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Scolpire il luogo, abitare il tempo: in conversazi...

Scolpire il luogo, abitare il tempo: in conversazione con Leo Vroegindeweij

Nel vasto orizzonte dell’arte contemporanea, la figura di Leo Vroegindeweij si impone per una coerenza di ricerca che, pur evolvendo, non cessa di sondare i limiti della percezione e la natura dello spazio. Infatti, l’artista olandese, noto per la sua rigorosa indagine della materia e della forma scultorea, ha nel tempo ampliato il suo vocabolario artistico con interventi in situ di carattere temporaneo, privilegiando contesti che trascendono le tradizionali cornici espositive. Questa fase culmina nell’attuale e suggestivo progetto Dep Art Out, allestito a Ceglie Messapica (BR), nel cuore della Puglia salentina. Qui, all’interno di un trullo – antica architettura vernacolare intrisa di storia e memoria, simbolo di un profondo radicamento territoriale – l’opera di Vroegindeweij si dispiega in un dialogo inedito e complesso. Non si tratta di un mero allestimento, ma di una meticolosa interazione con il genius loci, dove la stratificazione temporale del luogo incontra la visione contemporanea. Per cogliere la piena portata delle implicazioni concettuali di questa ricerca condotta dall’artista, ecco che si propone il presente dialogo, inteso anche ad esplorare questioni universali quali la natura della percezione, la realtà e il significato del “caso”, i quali si manifestano in questa peculiare interazione spaziale.

Leo Vroegindeweij in Ceglie Messapica, photo by Fabio Mantegna, Milano, courtesy Dep Art Out, Ceglie Messapica

Leo Vroegindeweij in Ceglie Messapica, photo by Fabio Mantegna, Milano, courtesy Dep Art Out, Ceglie Messapica

Antonella Buttazzo: La sua ricerca ha mostrato una notevole evoluzione, passando da una pratica incentrata sulla rigorosa indagine della materia e della forma scultorea, a interventi sempre più orientati verso progetti in situ dal carattere intrinsecamente temporaneo. Come interpreta questo percorso all’interno della sua carriera artistica? Lo considera una rottura radicale con le fasi precedenti o piuttosto una naturale progressione che le ha permesso di esplorare nuove dimensioni dello spazio e della materialità, in particolare in contesti non istituzionali come il trullo?
Leo Vroegindeweij: L’approccio concettuale non è mutato nella sostanza. Si tratta di accostare gli elementi e la loro natura intrinseca all’interno di un’opera, generando un incontro tra di essi e con l’osservatore. È proprio questa l’essenza della scultura. È pur vero, tuttavia, che l’introduzione di progetti effimeri rappresenta una naturale evoluzione che mi consente di impiegare elementi disponibili solo temporaneamente come parte integrante dell’installazione, come il tempo mutato dall’età secolare del trullo. L’aspetto effimero, inoltre, conferisce maggiore urgenza all’esperienza completa dell’opera, poiché non è possibile tornarvi in un secondo momento.

Leo Vroegindeweij, “Untitled”, 2024, digital print on aluminium, 40 x 30cm, edition of 2; “Untitled” 2025, rvs, limestone, 99 x 141 x 127cm, photo by Fabio Mantegna, Milano, courtesy Dep Art Out, Ceglie Messapica

Leo Vroegindeweij, “Untitled”, 2024, digital print on aluminium, 40 x 30cm, edition of 2; “Untitled” 2025, rvs, limestone, 99 x 141 x 127cm, photo by Fabio Mantegna, Milano, courtesy Dep Art Out, Ceglie Messapica

