Nella storia dell’arte recente l’oggetto è stato declinato in innumerevoli modalità, assumendo di volta in volta la funzione di provocazione, feticcio, documento, denuncia anti-consumistica o presentazione concettuale, al punto che la sua presenza, all’inizio invasiva e disturbante, ci è diventata abituale. La domanda che sorge spontanea, ogni volta che si ha a che fare con lavori di artisti che implicano a vario titolo la centralità degli oggetti, è: cosa avrà ancora da dire alla nostra riflessione e sensibilità questa categoria estetica dell’esistente così trasversale a stili e poetiche da poter essere istintivamente gravata da un sospetto a priori di inflazione? Si lancia con un certo coraggio in questa sfida la giovane Mara Palena (1988, vive e lavora a Milano), protagonista alla galleria Studio G7 di Bologna della mostra “The Window”, primo episodio di “Project Room”, appuntamento dedicato agli emergenti del panorama contemporaneo finalizzato a promuovere e diffondere ricerche artistiche nazionali e internazionali.

Mara Palena, “The Window”, installation view at Galleria Studio G7, photo Francesco Rucci, courtesy Galleria Studio G7, Bologna
Al cuore della mostra in galleria, infatti, c’è un video montato su baldacchino (ambiguo tra la quinta teatrale e la cortina di un letto démodé) girato nella casa natale dell’artista, in cui il nostro sguardo si addentra come se fossimo nella stanza attigua a quella in cui succedono le cose e le vedessimo da una porta lasciata aperta, con un’intimità mai sfociante nel voyeurismo. Una colonna sonora meditativa, frutto della collaborazione con il musicista Nicola Ratti e parte del suo album “Automatic Popular Music” (2023), stabilisce il mood continuo del film, accompagnando il nostro ingresso in una dimensione affine a quella performata da Mara Palena nel video. Muovendosi nelle stanze per lei affollate di memorie, l’artista si è prefissa di indagare il rapporto tra il corpo e lo spazio domestico e la relazione con gli oggetti che vivono quello spazio in un’accezione che potremmo definire “bio-concettuale”, anzitutto fondata sulla programmatica espulsione dall’orizzonte dell’opera della suggestione emotiva di quel luogo a lei caro dall’infanzia. Una prova ardua, che costituisce il vero motore performativo delle azioni dilatate compiute dall’artista nel video, come camminare, scrivere a penna, affacciarsi alla finestra o guardarsi attorno. È come se lei, esplorando con il corpo un ambiente così familiare in una continua tensione tra oggettività e affezione di ritorno, volesse testare le sue intuizioni sulle dinamiche relazionali del corpo rapportato agli oggetti sul terreno più difficile, quello in cui la sfera privata rischia in ogni momento di prendere il sopravvento, senza lasciarsi condizionare dalla sua esperienza pregressa di quello spazio dove tutto prova ad avvenire come per la prima volta.

Mara Palena, “Reprojected Movement”, 2024, video installation, 09 min. 45 sec., still frame, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna
Nel film si alternano zoom su dettagli della sua persona vista dall’esterno e inquadrature in soggettiva, in cui il mutare della luce nel corso della giornata e alternati viraggi dal bianco e nero alla visione a colori sottolineano «il passare del tempo come atto trasformativo», ci spiega. E la trasformazione in atto è proprio quella attivata da questo flusso di coscienza, che modella un sogno lucido in cui gli oggetti, testimoni del passare del tempo e dei movimenti delle persone che attraversano lo spazio, ciclicamente si prendono la scena e diventano a loro volta soggetti. Le riprese dell’artista, infatti, sono inframmezzate da inquadrature in cui essi campeggiano a tutto schermo, quasi prendendosi gioco della loro stessa ostentata auto-referenzialità attraverso lo sguardo dell’artista che, pur fedele alla deliberata astensione affettiva di cui sopra, appare sempre addolcito da un’irresistibile curiosità per la loro esistenza. Scelti con cura, sono oggetti inusuali che catturano l’attenzione, innocenti nell’esibirsi, talvolta di spalle, su fondali analogici colorati di carta.

Mara Palena, “Reprojected Movement” #2 and #5, 2024, fine-art print on Hahnemühle Rice Paper 100 gr, cm 21×30, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna
Si tratta perlopiù di ninnoli decorativi, come una ballerina di porcellana, un cavalluccio primitivo, una conchiglia dorata con l’interno rosa dischiuso a offrire una finta perla, una biglia in vetro, un’anfora mignon o la statuina in plastica di una torta nuziale, ma anche quando potrebbero avere delle funzioni, come lo spremiagrumi o il bicchiere, esse appaiono svaporate in un surreale nonsense. E proprio il fatto che l’intenzione concettuale di mantenersi focalizzata su un rapporto quasi astratto oggetto-spazio e corpo-spazio sia di continuo insidiata dal tempo soggettivo dei ricordi è all’origine dell’autonoma pulsione degli oggetti a diventare personaggi, sospesi in un limbo indeciso tra il ricordo e l’invenzione. Il risultato è un ipnotico loop animato da un’indefinibile sensazione di “tenerezza distanziata”, di cui la musica favorisce a livello inconscio un’esperienza di introiezione sinestetica. Il film è accompagnato da una serie di video still stampati (dal titolo “Reprojected Movement”) in cui le immagini degli oggetti, manipolate con filtri cromatici diversi, appaiono incastonate in cofanetti traslucidi, anch’essi evocativi di una pratica di rielaborazione in cui il tempo soggettivo si fonde con quello universale.

Mara Palena, “The Window”, installation view at Galleria Studio G7, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna
Per approfondire l’approccio di Mara Palena è utile, infine, spostarsi nell’altra sala della galleria, dove troviamo esposti alcuni suoi lavori precedenti, anch’essi incentrati sul rimaneggiamento dell’archivio e della memoria tramite cut up, asse portante della sua ricerca da diversi anni. Anzitutto il libro fotografico “Oikeiôsis” (Witty Books, 2023) che riunisce immagini da lei scattate in vari momenti della sua vita, da sfogliare con una colonna sonora dedicata a ciascuna sezione tematica scaricabile attraverso QR code. Il progetto, più legato all’introspezione psicologica, è un viaggio in dettagli sgranati di esistenza in cui il micro, il macro, il privato e l’oggettivo si compenetrano. Altrettanto emblematico il multiplo scultoreo “Il tempo entra ed esce ed io con lui” (2024), parte di un progetto più ampio incentrato sulla rielaborazione di sequenze tratte dagli Archivi Prelinger, una libreria di pubblico dominio americano, attraverso le fasi della terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), sviluppata negli anni ‘80 da Francine Shapiro e utilizzata per trattare PTSD e altre condizioni emotive legate al trauma. Qui il focus, come nel video da cui nasce la mostra “The Window”, è su un’espansione psichica dei limiti percettivi legati all’immagine attraverso procedimenti performativi atti a far emergere la natura mutevole e immaginifica di una memoria trattata come materiale infinitamente stratificabile.
Info:
Mara Palena
Project Room #1 | The Window
a cura di Laura Lamonea
11.01-01.02.2025
Galleria Studio G7
Via Val D’Aposa 4A, Bologna
www.galleriastudiog7.it
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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