Nella turbolenta stagione politica italiana degli anni Settanta, l’intreccio tra creatività artistica e impegno politico ha generato alcuni dei fenomeni più interessanti nel panorama culturale del paese. Quella fase storica ha visto emergere pratiche espressive che rifiutavano la separazione tra arte e vita, tra creazione estetica e azione politica diretta. I linguaggi visivi dell’epoca si sono nutriti tanto dell’eredità delle avanguardie storiche quanto dell’urgenza comunicativa propria dei movimenti extraparlamentari, dando vita a una produzione grafica e artistica che rifletteva le tensioni sociali del periodo in forme spesso sperimentali.

Nanni Balestrini, “Una lunga primavera”, installation view at AF Arte Contemporanea, Bologna, courtesy AF Arte Contemporanea
Numerosi artisti italiani hanno espresso una sensibilità politica attraverso il loro lavoro. Enrico Baj, con le sue composizioni satiriche che denunciavano il potere militare e la guerra, ha utilizzato collage e assemblaggi per criticare l’autorità costituita. Mario Schifano ha interpretato la cultura popolare e le immagini della società di massa in chiave politica, fondendo pittura e altri media. Artisti come Franco Angeli e Tano Festa, invece, affrontavano temi sociali attraverso un linguaggio visivo di contaminazione tra Pop Art e nuova figurazione. Il Collettivo “maodadaista” A/traverso, sviluppatosi all’interno dell’ambiente universitario bolognese e della redazione di Radio Alice, nell’omonima rivista di controinformazione fondata nel 1975 sperimentava forme di comunicazione alternativa che mescolavano linguaggio visivo e testuale in chiave sovversiva per rielaborare contenuti politici con modalità da avanguardia artistica. Nel campo della fotografia, artisti come Carla Cerati e Uliano Lucas hanno documentato lotte sociali e movimenti di contestazione con uno sguardo che univa valore estetico e testimonianza civile. La galleria AF Arte Contemporanea di Bologna ospita una mostra, curata da Marco Scotini, che rappresenta un tassello significativo per comprendere il rapporto tra arte e militanza politica in quel periodo: una raccolta dei collage che Nanni Balestrini ha realizzato negli anni ‘70 utilizzando come materia prima le pagine di “Potere Operaio” (rivista dell’omonimo gruppo politico che lo vedeva tra i membri fondatori) e “Potere Operaio del lunedì”, riviste che hanno segnato la storia dell’Operaismo e dell’Autonomia italiana.

Nanni Balestrini, “Una lunga primavera”, installation view at AF Arte Contemporanea, Bologna, courtesy AF Arte Contemporanea
Il rapporto di Balestrini con il medium giornalistico costituisce un elemento centrale della sua ricerca artistica. Per tutta la vita, l’artista ha lavorato con ritagli di giornali e periodici, creando serie di collage che spesso traevano il nome dalle testate stesse: da “Espresso” (1965) a “Paese Sera” (1965), da “Il Mondo” (1965) fino a “Reporter” (1979). Parallelamente, il suo impegno come animatore culturale lo ha visto protagonista nella creazione di riviste che hanno lasciato un segno profondo: dall’organo letterario mensile del Gruppo 63, “Quindici”, al periodico culturale “Alfabeta”, che ha caratterizzato l’editoria degli anni Ottanta in Italia. La mostra bolognese presenta due cicli di collage distinti, legati alle due testate del movimento Potere Operaio. Il primo ciclo, iniziato nel 1969 e presentato alla Quadriennale di Roma del 1972, utilizza le pagine del giornale fondato proprio in casa di Balestrini, in via dei Banchi Vecchi a Roma, con il contributo di personalità di rilievo come Toni Negri, Franco Piperno, Giairo Daghini, Oreste Scalzone, Sergio Bologna e Lapo Berti. La grafica di questa testata, progettata da Giovanni Anceschi con Fabio Bonzi, si distingueva per una forma compressa, con spaziature ridotte tra i caratteri e una uniformità di corpo che rifiutava gerarchie di importanza tra le notizie. Il secondo ciclo, che viene presentato in Italia dopo una parziale esposizione al CIMA di New York nel 2024, è tratto da “Potere Operaio del lunedì”, foglio settimanale uscito dalla fine del 1971, caratterizzato dalla grafica di Piergiorgio Maoloni ispirata alle avanguardie costruttiviste.

