrove lo sguardo, al di qua del confine della nostra safe zone.
Al Museo di Santa Giulia a Brescia è visitabile fino a febbraio 2025, per la prima volta in Italia, una personale dedicata all’art-attivista sudanese. La mostra, inserita nel più ampio progetto di cittadinanza attiva del Festival della Pace, riprende il titolo dall’omonimo romanzo La stagione della migrazione a Nord di Tayeb Salih, che funge da paesaggio narrativo per il fruitore, chiamato a rispondere all’appello lasciato aperto alla fine del libro: “Aiuto! Aiuto!”. Il filo rosso che guida il percorso è la questione del superamento dei confini, un tema intersezionale che attraversa il limite tra il virtuale (origine di molte opere esposte) e il fisico (la dimensione in cui sentiamo l’effetto che ci fanno quelle opere), tra i luoghi del tragico (Sudan, Ucraina, Medio Oriente) e la propria casa – una parola così cara, eppure così fragile, per i protagonisti della narrazione del confine. Ed è proprio dalla casa che ha inizio la mostra, in uno stretto corridoio abitato da tessuti tipici sudanesi, i Toub, realizzati site specific e stesi come erano stesi nel cortile dell’ormai distrutta terra di Khalid. Questi, abbelliti dai disegni di un altro artista suo compatriota, costringono il visitatore a scontrarsi fisicamente con la materialità di un mondo, quello arabo e della distruzione bellica, che eccede totalmente dal suo ordine di realtà, dalla sua comfort zone occidentale (e libera).
In seguito, dopo l’accoglienza della figura del focolare Aboba, intessuta di memorie famigliari appartenenti all’infanzia lacerata dell’artista, si è sospinti fuori dalla sfera della casa. Si viene rigettati nel mondo attraverso i principali artefatti grafici di Albaih che, come pietre miliari di un lungo corridoio, accompagnano il pubblico nel risveglio della propria coscienza critica. Lo spettatore, scosso lungo la traversata dai toni satirici e paradossalmente giocosi dei disegni, si riscopre “spet-attore”, volto attivo del mondo. Così, armato di empatia e resilienza, il visitatore si ritrova all’improvviso in un campo profughi (Camp), in cui le tende sono fatte dai passaporti dei migranti, passaporti che da strumento di speranza divengono ostacolo alla libertà, vista la difficoltà di ottenere il riconoscimento politico e, quindi, lo status di persona.
È di persone che parla questa mostra ed è a persone che essa si rivolge. Al di là delle differenze specifiche dei conflitti politici, l’unico irriducibile rimane il dovere di tutelare i diritti dell’individuo, nella sua singolarità e nella sua appartenenza a una comunità. Su questo doppio registro, individuale e comunitario, si gioca anche la pratica artistica di Albaih, che per La stagione della migrazione a Nord ha coinvolto altri creativi e immigrati sudanesi che si sono uniti al tessuto cittadino di Brescia. Il percorso espositivo è dunque un tentativo di dare corpo alle voci di chi non viene né visto né sentito, ma che dal mare al di là del confine, in cui ogni riconoscimento sembra negato, grida “Aiuto! Aiuto!”.
Proprio una video-installazione fatta da filmati autentici girati in mare, cimitero di migranti senza volto, porta a un’ultima sala dal colore dei ciliegi in fiore, una sala dedicata alla stagione della primavera o “dell’agire artistico come possibilità di cambiamento”. Dunque, il messaggio con cui siamo rigettati nel mondo da Khalid Albaih – e da chi con lui ha dato forma al progetto – è un messaggio che fa collimare in un’unica narrazione, quella di cui anche noi siamo protagonisti, speranza e consapevolezza: la consapevolezza che i nodi che stringono il cappio dei diritti umani non si sono ancora allentati (razzismo, regimi dittatoriali, sovranismi) e la speranza che risiede in chi sa di avere il potere di reagire. Agire locale, pensare globale.
Ginevra Ventura
Info
Khalid Albaih. La stagione della migrazione a Nord
09/11/2024 – 23/02/2025
Museo di Santa Giulia, Fondazione Brescia Musei
Via dei Musei, 81B – Brescia
www.bresciamusei.com
Laureata magistrale in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, città dove tuttora vive, si è specializzata in estetica e critica del contemporaneo. Frequentatrice del mondo dell’arte e dedita alla ricerca, crede nel potenziale dello sguardo interdisciplinare, che intreccia il pensiero critico, tipico della formazione filosofica, e il potere comunicativo dell’arte di dare forma all’identità in divenire del proprio tempo.
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