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Luca Vitone: Identificazione del luogo al LabOratorio degli Angeli di Bologna

Dal 2014 il LabOratorio degli Angeli di Bologna in occasione di ART CITY, il programma di mostre e iniziative collaterale ad Arte Fiera, invita un artista a ragionare sulla sua peculiare identità di laboratorio di restauro specializzato in manufatti contemporanei di grande formato, situato nell’evocativa chiesa sconsacrata di Santa Maria degli Angeli e nell’attiguo Oratorio. Il protagonista dell’undicesima edizione di questo format consolidato è Luca Vitone (Genova, 1964. Vive a Berlino), artista multimediale da sempre interessato alla creazione di una semantica artistica alternativa che porta in superficie i segni impliciti dei luoghi sui quali riflette scandagliandone il lato oscuro.

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Ne è un esempio nel 2014, sempre a Bologna, l’installazione in una via molto trafficata di cinque luminarie con simboli massonici per ricordare la tragedia della strage alla stazione del 1980, richiamando la persistenza nell’Italia degli ultimi vent’anni delle ramificazioni della loggia P2. Oppure Per l’eternità, la scultura invisibile presentata alla Biennale del 2013 dove l’essenza di rabarbaro che aleggiava nel Padiglione Italiano rievocava l’inconsapevole inspirazione delle polveri di Eternit da parte di chi ha vissuto o lavorato a contatto con questo materiale altamente tossico. Luca Vitone, invitato dal curatore Leonardo Regano a realizzare il suo intervento per il LabOratorio degli Angeli, ha scelto di focalizzarsi sulla valorizzazione del lavoro quotidiano dei restauratori immaginando una mostra in progress incentrata sul restauro di alcuni suoi lavori più datati. Nell’ambito della sua più che decennale produzione, ha dunque selezionato alcune opere della serie Identificazione del luogo, un progetto sviluppato tra il 1989 e il 1992, nella fase iniziale e fondativa della sua ricerca, da allora già riattivate in altre occasioni ma per lungo tempo non più esposte. Questo ciclo sintetizza un passaggio importante della sua vicenda creativa, legato all’interrogarsi sul significato di un luogo mediante l’interpretazione dei suoi segni, e consiste in installazioni site-specific realizzate in gallerie e istituzioni pubbliche, in cui le finestre delle sale espositive venivano da lui schermate con riproduzioni di mappe cartografiche.

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Ogni mappa era una xerografia ingrandita e montata su plexiglas della pianta catastale della specifica porzione di panorama visibile da ciascuna finestra, considerata a partire dal limite inferiore della linea del palazzo in cui la finestra risiedeva per arrivare alla fine del nostro possibile orizzonte rapportato a quel punto di vista. Inclinando mentalmente l’immagine cartografica dalla posizione verticale a quella orizzontale fino a far gradualmente coincidere le strade e gli edifici segnalati con quelli per davvero individuabili attraverso la finestra, diventa lampante la convenzionalità dell’operazione di mappatura. Mentre nella mappa alla medesima estensione del foglio che riveste il vetro corrisponde sempre, nelle varie location, un’analoga estensione dello sviluppo del paesaggio, nella visione reale ben diversa è la profondità dell’orizzonte accessibile se la finestra si trova in una dimora di campagna (come in Castello di Rivara, 1989, esposto in mostra) oppure in una via metropolitana come la Crosby Street di New York dove i palazzi dirimpettai sbarrano immediatamente la visione. L’idea è quella di riflettere sul rapporto tra noi e i luoghi che abitiamo evidenziandone la natura mediata da informazioni e riproduzioni da cui traiamo gli elementi per leggere ciò che potremmo invece sperimentare. Se quello che rimane di un paesaggio è la sua convenzione, il senso di perdita derivante da questa consapevolezza sposta l’operazione dell’artista dall’iniziale piano concettuale a quello affettivo di una geografia personale dove memoria individuale e collettiva s’intersecano.

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

A moltiplicare l’effetto rivelatorio e straniante al tempo stesso, da queste installazioni in situ l’artista soleva ricavare un’ulteriore rielaborazione di piccolo formato, ovvero la riproduzione fotografica in bianco e nero degli stessi ambienti in cui le mappe cartografiche, proporzionate alle dimensioni della stampa, sono grafiche rimpicciolite e incollate come diaframmi alle finestre fotografate. Anche la mostra a Bologna si sviluppa, dunque, su due livelli: quello orizzontale, costituito dai tavoli da lavoro dei restauratori, dove sono collocati sia alcuni plexiglas originari installati decenni fa e sia alcune fotografie – collage che nel periodo di apertura della mostra saranno oggetto di interventi di restauro conservativo e di riordino estetico, e quello verticale delle pareti, dove vediamo entrambe le categorie di manufatti già “trattate” dallo staff di LabOratorio degli Angeli. Per ciascuna tipologia di lavoro è stato pianificato un protocollo ad hoc: le opere esposte nelle precedenti installazioni performative presentano, infatti, segni di degrado legati al momento espositivo e alla loro successiva vicenda conservativa, come macchie, muffe o strappi della xerografia incollata su pannello, mentre nel caso delle fotografie si è trattato soprattutto di attenuare alcune imperfezioni legate alla tecnica esecutiva sopravvenute già in fase di realizzazione, come alcuni rigonfiamenti per mancata adesione degli elementi aggiunti tramite collage, e di adeguare i montaggi e i vetri delle teche (ora antiriflesso) per facilitarne la fruizione.

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Agli stringenti limiti operativi legati alla costitutiva delicatezza del materiale fotografico, si aggiunge qui la sfida di un medium grafico molto delicato che probabilmente impedirà di correggere l’ingiallimento del supporto. L’operazione di restauro richiesta da Vitone concentra l’attenzione sulle trasformazioni dei materiali inclusi nei lavori, sia quelle connesse al naturale invecchiamento di ogni manufatto, sia quelle legate alle sperimentazioni dell’artista, che in ogni replica del progetto era stimolato a cambiare qualche soluzione compositiva per diversificare le serie di immagini. Nell’ambito dello stesso tema, quindi, ogni ciclo ha una sua specifica peculiarità tecnica per la progressiva elaborazione di differenti soluzioni, come i listelli che a un certo punto compaiono a distanziare la mappa dall’immagine della finestra per mimare anche illusionisticamente l’idea della tenda.

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Luca Vitone, “Identificazione del luogo”, installation view at LabOratorio degli Angeli, Bologna, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and LabOratorio degli Angeli

Ciò che rimane costante, poiché esteticamente costitutiva dell’opera, è la scelta della xerografia come metodo di stampa, mantenuta dall’artista anche nelle più recenti riedizioni del progetto, come quella all’OK Centrum di Linz nel 2007, quando si sarebbero potuti usare dei sistemi più aggiornati. Questa persistenza dimostra come per Vitone la tecnica originale fosse parte integrante di un processo che, nonostante l’apparente minimalismo stilistico, trae efficacia visiva proprio da quei valori di superficie e sgranatura che l’inserto in apparenza asettico delle mappe sembra di primo acchito eludere. Tra le tante proposte del programma di ART CITY, si tratta senz’altro di una delle mostre più interessanti, con l’unico appunto che sarebbe stato molto coinvolgente vedere, seppur in deroga al rigore concettuale del progetto, un nuovo intervento cartografico site-specific sulla suggestiva finestra arcuata del LabOratorio degli Angeli.

Info:

Luca Vitone. Identificazione del luogo
a cura di Leonardo Regano
3 – 15 febbraio 2025
LabOratorio degli Angeli, via degli Angeli 32 – Bologna
www.laboratoriodegliangeli.it


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