Nanni Balestrini, “GIAP”, anni ’70, collage su carta, 41,5 x 57 cm, courtesy AF Arte Contemporanea
I due cicli di collage presentano differenze formali notevoli. Nel caso di “Potere Operaio”, il montaggio riprende quello sviluppato sperimentalmente servendosi di un calcolatore IBM nei primi “Cronogrammi” dell’inizio degli anni Sessanta: una struttura a nuvola in cui le righe di testo tagliato sono disposte a bandiera ma giustificate al centro, applicate su fondo bianco. Spesso compare un asse di simmetria che divide il testo in due blocchi contrapposti, creando uno iato semantico e tipografico tra la parola “Potere” e la parola “Operaio”. Da questi blocchi compatti emergono parole chiave con un corpo tipografico più grande rispetto alle altre (“sciopero generale”, “lotta dura”, “revolution de mai”), ma frammentate nello spazio, interrompendo il flusso della lettura. Le strisce di testo appaiono incastrate, forzate a incontrarsi e scontrarsi, generando una tensione visiva e semantica intensa. I collage tratti da “Potere Operaio del lunedì” presentano invece una struttura diversa, con l’aggiunta del colore rosso al bianco e nero. In queste opere, il fondo è costituito dalle colonne di testo del giornale, riconfigurate in un layout alternativo a quello originale. Un elemento distintivo è l’uso della fotografia, che si ritrova anche in alcune pubblicazioni di Balestrini di quegli anni, come “Vivere a Milano” (realizzato con il fotografo Aldo Bonasia) e “Blackout” (1980). La grafica qui gioca un ruolo importante, con cerchi rossi che ricorrono in ciascun collage creando configurazioni riconoscibili, talvolta simili a bombe da cui fuoriesce un flusso di lettere. Uno dei collage presenta al centro una fotografia di Tano D’Amico (tratta dal numero 6 del 2 aprile 1972) che mostra operai in attesa di un autobus. Balestrini include questa immagine all’interno di un testo compresso, giocando con font e spessori diversi, in cui si leggono frammenti come “Nella crisi delle fabbriche/per costringerci al/lavoro in nome del profitto” e “Gli operai sono scesi in/campo Pagheranno caro pagheranno”.

Nanni Balestrini, “Il Rifiuto è Politico”, anni ’70, collage su carta, courtesy AF Arte Contemporanea
L’intera serie di “Potere Operaio del lunedì” sviluppa strutture compositive articolate, con pattern geometrici, spirali di lettere, composizioni radiali che evocano megafoni, giustapposizioni fotografiche, con evidenti richiami ai collage delle avanguardie costruttiviste. La possibilità di vedere esposta questa serie, rimasta nascosta per decenni anche in conseguenza dell’auto-esilio di Balestrini dopo gli arresti del 7 aprile 1979[1], non solo approfondisce la conoscenza dell’opera dell’artista e più in generale della particolare congiuntura artistica a cui afferiscono le sue opere di quegli anni, ma offre anche stimoli per una riflessione sul presente: sul rapporto tra comunicazione visiva e impegno politico nell’era digitale, sull’attuale frammentazione del discorso pubblico e sulla possibilità dell’arte di dare forma a tensioni sociali collettive in un’epoca segnata dall’individualismo. Ad arricchire il percorso espositivo, una fotografia di Tano D’Amico ingrandita a tutta parete raffigurante centinaia di giovani in festa in Piazza Maggiore, davanti a San Petronio, nel simbolico anno 1977, che diventa una sorta di display per alcuni collage di Balestrini, posizionati come se fossero cartelli di protesta sorretti dalle persone fotografate.
[1] Nel 1979, a seguito dell’ondata di arresti che portarono al discusso “Processo 7 aprile” a carico dei presunti capi delle organizzazioni sovversive, Nanni Balestrini evitò il carcere rifugiandosi in Francia e poi in Germania. Nel 1984, riconosciuto non colpevole, ritornò in Italia.
Info:
Nanni Balestrini. Una lunga primavera
a cura di Marco Scotini
06/02 – 30/05/2025/2025
AF Arte Contemporanea
Via dei Bersaglieri, 5/E – Bologna
www.af-artecontemporanea.it

Attore e performer, ama le arti visive in tutte le loro manifestazioni.



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