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Leila Erdman Tabukashvili. The art of saying goodb...

Leila Erdman Tabukashvili. The art of saying goodbye

È possibile dire addio a qualcosa che ha fatto parte della nostra vita? È possibile lasciare alle spalle ciò che vive e forse vivrà per sempre dentro di noi? La mostra di Leila Erdman Tabukashvili “The art of saying goodbye”, presso A PICK GALLERY (Torino), sembra essere una rievocazione costante di questo addio impossibile. La volontà intima e profonda di distanziarsi dal passato si scontra con elementi che invece sembrano voler trattenere, più che lasciare andare, tutto ciò che è stato vissuto.

1.Leila Erdman Tabukashvili, “The art of saying goodbye”, installation view, 2025, courtesy A PICK GALLERY, Torino. Ph. Francesca Cirilli

Leila Erdman Tabukashvili, “The art of saying goodbye”, installation view, 2025, courtesy A PICK GALLERY, Torino. Ph. Francesca Cirilli

La mostra si sviluppa accostando a fotografie di persone e paesaggi incontrati dall’artista nel corso della sua vita, pensieri e frasi, che attraverso il confronto con le immagini creano un clima di sospensione aperto a interpretazioni diverse. Figure di giovani coabitano lo spazio espositivo con pensieri e spunti poetici dell’artista. Nelle frasi di Leila il riferimento all’addio è costante. Con intimità e ironia, esse suscitano in chi le legge una fortissima spinta di liberazione. Dialogando con l’immagine, le parole dell’artista mettono in contatto il “piccolo” dettaglio della situazione scattata con il “grande” pensiero che tramite la scrittura si ricollega a esso. La finitudine del momento ormai concluso e l’infinitezza della sensazione che suscita coabitano nella mostra non solo tramite le opere dell’artista.

3.Leila Erdman Tabukashvili, “Was it enough what we have done, my love?”, stampa fine art su carta cotone, cm 65 x 97, courtesy l'artista e A PICK GALLERY

Leila Erdman Tabukashvili, “Was it enough what we have done, my love?”, stampa fine art su carta cotone, cm 65 x 97, courtesy l’artista e A PICK GALLERY

Lo fanno anche tramite l’allestimento, che invade lo spazio espositivo di oggetti di ogni tipo, amplificando il connubio di dettaglio e pensiero che è alla base della poetica di Leila. Alcuni di questi sono appesi alle pareti, altri sono appoggiati su un pianoforte che è stato suonato il giorno dell’inaugurazione della mostra dall’artista stessa, altri ancora sono posizionati su mensole, o semplicemente appoggiati a terra. Conchiglie, piccoli soldatini, piume, foglietti di carta con frasi semplici ma potenti, scatolette e giocattoli: un repertorio di elementi che rimanda ai ricordi d’infanzia, ai momenti passati, alle piccole cose che si accumulano nel corso della vita e da cui facciamo fatica a distanziarci per via del loro valore affettivo.

4.Leila Erdman Tabukashvili, “Not now, can you call me later?”, stampa fine art, ed. 1/7, cm 18 x 27, courtesy l'artista e A PICK GALLERY

Leila Erdman Tabukashvili, “Not now, can you call me later?”, stampa fine art, ed. 1/7, cm 18 x 27, courtesy l’artista e A PICK GALLERY

La mostra è focalizzata proprio su questa tematica: il dire addio conservando dentro di noi ciò che è stato. È un elogio a questo addio perché, come dice l’artista, «per andare avanti bisogna lasciare alle spalle il passato», solo in questo modo ci si potrà aprire a un nuovo orizzonte, una nuova esperienza, un nuovo amore. L’artista, nata nel 1995 in Siberia, vive e lavora tra Tbilisi, New York e Tel Aviv in costante viaggio alla scoperta di nuove esperienze, volti e storie. Le persone che incontra durante il suo cammino diventano specchio della realtà a cui appartengono, sono sradicate dal loro contesto e raccontano storie che non si riescono solo a percepire ma che, grazie alle frasi di Leila, si aprono a infiniti orizzonti di senso.

5.Leila Erdman Tabukashvili, “My heart beats faster when I think of Georgia”, stampa fine art, cm 27,5 x 40, courtesy l'artista e A PICK GALLERY

Leila Erdman Tabukashvili, “My heart beats faster when I think of Georgia”, stampa fine art, cm 27,5 x 40, courtesy l’artista e A PICK GALLERY

Guerre e crisi sociali parlano attraverso i giovani, soggetto prevalente delle sue opere. I giovani – dice – sono coloro che hanno più di tutti la forza di andare avanti, di reiniziare. È il tempo dell’irresponsabilità, il tempo dell’infinito, «puoi cambiare idea ogni giorno quando sei giovane”, “i giovani hanno ancora il coraggio di innamorarsi». Così questo elogio dell’addio, che prende sempre più la forma di una festa da celebrare, ritrae giovani ragazzi e ragazze immersi nelle loro vite, dalle quali l’artista sradica un attimo, un momento che diventa eterna rappresentazione di quel nuovo inizio che solo l’addio può dare.

Samuel Tonelli 

Info:

Leila Erdman Tabukashvili. The art of saying goodbye
06/05/2025 – 28/06/2025
PICK GALLERY
Via Bernardino Galliari, 15/C – Torino
www.apickgallery.com


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