C’è un momento, nella vita di ogni uomo, in cui si affaccia una domanda troppo grande per essere contenuta dentro una testa sola. Una di quelle domande che fanno tremare le fondamenta delle certezze, e che se la pronunci ad alta voce ti senti scemo, ma anche finalmente vero. Tipo: E se l’Œuvre Absolue esistesse davvero? A Roma, in una via dove i palazzi si fanno beffe del tempo e l’arte ha trovato casa dentro la Fondazione Nicola Del Roscio, questa domanda ha preso forma concreta sotto il nome di Megalomanie, la nuova mostra firmata dai CANEMORTO, con la complicità visionaria di Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli.

CANEMORTO, “Megalomanie”, installation view at Fondazione Nicola Del Roscio, Roma, ph. Giorgio Benni, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio
Un progetto che non è una mostra, non è un film, non è una performance. È tutto questo. È la dichiarazione di guerra dei CANEMORTO all’arte stessa. È l’ennesimo colpo di teatro di chi da quasi vent’anni sputa in faccia all’identità per inventarsi ogni volta da capo, senza mai firmare nulla col proprio nome. Maschere in volto, idioma inventato, culto delirante per una divinità canina di nome Txakurra – se ti sembra troppo, sappi che sei solo all’inizio. Il trio appare in scena come un’entità sola, come un Leviatano che dipinge, scolpisce, scrive, urla e si nasconde in un corpo solo e in tre anime impazzite. Sono loro i protagonisti assoluti della Project Room, lo spazio ribelle e mutante della Fondazione che dal 2019 si muove come un virus culturale dentro e fuori le sue stesse mura. Una stanza-laboratorio, un contenitore libero dove l’arte si sporca le mani e le idee rimbalzano come palline da flipper. Il cuore pulsante del progetto è il film – scritto e interpretato dai CANEMORTO, diretto da Marco Proserpio, con le musiche di Matteo Pansana – che debutta in anteprima italiana.

CANEMORTO, “Megalomanie”, installation view at Fondazione Nicola Del Roscio, Roma, ph. Giorgio Benni, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio
La pellicola è un viaggio ai confini della ragione e oltre, un tentativo alchemico di scovare la leggendaria Œuvre Absolue, l’opera definitiva, capace di piacere a tutti, ovunque. Il trio per farlo si spinge a profanare tombe, perlustrare la Villa Arson di Nizza e forzare i limiti della narrazione stessa. Il risultato? Una corsa lisergica in cui il vero protagonista è il desiderio, assoluto, infantile, irrefrenabile, di lasciare un segno eterno. Prima della visione, un incontro surreale: i CANEMORTO si esprimono nel loro idioma misterioso, mentre Giulia Gaibisso, interprete specializzata, traduce in tempo reale. Più che un’introduzione, un rito iniziatico. Lo spettatore, come un novizio, entra così nel mondo di Txakurra e dei suoi apostoli mascherati.

CANEMORTO, “Megalomanie”, installation view at Fondazione Nicola Del Roscio, Roma, ph. Giorgio Benni, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio
La mostra prosegue nel segno dell’esagerazione. E cosa c’è di più esagerato del Guinness World Record? I CANEMORTO ci puntano dritti, realizzando le più grandi stampe calcografiche del pianeta. Le producono, le vivono, le filmano. Documentano tutto in un cortometraggio che diventa parte integrante dell’esposizione. Non si tratta solo di arte: è una battaglia di volontà, un’ossessione che si fa materia. Perché è questo che fa CANEMORTO: crea un universo dove ogni opera è un nuovo capitolo di una saga grottesca e teatrale, in cui i protagonisti sono loro stessi, sempre travestiti, sempre in lotta tra il bisogno disperato di successo e la fedeltà a una religione immaginaria.

CANEMORTO, “Megalomanie”, installation view at Fondazione Nicola Del Roscio, Roma, ph. Giorgio Benni, courtesy Fondazione Nicola Del Roscio
È arte che si prende gioco dell’arte, è narrativa che diventa scultura, è delirio organizzato. È una truffa riuscita, o forse il gesto più sincero che si possa fare oggi nel mondo delle gallerie e dei comunicati stampa. Da New York a Hong Kong, da Berlino a Grottaglie, CANEMORTO ha disseminato le proprie reliquie artistiche nei templi laici dell’arte contemporanea. Ma è qui, in via Crispi 18 a Roma, che il cerchio si chiude – o si apre, come in ogni buon racconto che non vuole finire. All’uscita, mentre il vociare dei visitatori si mescola al rombo distante del traffico romano, resta una sensazione chiara: CANEMORTO non ti chiede di capire. Ti chiede di entrare. Di partecipare. Di lasciarti possedere, almeno per un momento, dalla logica irragionevole della megalomania. Perché a volte è solo nel delirio che si fa spazio la verità.
Info:
CANEMORTO. Megalomanie
9/05/2025 – 18/07/2025
Fondazione Nicola Del Roscio
Via Francesco Crispi, 18 – Roma
www.fondazionenicoladelroscio.it

Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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