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Revolution. Quei 1826 giorni che sconvolsero il mondo (ma poi tutto tornò uguale)

Oggi siamo andati a vedere per Juliet la mostra REVOLUTION, Musica e ribelli 1966-1970 dai Beatles a Woodstock (sino al 4 Aprile 2018 alla Fabbrica del Vapore di Milano). Un’esposizione coinvolgente, promossa e coprodotta da Comune di Milano-Cultura, Fabbrica del Vapore e Avatar – Gruppo MondoMostreSkira in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra.

Curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Victoria and Albert Museum insieme a Fran Tomasi, maggior promoter italiano che per primo portò in Italia i Pink Floyd, Clara Tosi Pamphili, giornalista e storica della moda e Alberto Tonti, noto critico musicale. Un allestimento dal grande budget che sconvolge e ridisegna i volumi degli spazi assegnati della Fabbrica, giocando con pannellature che non solo isolano le differenti sezioni tematiche, ma che ricreano dei veri e propri ambienti, come in un teatro, in cui il fruitore si muove con indosso delle cuffie che trasmettono brani musicali dell’epoca per rendere ancora di più la visita un percorso esperienziale (senza LSD però).

Sei le sezioni e completa la mostra la proiezione dell’intero concerto di Woodstock, a cui si può assistere seduti su dei pouf a prova di old Hippy. Una sala introduce brevemente la situazione socio-politica negli anni considerati dalla mostra attraverso video, titoli di riviste alle pareti e materiale originale. Le cuffie ricevute all’entrata che trasmettono  – con un suono di alta qualità – i migliori brani dell’epoca; si accede poi alla prima sezione, Swinging London. Da una bacheca, una originale edizione del Times datata 1966 ribattezza Londra “The Swinging City”. L’allestimento ricrea una via cittadina con tanto di cielo azzurro su cui si affacciano invitanti “shop”: un bazar di vestiti riporta alla moda ed alla figura di Twiggy, con la celebre minigonna, un negozio di vinili con tutte le copertine dell’epoca più significative. Una galleria fotografica espone la locandina di “Blow Up” e uno spazio sperimentale d’arte, simbolo della forte connessione interculturale della rivoluzione sociale ed artistica della Londra di fine anni ’60.

Musica e contro-cultura racconta l’esperienza di una generazione che tra il 1966 ed il 1970 ha potuto sperimentare e sperimentarsi, complici le droghe e le culture orientali, nella più totale libertà espressiva raggiungendo picchi di creatività che – a mio parere – poche volte negli anni successivi sono stati replicati. Questa sezione, ricca di memorabilia, è principalmente un viaggio nel mondo dei Beatles che, con l’uscita dell’album Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band nel Giugno ’67, raggiungono un successo colossale. Ci sono anche nelle bacheche e alle pareti testi e illustrazioni di giornali di propaganda hippie o di danze mantra-rock, poster di Frank Zappa, locandine di concerti di Jimi Hendrix, sculture maschere, fumetti, modellini di Harley Davidson, sulla strada Zen dell’Arte della manutenzione della motocicletta. Un tuffo nel collezionismo.

La terza sezione Power to all people – Voci del dissenso analizza con abbondanza di materiale originale. Come cita il comunicato: “In questa sezione di mostra si potrà capire quali sono state e come si sono espresse le azioni degli attivisti che hanno portato a diritti oggi consolidati e alla realizzazione di quegli ideali. Esposti dunque oggetti legati al mood politico: poster che inneggiano alla solidarietà con soldati di colore, contro l’oppressione, contro la guerra, per la libertà delle donne, per un mondo più sano ed ecologico, contro il conflitto in Vietnam, per la sessualità libera di gay e lesbiche; poster di Lenin, Marx, Stalin, Mao; disegni come il celeberrimo War is over di John Lennon e Yoko Ono” … Nonché i celebri manifesti delle Black Panters.

