Venezia, città di riflessi e labirinti, dove ogni pietra sembra narrare una storia e ogni canale sussurrare un segreto, la 193 Gallery ospita una singolare esposizione: “Bricks and Grids”. Non si tratta, beninteso, di un trattato sull’edilizia lagunare, né di uno studio sulla geometria urbana. Piuttosto, è un’indagine sulle strutture che sottendono l’esperienza umana, sulle armature invisibili che sorreggono le nostre identità e sulle reti che ci connettono al di là delle distanze. Gli artisti Modou Dieng Yacine e Zoila Andrea Coc-Chang, provenienti da orizzonti geografici e culturali diversi, si fanno esploratori di queste architetture immateriali.

Modou Dieng Yacine & Zoila Andrea Coc-Chang, “Bricks and Grids”, installation view at 193 Gallery, ph. Gabriele Bortoluzzi, courtesy 193 Gallery
Yacine, con le sue pitture fotografiche che fondono astrazione e figurazione, scava nelle pieghe della città, rivelando le tracce di una Venezia nascosta, una città parallela abitata dalle memorie delle comunità marginalizzate. Le sue composizioni urbane stratificate sono come palinsesti urbani, dove il tempo si sovrappone allo spazio e le storie individuali si intrecciano con la storia collettiva. Si potrebbe dire che Yacine cerchi di rendere visibile l’invisibile, di dare corpo alle voci silenziose che risuonano tra le calli e i campielli. Coc-Chang, invece, costruisce sculture che sfidano le nozioni convenzionali di forma e materia. Utilizzando materiali di scarto – frutta secca, avanzi alimentari, frammenti industriali – crea oggetti ibridi che mettono in discussione i sistemi di valore e le gerarchie economiche. Le sue creazioni sono metafore di un’architettura precaria e resiliente, capace di trovare bellezza e significato anche in ciò che viene considerato inutile. In questo senso, Coc-Chang si fa costruttrice di mondi alternativi, dove le leggi dell’economia vengono sovvertite e la bellezza emerge dall’inatteso.

Modou Dieng Yacine & Zoila Andrea Coc-Chang, “Bricks and Grids”, installation view at 193 Gallery, ph. Gabriele Bortoluzzi, courtesy 193 Gallery
Insieme, Yacine e Coc-Chang ci invitano a ripensare l’architettura non solo come spazio fisico, ma come luogo di incontro e scambio, come rete di relazioni e narrazioni. I “mattoni” e le “griglie” del titolo diventano simboli di queste strutture complesse e sfaccettate, che definiscono le nostre vite e plasmano le nostre identità. Non sono solo elementi costruttivi, ma anche metafore dei sistemi sociali, politici ed economici che ci governano. In questa Venezia over tourism, fatta di tracce e connessioni, di memorie e desideri, si rivela una città invisibile, fatta di legami transcontinentali e comunità diasporiche. Una città che non è solo un luogo, ma un insieme di storie che si intersecano e si raccontano, un tessuto di relazioni che si estende oltre i confini geografici e culturali. E forse, è proprio in questa architettura dell’invisibile, in questa trama di legami e narrazioni, che si trova la vera essenza di ogni città, di ogni luogo, di ogni esistenza.

Modou Dieng Yacine & Zoila Andrea Coc-Chang, “Bricks and Grids”, installation view at 193 Gallery, ph. Gabriele Bortoluzzi, courtesy 193 Gallery
Si potrebbe aggiungere che l’esposizione stessa, curata da Miriam Bettin, è un atto di costruzione, un tentativo di creare uno spazio di dialogo tra culture e prospettive diverse. La galleria diventa così una sorta di “città nella città”, un luogo dove si incontrano le voci di Yacine e Coc-Chang, le loro visioni del mondo e le loro riflessioni sull’esperienza umana. E in fondo, non è forse questo il compito dell’arte? Costruire ponti tra mondi diversi, rivelare le connessioni nascoste che ci legano gli uni agli altri, e immaginare nuove possibilità per il futuro. In “Bricks and Grids”, l’architettura diventa una metafora della nostra capacità di costruire non solo edifici, ma anche relazioni, comunità e identità.
Info:
Modou Dieng Yacine & Zoila Andrea Coc-Chang. Bricks and Grids
8/05 – 27/07/2025
A cura di Miriam Bettin
193 Gallery
Dorsoduro 993/994, Venezia
www.193gallery.com

Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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