Lygia Pape. Tra natura e geometria

Protagonista dell’arte moderna e contemporanea brasiliana, Lygia Pape (Nova Friburgo, 1927 – Rio de Janeiro, 2004) è spesso associata a Hélio Oiticica e Lygia Clark come una delle figure centrali del movimento Neoconcretista, sviluppatosi a Rio de Janeiro tra il 1959 e il 1963 e promotore di un’estetica che fa della presenza e della partecipazione del pubblico due elementi essenziali per il completamento dell’opera.

In realtà, la parabola artistica di Pape si è prolungata ben oltre questo momento chiave della storia dell’arte brasiliana, espandendosi per quasi cinque decadi del Novecento e includendo una tale varietà di linguaggi – dal disegno all’installazione, passando per performance, balletto e poesia – da rendere ogni tentativo di classificazione del suo lavoro mai definitivo, se non addirittura superfluo.

Ora, a quindici anni dalla scomparsa dell’artista, la Fondazione Carriero ripercorre i lavori più importanti di Pape nel periodo compreso tra il 1952 e il 2000, in una mostra a cura di Francesco Stocchi che vuole mettere in evidenza le continuità tra l’arte brasiliana del secondo Novecento e le istanze moderniste internazionali.

Il riverberare di queste continuità si propone fin dalle prime sale: Livro do Tempo (Libro del Tempo, 1965) è una serie di sculture in legno che gioca sulle varianti della forma-parallelepipedo e sull’accostamento dei colori primari, facendo propria la lezione costruttivista; i Desenhos (Disegni, 1980) su carta millimetrata riflettono il gusto modernista per il controllo geometrico, ma anche un’espressività più istintiva che trae ispirazione dalla natura e dall’uomo.

Anche le xilografie, intitolate Tecelar (Tessitura, 1952-1969), seguono la stressa direzione: le linee sottili che attraversano le immagini sembrano frutto di un procedimento rigoroso e studiato, ma altro non sono che il segno delle venature del legno usato come matrice.

In generale, nonostante la preferenza evidente per l’astrazione, ciò che emerge visitando questa mostra è che se c’è l’elemento traversale a tutta l’opera di Lygia Pape, e che ha un’importanza fondamentale per la sua poetica, questo è proprio il suo interesse per l’uomo e per le forme naturali. La natura è ciò che le ha permesso di trovare un linguaggio che da un lato le dava un ancoraggio oggettivo alla realtà materiale, dall’altro le forniva una serie di processi con cui allontanarsi dal mondo delle cose immediatamente riconoscibili e dirigersi verso uno spazio indistinto, in cui sia parole che immagini restano temporaneamente in sospeso.

La realizzazione compiuta di questo discorso è Ttéia 1, C (2000), un’installazione di fili dorati tenuti in tensione tra il pavimento e il soffitto. Il titolo è un gioco di parole che lega il termine teia, in portoghese rete, a teteia, grazia. E in effetti sembra esserci la grazia della natura dietro alla costruzione di questa ragnatela metallica che, proprio come una ragnatela vera, compare e scompare dalla vista a seconda della posizione da cui la si osserva.

Come nelle sculture, c’è ancora il riferimento alla polarità tra pieno e vuoto, visibile e invisibile, ma la differenza è che ora l’attenzione di Lygia Pape non sembra rivolgersi più alla geometria ma allo spazio assoluto della mente, al modo attraverso cui l’occhio percepisce il mondo e il cervello lo categorizza.

Ttéia 1, C non ha colore o forma stabili, perché ad ogni nostro passo la luce rifrange in maniera diversa sui fili metallici, modificando la nostra percezione di essi e, contemporaneamente, rendendoci partecipi di un processo creativo che non vede l’opera come separata dall’uomo né l’uomo come spettatore passivo dell’opera.

È proprio questa condizione dell’“essere situato”, così cara alle istanze neoconcretiste, a essere integrata tanto nella produzione artistica di Lygia Pape quanto nell’impronta curatoriale di Stocchi.

Come se entrambi ci stessero suggerendo che iniziamo a comprendere qualcosa dei nostri oggetti e delle nostre situazioni solo se e quando capiamo da che parte li stiamo guardando.

Info:

Lygia Pape
a cura di Francesco Stocchi
28 marzo – 21 luglio 2019
Fondazione Carriero
Via Cino Del Duca 4 Milano

Lygia Pape, Livro do TempoLygia Pape, Livro do Tempo (Escultura media), 1965, acrilico su legno.

Lygia Pape, Desenhos - Espaços Imantados, Registro Cinematográfico , 1980, collage e pastel-li a cera su carta millimetrataLygia Pape, Desenhos – Espaços Imantados, Registro Cinematográfico , 1980, collage e pastelli a cera su carta millimetrata

Lygia Pape, Tecelar, 1952, xilografia su carta giapponese.Lygia Pape, Tecelar, 1952, xilografia su carta giapponese.

Lygia Pape, Ttéia 1, C, 2000, cavi dorati e luce.Lygia Pape, Ttéia 1, C, 2000, cavi dorati e luce.

 


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