La sessione successiva, Costumi e Consumi rilegge tutto questo vento di rivoluzione sotto la lente della società del benessere nel pieno del suo sviluppo e sottolinea in modo discreto la vicinanza di un certo protagonismo e desiderio di cambiamento sociale a quello nascente dei prodotti di largo consumo e dei viaggi di massa. L’Esposizione Universale del 1967 a Montréal e alla World Expo a Osaka nel 1970, l’arrivo della TV. Chiude questa sezione una parte di esposizione di pezzi d’oggetti innovativi d’arredamento come la Globe Chair di Eero Aarnio, la Djinn Chair di Olivier Mourgue o la Chair di Gaetano Pesce e giocattoli spaziali ispirati dalla scoperta della Luna.

C’è anche una piccola ma interessante sezione italiana che contiene ha vari innesti di oggetti relativi alla musica, alla moda e al design.

The summer of love – Comuni e West Coast è la sezione che in questa mostra manca un po’ di spessore, nel complesso bella e piacevolmente fruibile per tutti, appassionati e non, giovani e protagonisti di quegli anni. Sarà che il materiale proviene dal Victoria & Albert Museum di Londra (dove è stata allestita dal 10 settembre 2017 al 26 febbraio 2017) è naturale quindi una raccolta di materiale principalmente  anglo-centrica, ma a parte qualche poster psichedelico di artisti celebri e un piccolo focus sull’esperienza delle comuni, ci si concentra principalmente sull’innovazione tecnologica che questa parte del mondo ha saputo sviluppare in ambito informatico mostrando alcuni dei primi mouse e calcolatori elettronici, oltre che trattati e libri sull’utilizzo ecologico del pianeta e un rarissimo computer Apple 1. Davvero per tutti i gusti!

Prima della proiezione finale la mostra si chiude con Woodstook e la cultura dei festival. Folle enormi di persone, hippie e non solo, si davano appuntamento in quelli che sono passati alla storia come i primi festival, da Monterey e Glastonbury, all’Isle of Wight e il Newport Jazz festival fino ovviamente a Woodstock. Interessante ritrovare di quest’ultimo Festival le fotografie, i programmi, la scaletta originale delle apparizioni sul palco con appunti e note, e strumenti musicali tra cui la celebre chitarra di Jimi Hendrix distrutta durante il Monterey pop festival.

Il costo altissimo esclude dalla fruizione i giovani e le categorie sociali solitamente non avvezze alla frequentazione delle mostre d’arte tradizionali (il Comune di Milano dovrebbe ragionare sul prezzo d’ingresso quando si fa promotore o partner di un evento!) che invece da questa mostra esperienziale avrebbero potuto –  grazie anche ai molti documenti e memorabilia originali – soddisfare qualche curiosità, avere una sana dose di controcultura e tanto godimento personale!

Alessia Locatelli

Info:

Revolution: Musica e ribelli 1966-1970 Dai Beatles a Woodstock
a cura di Victoria Broackes e Geoffrey Marsh
Milano Fabbrica Del Vapore
Via Cesare Procaccini, 4 – 20154 Milano
dal 2 dicembre al 4 aprile 2018
Orari:     Lunedì 15.00 – 20.00
Giovedì 10.00 – 22.00
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 – 20.00
Aperture straordinarie 7 dicembre, 8 dicembre, 26 dicembre orari 10.00 – 20.00
24 dicembre e 31 dicembre orari 10.00 – 14.30
25 dicembre  e 1 gennaio orari 15.00 – 20.00
2 gennaio, 1 aprile orari 10.00- 20.00
Biglietti Intero: € 16
Info ulteriori sul sito: http://www.mostrarevolution.it/

‘Harlem Peace March (New York City, 1967)’, 1967 Builder Levy © Victoria and Albert Museum

Poster di The Crazy World of Arthur Brown at UFO, 16 and 23 Giugno 1967, Hapshash and the Coloured Coat (Michael English & Nigel Waymouth) © Victoria and Albert Museum, London

Fotografia della sezione ‘Consumerism’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

Fotografia della sezione ‘Swinging London’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

Fotografia della sezione ‘Swinging London’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

Poster di Jimi Hendrix, 1967, ideato da Larry Smart © Victoria and Albert Museum, London


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