Potrebbe sembrare anacronistico, ma nel 1937 Paul Valéry aveva avuto un presagio secondo cui nel prossimo futuro ci saremmo trovati ad abitare in un regime di permanente perturbazione delle nostre intelligenze, dominato dal mito della novità e dalla dismissione della cultura[1]. A questo proposito è utile domandarsi quanto si sia avverata tale profezia nella città di Roma, in particolar modo dal 2021, quando fu pubblicata la mappatura degli artist-run space ideata da Damiana Leoni e intitolata VERA, 8 spazi e 54 studi. Proprio in quella circostanza si sono susseguiti diversi cambiamenti che hanno fatto brillare la città di tanti nuovi ‘miti della novità’.
In particolare, tra i mutamenti che hanno portato ulteriori trasformazioni v’è la creazione di un legame diretto tra l’artista e il pubblico, solo in parte filtrato dalle gallerie d’arte o dalle istituzioni culturali, attualmente nutrito in loco presso lo studio degli artisti stessi. È interessante analizzare quali siano stati i cambiamenti che hanno indotto così effettivi e duraturi risultati; inducendoci a pensare all’operazione editoriale VERA, come la fase di un fenomeno esploso che vede tutte le iniziative promosse in quel momento attualmente in stallo o altrimenti in parte dimenticate. Tuttavia, è certo che quanto avvenuto dal 2021 a oggi abbia influenzato fortemente la pratica di ricerca e studio degli artisti: se prima lavoravano collettivamente in spazi condivisi, ora c’è un necessario e naturale ritorno alla sfera dell’individuale, un volontario raccoglimento nell’intimità del proprio studio. E laddove ancora sono registrabili esperienze condivise, risultano sviluppate sottovoce e d’intesa con la galleria di rappresentanza dell’artista.
In tale contesto è utile riflettere su cosa sia accaduto alle gallerie d’arte in città, contraddistinte da un deciso spostamento verso la zona sud est della capitale, nello specifico nel quartiere di San Lorenzo. Zona, quest’ultima, che si differenzia dagli altri territori cittadini per la capacità di far rete attraverso associazioni e organizzazioni che si supportano a vicenda. Così quanto attualmente in corso, è sicuramente generato dalle dinamiche operate nel 2021, ma in direzione contraria: se gli spazi indipendenti hanno avuto una naturale contrazione, ora sono di nuovo le gallerie, con le loro programmazioni espositive e di ricerca a svolgere un ruolo trainante. Proprio il 6 febbraio 2024 è stato inaugurato a Roma il nuovo spazio della galleria Monti8, fondata a Latina nel 2020 da Lea e Matteo Di Marco, ora presenti a Roma con due nuove sedi: il project space in Via dei Reti 1/A e lo spazio galleria presso Via degli Ausoni 57. Spazi espositivi entrambi allestiti con l’esposizione Mental Suburbs, dedicato al pittore Logan T. Sibrel e visitabile fino al 6 febbraio 2025. Tale scelta è sicuramente sintomo della consapevolezza dei due fondatori, per cui a Roma chiunque decida di proporsi deve necessariamente fare i conti con la stratificazione storica di una città e le difficoltà pratiche che la contraddistinguono.
Così, l’azione di Monti8 si inserisce nella riscrittura di un tessuto urbano che, come emerge dalle parole della cofondatrice Lea Di Marco, rintraccia il senso nella costruzione di un nuovo momento di crescita della galleria: connettersi con un territorio e un pubblico nuovo che la sede di Latina non consentiva appieno, presentando con conoscenza critica artisti in prevalenza stranieri in modo da unire contesti geograficamente lontani con iniziative che li rendano artisticamente vicini. Inoltre, la galleria, avviando sin dalla sua apertura un lavoro di coerente ricerca sul linguaggio pittorico, si inserisce nel dibattito che da circa due anni si è stato avviato con la mostra Pittura Italiana oggi, a cura di Damiano Gullì, organizzata presso la Triennale di Milano nel periodo tra il 2023 e 2024. Quindi la recente apertura di Monti8 a Roma si qualifica come un riuscito momento d’affezione verso i mutamenti, che infrange le scelte uniformi di una città spesso avvolta in farraginosi meccanismi di ripetizione e omologazione. Tutto ciò nell’intento di creare una particolare combinazione di forze volte a vivificare occasioni di ‘perturbazione delle nostre intelligenze’ che, come intende Valéry, devono essere dominate dal mito della novità. Così, non si deve parlare di dismissione, come ipotizzava Valéry, bensì di missione della cultura, che al riparo da ogni interesse particolaristico, come nel caso di Monti8, si addentra nella questione pittorica, diventando terreno fertile per un pubblico alla ricerca dei più equilibrati strumenti critici.
