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Quando la materia prende parola: le due nuove most...

Quando la materia prende parola: le due nuove mostre alla Fondazione Bonollo di Thiene

“Agency” è la capacità di intervenire sulla realtà esercitando un effetto specifico. Questa è una definizione chiara a filosofi, sociologi e storici dell’arte. Ciò che è meno chiaro, però, è a chi o cosa vada riferito questo “potere causale”. Che un essere umano abbia la capacità di causare un certo evento o di agire non è discutibile, ma la nostra certezza cade in una crisi radicale quando il soggetto a cui è attribuita agency non è umano ma banale, piatta, passiva materia.

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

La mostra Vibrant matter della Fondazione Bonollo di Thiene (VI) riaccende la critica verso i tre aggettivi “banale, piatta, passiva” in apparenza nitidi e indubitabili. A partire dall’omonimo libro della filosofa Jane Bennett, la curatrice Chiara Nuzzi organizza le opere di otto artisti e artiste in un dialogo che ruota attorno alla loro agency materiale e alla questione ecologica che queste sollevano. Tutt’altro che banale è Clessidra (C) di Giorgio Andreotta Calò in cui, a metà tra objet trouvé – una bricola erosa dalle acque veneziane – e una scultura complessa e intelligente, le due parti speculari dell’opera si fondono nel bronzo. Qui la materia ci fa effetto, perché costringe la nostra mente a farsi suggestionare dalla tradizione lagunare di cui essa è traccia, di cui è voce e richiamo attivo. Quel tronco, che ibrida la sua natura lignea con l’artificio bronzeo dell’artista, ci fa sentire la ferita che la marea ha provocato sulla sua superficie, ci fa vedere la gondola che una volta vi era legata, ci fa immaginare la fragilità a cui ogni ente di questo mondo è soggetto.

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

Tutt’altro che piatta è Markers of Buried Gold di Bronwyn Katz, in cui una materia di scarto come una rete da letto dismessa si attiva nel generare un nuovo orizzonte di significato. Quel metallo intrecciato solletica fastidiosamente il nostro senso estetico e al tempo stesso lo ridireziona verso un senso nuovo, che coniuga la maestria dell’artista nel saper lavorare qualcosa di così inusuale e svalutato e l’inattesa armonia geometrica ispirata alla mappa di Johannesburg – città natale di Katz. Quell’inutile ferro arrugginito, pur non venendo stravolto nel suo aspetto, si rivela complesso e significante. Infine, arricchiscono l’interrogazione sull’agency della materia non umana opere come Excercise for a proper gait di Giulia Cenci, in cui parti meccaniche, elementi urbani e materie prime come argilla e polvere si fondono in un essere non categorizzabile. Questa figura rigida e distorta ci disturba per la sua apparente capacità di muoversi e attaccarci da un momento all’altro. Ci inquieta il suo essere quasi umano seppur non perfettamente realistico, una condizione che il roboticista Masahiro Mori avrebbe descritto come il punto limite della “valle del perturbante”.

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

“Vibrant matter”: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

«La materia non è neutra, ma un attore nel sistema di significati e influenze» scriveva l’antropologo dell’arte Alfred Gell già nel 1998. In quanto attore della nostra rete di relazioni, noi umani interagiamo con quella materia principalmente in due modi: o subendone l’effetto, come nel caso di Vibrant matter, o volendola governare. Esempio perfetto di quest’ultima tendenza è la seconda mostra presentata da Fondazione Bonollo, la personale di Paloma Proudfoot a cura di Elisa Carollo. L’artista intesse un dialogo – parafrasando il titolo della mostra Speech weavers – con la ceramica, trattandola come un organismo reattivo che la scultrice doma con maestria. La giovane britannica lavora l’argilla a tutto tondo e in bassorilievi, trasformando in eleganti immagini gli interrogativi che il pensiero femminista e la psicoanalisi hanno rivolto al corpo e all’identità. I corpi frammentati di Proudfoot, fatti da mani che sporgono dai muri e occhi che quasi bidimensionalmente vi rimangono attaccati, parlano di un’identità fluida e scomponibile.

Paloma Proudfoot, “Speech weavers”, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

Paloma Proudfoot, “Speech weavers”, installation view, courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo. Photo credit: Giovanni Canova

Vulnerabilità e frammentarietà, in questa prospettiva, sono gli elementi irriducibili della soggettività – contenuto delle opere in mostra – ma sono anche gli elementi che definiscono, per antonomasia, il materiale della ceramica. C’è allora un’innegabile continuità tra il corpo-soggetto come significato delle opere e il corpo ceramico come loro materia costituente. In questa continuità si dà la raffinatezza delle sculture di Speech weavers, i cui caratteri di fluidità e materialità – l’effetto che la materia ci fa – comunicano alla perfezione con le installazioni di Vibrant matter.

Info:

Vibrant matter a cura di Chiara Nuzzi
Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani
7/06/2025 – 7/11/2025

Paloma Proudfoot. Speech weavers a cura di Elisa Carollo
7/06/2025 – 30/08/2025

Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea
Via dell’Eva 1, Thiene, Vicenza
www.fondazionebonollo.com


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