Il trullo di Dep Art Out non è un semplice spazio espositivo, ma un sito intriso di storia e riconosciuto come patrimonio UNESCO. La sua installazione è descritta come un dialogo con le formazioni geologiche e i sedimenti, che si connette al contesto reale e mitico di questa struttura. Potrebbe illustrare in che modo la storia e la peculiare materialità del trullo hanno informato il suo processo creativo per questo intervento? Quale tipo di risonanza desidera creare tra la sua opera e questo antico spazio architettonico?
Per rispondere a questa domanda, sento il bisogno di soffermarmi sulla semplice realtà dell’installazione. Abbiamo la pietra calcarea, materiale costruttivo sia per il trullo sia per l’opera: la prima, raccolta un tempo per il trullo nelle sue immediate vicinanze, e l’altra, introdotta a supporto delle sfere, prelevata nei dintorni del mio studio. Entrambi i siti condividono i sedimenti di vita marina preistorica che qui si connettono. Nel trullo, ciò diviene una sorta di visita di famiglia dall’estero. Per me è anche un modo per comprendere il trullo come una struttura fatta di un materiale a me familiare: ho già lavorato con la pietra calcarea in passato e lo faccio perché è a portata di mano e densa di storia. Le quattro sfere, impilate in una configurazione tetraedrica, fondamentale quanto la struttura a cupola del trullo, introducono nello spazio una forma che non esprime altro significato se non la propria struttura. Anche questo è come una visita di famiglia, che ne sottolinea la relazione. I due fogli di alluminio stampati posti nelle alcove mostrano la base delle corna di un cervo, come la si vedrebbe dall’interno del suo cranio. Così, il trullo senza finestre si trasforma in un cranio, e ci si ritrova a far parte dell’installazione all’interno, guardando fuori attraverso le corna. È un po’ come essere con un disegno all’interno della sua cornice: un’esperienza più intima, più vicina ai suoi aspetti materiali. Discutendo l’installazione, è stato anche suggerito che la perdita e la ricrescita delle corna richiamano la natura di questa particolare architettura, che nel XVI secolo fu smantellata e riassemblata più volte. È un’idea affascinante… La superficie levigata delle sfere riflette tutti questi aspetti; tuttavia, essi diventano visibili solo nel momento in cui un visitatore entra nel trullo, includendo l’immagine del visitatore stesso. Questo riconduce l’installazione al momento effimero, a un ambiente senza tempo, ma urgente e narcisistico, proprio come i nostri tempi. La complessità della riflessione deformata ci riduce a una figura multi-specchiata in un mondo interiore distorto.

Leo Vroegindeweij, installation for Amsterdam Sculpture Biennale ARTZUID, curated by Rudi Fuchs (former director of Stedelijk Museum), 2017, courtesy of TMH, Amsterdam

Leo Vroegindeweij, installation for Amsterdam Sculpture Biennale ARTZUID, curated by Rudi Fuchs (former director of Stedelijk Museum), 2017, courtesy of TMH, Amsterdam

Nonostante la leggerezza e la delicatezza che caratterizzano i suoi interventi più recenti, le sue opere continuano ad affrontare temi complessi e di vasta portata, come la natura della percezione, la realtà e l’illusione. Ha inoltre menzionato esplicitamente gli “incontri casuali” come una nozione fondamentale nella sua pratica. Nel contesto specifico di Dep Art Out, come queste idee concettuali – e in particolare il ruolo del caso o delle interazioni inaspettate – prendono forma e si manifestano per lo spettatore all’interno dell’ambiente unico del trullo?
In quanto scultore, sono affascinato dal comportamento della scultura, basato sui suoi elementi costitutivi. Materiali e forme introducono aspetti derivanti dal loro contesto originario. Quando sono combinati in un’opera, essi si relazionano anche tra loro, e questo accade nel contesto dell’ambiente spaziale e temporale, nonché delle condizioni dell’osservatore. Esperire l’installazione è quindi condizionato da un reticolo di interazioni dinamiche. Il mio ruolo consiste nel fornire solo una parte degli elementi di questa rete, combinandoli nell’installazione. Le eventuali argomentazioni che potrei addurre costituiranno solamente uno strato nell’esperienza complessiva. L’origine degli elementi da mondi diversi e le loro molteplici possibili associazioni sono altrettanto importanti. Questa strategia per la concezione del mio lavoro conferisce un nuovo contesto agli elementi combinati, rendendoli parte integrante della rete di condizioni. In quanto osservatori, ci rapportiamo a questa rete nel definire l’esperienza dell’installazione. Dipendiamo dal tempo, dallo spazio, dal contesto e dal nostro vissuto personale quando entriamo nel trullo. Possiamo reagire alle informazioni che l’opera ci propone. All’interno di questo reticolo di condizioni per l’esperienza, la validità dei diversi strati di significato possibile può essere esplorata come un processo continuo. La mia arte non comunica un significato precostituito, ma si comporta. L’esperienza di questo comportamento risiede nell’incontro tra l’osservatore e l’installazione, un dialogo in cui entrambi, pur nella loro disuguaglianza, possiedono pari valore.

Info:

Leo Vroegindeweij presented at Dep Art Out, Puglia, Italy
The Merchant House, Amsterdam x Dep Art, Milan
Sat 14 June, 18:00-21:00 or by appointment: June 14-15
www.depart.it


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