Maria Vittoria Pinotti: Perché avete deciso di aprire una nuova sede a Roma?
Lea Di Marco: Aprire a Roma era un progetto che stavamo coltivando da molto tempo. Sia per vicinanza geografica, sia perché Roma è una città che offre un contesto ricchissimo di spazi espositivi, studi d’artista, gallerie di alto livello, critici e molto altro, la nostra scelta non poteva che ricadere su questa difficile, ma splendida città. A Roma, e soprattutto nel quartiere di San Lorenzo, c’è un forte contesto con cui confrontarsi. Sapevamo che la capitale avrebbe offerto opportunità che altrove non avremmo trovato, in particolare visto il programma della galleria, che ha uno sguardo internazionale.
Cosa succederà alla Galleria di Latina? Il lavoro sarà in relazione con la galleria romana?
All’inizio l’idea era proprio quella di mantenere entrambi gli spazi e creare delle connessioni, ma dopo le prime settimane a Roma ci siamo resi conto di voler spostare il dialogo tra i due spazi di San Lorenzo, il project space inaugurato a ottobre a via dei Reti, e quella che sarà la sede principale in via degli Ausoni. La vicinanza dei due spazi permetterà a tutti di poter visitare entrambe le mostre camminando cinque minuti per recarsi da un luogo all’altro.
Quale sarà la programmazione espositiva della nuova galleria in Via degli Ausoni?
In via degli Ausoni la mostra di Logan T. Sibrel sarà seguita da una bipersonale di due artisti che vivono in Texas e a New York: Owen Rival e Aidan Barker-Hill. Con Owen Rival lavoriamo ormai da due anni, mentre Aidan Barker-Hill è una nuova scommessa. Ci sarà poi una collettiva estiva e a settembre si riprenderà con un solo show di Pacifico Silano, che con noi sarà anche protagonista di uno stand monografico ad Arte Fiera Bologna 2025.
Perché inaugurare il nuovo spazio con una mostra dedicata a Logan T. Sibrel?
La mostra è stata pensata assieme a Logan già un anno fa, ma la scelta di aprire con questa proposta la nuova sede romana non è casuale. La sua pittura, infatti, incarna pienamente la visione della nostra galleria: è un artista americano e lavora a livello internazionale, è giovane e la sua ricerca si concentra su tematiche attuali ma anche personali, attraverso uno stile fresco e accattivante. Speriamo che molte persone possano visitare la mostra e vedere i lavori dal vivo, in Logan crediamo moltissimo e pensiamo che la sua pittura possa essere molto apprezzata.
Maria Vittoria Pinotti
[1] Paul Valéry, Variazioni sulla libertà (1938), in Sguardi sul mondo attuale e altri saggi, a cura di F.C, Papparo, Adelphi, Milano, 1994, pp. 201-202.
Info:
Logan T. Sibrel. Mental Suburbs
06/12/2024 – 06/02/2025
Monti8
Via degli Ausoni 57, Roma
www.monti8.com
Maria Vittoria Pinotti (1986, San Benedetto del Tronto) è storica dell’arte, autrice e critica indipendente. Attualmente è coordinatrice dell’Archivio fotografico di Claudio Abate e Manager presso lo Studio di Elena Bellantoni. Dal 2016 al 2023 ha rivestito il ruolo di Gallery Manager in una galleria nel centro storico di Roma. Ha lavorato con uffici ministeriali, quali il Segretariato Generale del Ministero della Cultura e l’Archivio Centrale dello Stato. Attualmente collabora con riviste del settore culturale concentrandosi su approfondimenti tematici dedicati all’arte moderna e contemporanea.
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