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Nude project: la street art itinerante che ri-abit...

Nude project: la street art itinerante che ri-abita l’abbandono

Quali sono gli elementi che stimolano il fascino per i luoghi abbandonati? Come la contemporaneità si pone nei confronti di queste carcasse di muri? Parlare di relitti architettonici non è cosa nuova nel paese delle rovine incompiute, dove il tema di strutture in stato d’abbandono o di opere incompiute riscuote attenzione e dibattiti. Gli eccessi della submodernità hanno strutturato il paesaggio urbano e periferico che abitiamo.

1.Aris, Taleggio, Zero, "Nude", installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Aris, Taleggio, Zero, “Nude”, installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Nude è un progetto indipendente (diretto e curato da Claudia Gobbi) che ri-abita le strutture abbandonate attraverso uno dei linguaggi dell’arte contemporanea, nello specifico l’arte urbana. L’obiettivo è quello non solo di restituire un’identità visiva a questi “nonluoghi” ma proprio di salvarli dall’oblio di un fallimento comune dal quale rischiano di essere divorati. Le pareti spoglie, scrostate e in decadimento diventano veicoli di espressioni e pratiche di tre artisti: Aris, Taleggio e Zero. I tre artisti sono affermati sia nel panorama nazionale sia in quello europeo come esponenti dell’arte urbana; Aris ha evoluto la propria pratica dai graffiti negli anni Novanta verso forme astratte fatte di geometrie e movimento, Taleggio è un esponente del post-graffitismo che bilancia gli elementi analitici e intimi, infine Zero unisce ricerca grafica e influenze architettoniche in geometrie disciplinate.

1.Aris, Taleggio, Zero, "Nude", installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Aris, Taleggio, Zero, “Nude”, installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Visitando le rovine degli spazi in cui si manifesta Nude, risuona l’eco del passato e della vita di quegli scheletri ormai vuoti; i luoghi sono così una testimonianza evidente e fisica della perdita e del cambiamento. Sono frammenti di qualcosa che non appartiene al presente e che ora veicolano la cognizione della natura effimera della modernità. La loro decadenza non è un processo naturale quanto la testimonianza di eccessi e dello stile di vita accelerato odierno, in cui il valore delle cose è dato dalla capacità di queste di adattarsi a una realtà estremamente dinamica e fluida. Stigmatizzate in quanto simboli di disfatta e obsolescenza, le architetture vengono spesso ignorate in quanto pesanti monumenti della realtà che preferiamo evitare; comunicano un ragionamento integrale sulla natura delle azioni e della condotta. Esse ci ricordano che nessuna costruzione – e non solo – è eterna, che ogni cosa è destinata a subire il tempo, l’usura, e a cedere il passo a vorace ritmo della contemporaneità.

1.Aris, Taleggio, Zero, "Nude", installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Aris, Taleggio, Zero, “Nude”, installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Tuttavia, oltre a ciò, queste architetture sono fisicamente presenti nel panorama urbano ma sembrano ormai sfuggire alle determinazioni della comunità, si caratterizzano quasi come i “nonluoghi” concepiti da Marc Augé. Questi “nonluoghi” sono privi di identità, degli spazi di transizione nati con l’unico scopo di veicolare i consumi della modernità; le architetture abbandonate che ricoprono il nostro panorama quotidiano hanno patito una trasformazione che le ha private di ogni percezione di appartenenza collettiva. Nude restituisce attraverso un linguaggio artistico come l’arte urbana (che per sua natura è accessibile a un pubblico vasto e vario, quindi non elitaria e esclusiva) questi relitti alla fruizione e al contesto contemporaneo. Si crea, dunque, un nuovo legame tra la società e l’architettura reintegrando queste presenze nelle mappe culturali e identitarie. Il titolo stesso del progetto non è casuale, ma è un richiamo al pensiero poetico e suggestivo dell’architetto olandese Willem Jan Neutelings che sosteneva come le architetture nascessero al pari di creature nude – dei semplici volumi sviluppati – e che solo attraverso l’uso sociale potessero svilupparsi. L’espressione artistica dona delle nuove pelli per ricoprire le nude presenze.

1.Aris, Taleggio, Zero, "Nude", installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Aris, Taleggio, Zero, “Nude”, installation view, curated by Claudia Gobbi, courtesy of the artists and Nude Project

Il progetto Nude permette di guardare alla decadenza del nostro tempo con uno sguardo che va oltre la nostalgia per i relitti e innesca la riflessione non solo sulle dinamiche del panorama artistico odierno, ma anche sull’impermanenza dell’agire umano. Ogni opera è una consapevole testimonianza destinata al disfacimento.

Irene Follador

Info:

Aris, Taleggio e Zero: Nude
a cura di Claudia Gobbi
www.nudeproject2024.it


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