Dal 9 al 31 maggio 2025, Catanzaro si trasforma in una vetrina internazionale per le arti performative contemporanee con la prima edizione di PERFORMING, il festival biennale che abbatte i confini tra generi e linguaggi espressivi. L’Accademia di Belle Arti di Catanzaro diventa epicentro di un progetto collettivo e transnazionale che unisce dodici istituzioni italiane AFAM e partner internazionali, con il sostegno del PNRR. Un mese di azioni, installazioni, incontri e performance che attraversano corpo, tecnologia e territorio, ospitando artisti di calibro mondiale come Regina José Galindo, Basel Zaraa, Daniela Ortiz e Nezaket Ekici. Ne abbiamo parlato con Simona Caramia, responsabile scientifica di PERFORMING, per l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.

Regina Jose Galindo, ph. courtesy Performing Festival 2025
Andrea Guerrer: PERFORMING nasce come progetto PNRR per l’internazionalizzazione del sistema AFAM. Come si traduce concretamente questa vocazione internazionale in un festival di arti performative?
Simona Caramia: L’internazionalizzazione a cui puntiamo è duplice: da un lato vuole garantire la conoscenza e il confronto con istituzioni straniere, come Università di Belle Arti e Istituti Italiani di Cultura, per poter arricchire il background esperienziale di artisti, studenti, professori di Accademie e Conservatori, ne sono un esempio i progetti sviluppati da Fabio Sandri in collaborazione con University of Gothenburg e da Simone Bergantini con EASDA Escuela de Arte y Superior de Diseño de Alicante in Spagna; dall’altro lato vuole portare le ricerche più sperimentali o quelle più consolidate a livello globale in Italia, in particolare a Catanzaro, come accade con il Performing Festival di maggio che accoglie artisti di chiara fama come ORLAN e Regina José Galindo.

Elena Antoniu – ph credit Cristina Gavello, courtesy Performing Festival 2025
Il festival presenta una programmazione che spazia dalle avanguardie storiche alle sperimentazioni digitali, includendo anche una sezione dedicata al Metaverso. Come si articola questo dialogo tra tradizione e innovazione tecnologica?
Nelle Istituzioni di alta formazione artistica e musicale, il dialogo tra linguaggi tradizionali – anche nelle loro derive contemporanee – e l’innovazione tecnologica è costante. Le pratiche dell’arte si mescolano e sconfinano, articolandosi in vari indirizzi formativi che cercano di garantire la conoscenza, di stimolare lo spirito critico. Ciò è possibile attraverso lo studio del passato, della storia, delle tecniche, ma anche con l’acquisizione di competenze professionalizzanti che connettono gli studenti alle istanze del presente, del mondo attuale. Il Festival rispecchia questa vocazione e offre diversi stimoli; ad esempio, la sezione dedicata al Metaverso, curata da Sonia Golemme, permette di vivere, attraverso le nuove tecnologie, esperienze immersive in mixed reality o in realtà aumentata, di interrogarsi sulle potenzialità percettive e sulle modalità della fruizione in un’era digitale.

Basel Zaraa – ph credit Cristina Gavello, courtesy Performing Festival 2025
Tra gli ospiti internazionali spiccano nomi come Regina José Galindo e Daniela Ortiz, artiste note per la forte componente politica e sociale delle loro opere. Quale ruolo gioca la dimensione critica e di riflessione sul presente in PERFORMING?
Se mi chiedo quale ruolo giochi l’arte nel presente, penso alla sua possibilità di trasformare le nostre vite, il nostro modo di stare al mondo; questo potere trasformativo si esplica alla massima potenza quando si è giovani, durante gli anni di formazione accademica. Artiste straordinarie come Galindo, la cui performance è stata curata da Simona Gavioli, o come Ortiz, il cui intervento è stato curato da Dobrila Denegri, hanno un valore straordinario perché mostrano l’importanza di affermare a livello politico e poetico le libertà personali, quelle stesse libertà che non dobbiamo mai dare per scontate e che dobbiamo difendere profondamente. Artiste straordinarie come queste, che hanno dato voce con il loro corpo, con le loro parole, con i loro gesti, a tante storie relegate altrimenti al silenzio, insegnano ad affrontare il presente da atopos, in quanto spirito libero, in modo singolare e originale, fuori da ogni luogo comune.

Daniela Ortiz – ph credit Cristina Gavello, courtesy Performing Festival 2025
Il 28 maggio è stato dedicato alla Generazione Z, con artisti emergenti come Leonardo Panizza e CultOfMagic, mentre il 30 maggio presenterà progetti di ricerca di artisti affermati come Elena Bellantoni. Come si bilancia in festival il rapporto tra nuove generazioni e ricerca consolidata?
Non so se ci sia un vero e proprio bilanciamento, forse no; ma credo che sia necessario sostenere e ascoltare le giovani generazioni. Solo l’ascolto potrà garantirci di non perdere il contatto con il mondo che verrà. L’ultima settimana di Festival vede da un lato i giovanissimi artisti del domani mettersi a nudo e alla prova, anche con performance site specific, dall’altro artisti mid-career, tuttə già docenti nelle Accademie che racconteranno i loro progetti di ricerca, i cui esiti saranno presentati nell’inverno 25/26.

Nezaket Ekici – ph credit Cristina Gavello, courtesy Performing Festival 2025
PERFORMING si definisce “più di un festival: una piattaforma di ricerca, una comunità di pratiche”. Quali sono gli obiettivi a lungo termine di questo progetto biennale e come immagina la sua evoluzione futura?
La speranza è quella di rendere il Festival sostenibile e replicabile, a prescindere dall’eccezionalità dei finanziamenti PNRR, a partire da una struttura progettuale che benefici della presenza di artisti storicizzati, che sostenga la ricerca dei giovani artisti e che permetta la sperimentazione di interventi più strutturati. Nel medio tempo, l’obiettivo sarà quello di unire formazione accademica e pratiche artistiche, per ricucire quello scollamento di sistema che tutt’ora persiste, per quanto siamo stati fatti tanti passi in avanti. E ovviamente vogliamo contribuire a costruire la consapevolezza dell’arte contemporanea nel pubblico, anche in quello meno avvezzo, grazie all’incontro diretto, nel tessuto urbano, con artisti, teorici e operatori provenienti da geografie e generazioni differenti.
Info:

Attore e performer, ama le arti visive in tutte le loro manifestazioni.
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